Libri di G. Corsinovi
Il silenzio della luna. L'altro Leopardi, tra scienza, filosofia e trascendenza
Libro: Copertina morbida
editore: Le Mani-Microart'S
anno edizione: 2015
pagine: 239
Grande poeta, il più moderno tra i classici, Giacomo Leopardi è anche uno straordinario pensatore. Sconfessando l'immagine vulgata ma ormai superata di un Leopardi chiuso nel cerchio di un pessimismo da adolescente frustrato, nemico della scienza c della filosofia, i saggi del presente volume indagano il mondo leopardiano con una prospettiva libera da pregiudizi e da formule precostituite. Affrontando da angolazioni e con strumenti diversi, secondo la specifica competenza degli autori, l'universo di Leopardi, e, in particolare, esplorando gli appunti-riflessioni dello Zibaldone si spalancano spazi meditativi densi di osservazioni, intuizioni, ipotesi folgoranti, precorritrici della modernità. Scienza, psicologia, filosofia, scandagliati dalla mente geniale del poeta, offrono dunque prospettive inedite e ci consegnano nuclei di pensiero che anticipano suggestivamente molte delle linee dell'epistemologia contemporanea: per esempio il principio di falsificabilità della scienza, la consapevolezza delle costruzioni scientifiche come modelli interpretativi e della relatività di ogni verità, il concetto di materia pensante, la definizione di Dio (nel caso esista) come necessità di infinite possibilità (Corsinovi). Per questo, Leopardi, può essere considerato un precursore della scienza contemporanea (Drago); e, se nella sua analisi della realtà si affida al sistema logico-sperimentale galileiano, non la chiude però dentro la formula di un metodo scientifico esclusivo.
La rosa di zolfo
Antonio Aniante
Libro: Copertina morbida
editore: Le Mani-Microart'S
anno edizione: 2012
pagine: 110
Di tutta l'opera teatrale di Antonio Aniante (1900-83), geniale e anomalo scrittore catanese, la commedia fantastica "La rosa di zolfo" è sicuramente quella di maggior successo. Rappresentata l'8 luglio 1958, dal Teatro Stabile di Trieste al Festival della prosa della Biennale di Venezia, per la regia di Franco Enriquez, con interpreti di alto profilo, tra cui uno straordinario Domenico Modugno e una prestigiosa Paola Borboni, "La rosa di zolfo" promuove il riaffacciarsi di Aniante sulle scene italiane dopo circa un trentennio di silenzio. La ristampa del testo, pubblicato sulla rivista "Il Dramma" nel 1958, vuole riproporre al pubblico di oggi un autore di qualità, in gran parte ancora da riscoprire, e una commedia originale, che possiede l'incantata esemplarità della favola. Ambientata nell'entroterra siciliano di molti anni fa, riarso dalle zolfare e dall'atavica mancanza d'acqua, la vicenda si snoda attraverso il triplice sogno-delirio della protagonista Rosalia. Creatura bellissima, dalle fattezze arabe, languida e sensuale, ama e sposa lo zolfataro Colao ma, segretamente, aspira a un destino diverso, da contessina. Su questa duplicità psicologica si sviluppa l'intreccio drammatico, i cui motori principali sono la sete, l'amore, la gelosia, le passioni violente. Non priva di momenti comico-grotteschi, caratteristici del primo teatro aniantesco, la commedia affronta però anche una tematica sociale insolita per lo scrittore: la dura condizione degli zolfatari.
I semidei della mafia locale
Antonio Aniante
Libro: Copertina morbida
editore: Le Mani-Microart'S
anno edizione: 2010
pagine: 134
Antonio Aniante (1900-83), geniale e prolifico scrittore catanese, è figlio esemplare di quella Sicilia che ha dato all'Italia la grande letteratura del Novecento. Approdato da outsider al teatro, proprio ai testi drammatici Aniante consegna la sostanza più trasgressiva e innovativa della sua poliforme attività (vastissima è la sua produzione di poesia, narrativa, memorialistica, saggistica, in lingua italiana e francese, essendo l'autore perfettamente bilingue). Insieme alle commedie più note di Aniante, Gelsomino d'Arabia (1926) e La Rosa di Zolfo (1958) (interpretata da Domenico Modugno e Paola Borboni), I semidei della mafia locale (1927-30) sono l'exemplum divertente e brillante di un teatro d'avanguardia giocato sul filo del rocambolesco e del surreale. Muovendosi agilmente tra Futurismo, Espressionismo, Dadaismo, Surrealismo, assimilati soprattutto a Parigi e a Roma, questo "nomade "della cultura, li declina però originalmente, con tematiche e strutture fortemente connotate da una specifica cifra siculo-mediterranea. Al fascino della sua fantasia vulcanica, non si sottrasse nemmeno Anton Giulio Bragaglia (come testimonia la Prefazione polemica), regista del Teatro degli Indipendenti di Roma, che lo scelse anzi come uno dei "suoi" autori prediletti. Egli colse, dei lavori anianteschi, la duttile disponibilità ad essere utilizzati per un nuovo teatro teatrale che, svincolato dalla rigida sudditanza al testo, si realizza attraverso la dimensione policentrica dello spettacolo.