Libri di Giampietro Guiotto
Matteo Farina. Nero su bianco
Matteo Farina, Giampietro Guiotto
Libro: Libro in brossura
editore: Vanillaedizioni
anno edizione: 2014
pagine: 64
"L'arte di Matteo Farina non nasce da immagini di vita conosciuta, ma dalla sua attrazione verso figure, all'origine anonime. I suoi ritratti, infatti, prelevati dal web o da pagine di giornali, appartengono a persone sconosciute all'artista, ma la sua indagine introspettiva, trasferita in un disegno di impianto mimetico, li eleva all'antica nobiltà dell'arte del ritratto. Nessun modello, dunque, personaggio nobile da celebrare, bensì vari soggetti, in gran parte vecchi canuti, fuori dal tempo, in un non-luogo che li accoglie, e molte mani, anch'esse sospese in un'astratta atmosfera. Il desiderio dell'artista sembra, in prima istanza, voler comunicare con qualcuno, con il quale gli è impedito di parlare, con anonime e ipotetiche persone incontrate casualmente, o con coloro che non incontrerà mai. Improvvisamente, da quegli occhi sconosciuti, lungamente scrutati dall'artista, a volte persi nel vuoto, altre volte puntati all'artista-indagatore, il disegno scorge e riattiva il flusso della vita, quella eterna ninfa vitale che trasforma l'occhio in finestra dell'anima spalancata verso la luce del mondo, ma anche finestra chiusa, che trattiene l'oscura intimità, proteggendo..."
+corpidegliospedaliriuniti
Virgilio Fidanza, Giampietro Guiotto
Libro: Copertina morbida
editore: Lubrina Bramani Editore
anno edizione: 1996
pagine: 144
La chiusura di un ospedale - qui gli Ospedali Riuniti di Bergamo - e l'abbandono del luogo, destinato a una nuova funzione di uso, è un fatto eccezionale, che pone inevitabilmente un problema di rappresentazione del suo atto finale, prima che si affacci a nuova vita. La rappresentazione fotografica e testuale che qui si propone non vuole essere un gesto conservativo. Potrebbe infatti sembrare che la fotografia, con la sua illusoria capacità di trattenere il tempo e di attestare ciò che è stato, debba necessariamente documentare quel che resta di un luogo, continuando ad alimentare il feticismo dell'objet trouvé, del mercatino delle cose vecchie. Questo progetto prova, invece, a fare emergere attraverso la sua modalità di rappresentazione le vicende umane e intime che si sono svolte in questo luogo. Un cambio di prospettiva rispetto a una visione che, anziché concentrarsi sul valore semantico e simbolico della rappresentazione, si interroga in modo inconcludente sulla natura del mezzo. Qui il tentativo è altro e mira a costruire un oggetto di senso, determinato dall'impronta della forma che rimanda al vissuto come atto del presente.