Libri di Federico Fauci

Non è difficile leggere una poesia. Farsi penetrare dalle emozioni che contiene. Più facile di leggere un lungo romanzo che spesso o a tratti, annoia. Molto più facile di un complicato saggio o testo filosofico. Meno noioso di un trattato storico, anche se interessante. Per questo ho sempre preferito i libri brevi, come “Il piccolo principe” o “Le novelle” di Pirandello, “Il Profeta” di Gibran, a certi tomi da centinaia di pagine che raccontano un’unica, seppur bellissima storia. “La Divina Commedia” è un capitolo a parte, perché è poesia suprema e suddivisa in brevi canti e la stessa Bibbia, è il libro più stampato dal 1470 a oggi e il più acquistato. I libri sono sempre d’affrontare in modo molto soggettivo e devono rispondere alle nostre necessità in un preciso tempo della nostra vita. Le pagine che ci annoiano le dobbiamo saltare subito, eliminare. Le raccolte di poesie regalano emozioni e significato profondo nel giro di pochi secondi, e ti lasciano tornare al tuo giorno, liberamente, senza il senso di incompiutezza che spesso sentiamo quando introduciamo un segnalibro e lasciamo un racconto a metà. Per leggere una poesia occorrono cuore aperto e pochi attimi di concentrazione

Questi componimenti poetici trasudano con forza sentimenti ed emozioni, un modo diverso di vedere l’infinito, gli uomini, la vita. Un fitto e intenso dialogo del poeta con la sua anima. Squarci di emozioni che la quotidianità gli fa provare, ricordi del tempo che inesorabilmente passa, pensieri del poeta che vagano in infinite direzioni. Una poesia che esprime il bisogno dell’autore di raccontarsi e di lasciarsi completamente coinvolgere dai suoi versi. Il poeta lascia parlare il proprio Io interiore, svelando così le sue parti più nascoste. Una poetica quella dell’autore ricca di sentimento che pervade tutte le tematiche affrontate all’interno della raccolta. L’autore sa ben evidenziare le relazioni con il sé poetico aperto ad un ascolto e a un dialogo vero con il mondo fatto di persone e di scenari ai quali si può dare o togliere valore.

Consigliato ad un pubblico 14+. Questo saggio è scritto nel modo più semplice e comprensibile perché vuole essere accessibile a chiunque. Risponde alla millenaria domanda rimasta sempre senza risposta: “Se esiste, come affermano i credenti, un Dio buono, giusto e onnipotente, perché permette al male di agire liberamente nel mondo e uccidere o far soffrire gli uomini più giusti e indifesi e i bambini?” La risposta giunse all’autore nel tempo di un battito di ciglia, dopo il quale si rese conto di possedere quella articolata ma non difficile risposta. In questo breve ma densissimo saggio è affrontato il problema del male nel nostro mondo, della sua essenza assassina e diabolica, dispensatrice di morte e dolore. Conoscendolo meglio, comprenderemo quanto sia facile distruggerlo, renderlo inoffensivo, perché l’uomo possiede in sé la forza e l’aiuto necessario per poterlo annientare e tenerlo distante.

Si scrive perché ci sentiamo soli, inascoltati e incompresi. Si scrive perché il mondo non ci ha accettato per come profondamente siamo e ci ha costretti ai margini. Si scrive per non morire, perché quando dentro di te gridano le ragioni del cuore e della fede, e vogliono trovare una via d’uscita, persino dai pori della pelle, se potessero, rischieresti la vita, l’infarto o la follia, se non trovassi il modo di farle esprimere all’esterno di te. Quindi, si scrive per mera esigenza morale e fisica, che non si può sopprimere o ignorare. Questo è il primo passo che qualunque scrittore compie.