Libri di L. Vertova
Vedere e sapere
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 112
Attraverso un fulmineo, mirabile volo nella storia dell'arte di ogni tempo e paese, dalle pitture rupestri agli impressionisti, Bernard Berenson (1865-1959) qui analizza il rapporto tra visione e conoscenza, tra «vedere» e «sapere». Intransigente difensore dei canoni classici in arte, strenuo avversario dell'arte astratta - da lui interpretata come un aspetto della decadenza del nostro tempo, come la negazione nichilista della visione e della ragione, come «il deliberato proposito di distruggere l'accumulato tesoro di tradizioni, di infinite passioni, di somme abilità duramente conquistate dall'uomo nel corso dei secoli» - Berenson, nella sua estrema vecchiezza (scrisse Vedere e sapere nel 1954, pochi anni prima della morte), lancia un messaggio di fede e di speranza sui destini dell'arte e dell'uomo: «Profetizzo una nuova sintesi tra "vedere" e "sapere", che porterà l'artista, e con lui l'umanità tutta, a nuove visioni, a nuove creazioni». Un imponente apparato iconografico accompagna e asseconda questo straordinario viaggio nella storia dell'arte.
Piero della Francesca, o dell'arte non eloquente
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2014
pagine: 92
"Dopo sessant'anni d'intima dimestichezza con opere d'arte d'ogni specie, d'ogni clima e d'ogni tempo, sono tentato di concludere che a lungo andare le creazioni più soddisfacenti sono quelle che, come in Piero e in Cézanne, rimangono ineloquenti, mute, senza urgenza di comunicare alcunché, senza preoccupazione di stimolarci col loro gesto e il loro aspetto. Se qualcosa esprimono, è carattere, essenza, piuttosto che sentimenti o intenzioni di un dato momento. Ci manifestano energia in potenza piuttosto che attività. La loro semplice esistenza ci appaga. [...] Oso dunque affermare che nei suoi momenti quasi universalmente reputati supremi, l'arte è sempre stata ineloquente come in Piero della Francesca, sempre, come in lui, muta e gloriosa".
Piero della Francesca, o dell'arte non eloquente
Bernard Berenson
Libro: Copertina rigida
editore: La nave di Teseo
anno edizione: 2019
pagine: 71
Piero della Francesca di Bernard Berenson è un'opera irriverente e rivoluzionaria, un testo cardinale della critica d'arte novecentesca. Berenson insegue la bellezza nascosta e silenziosa a partire dall'arte classica, attraverso le luminose prove medievali, fino alle soglie della modernità di Cézanne, Degas e van Gogh. Perché l'arte è senza tempo, come eterno e sempre nuovo è lo stupore che suscita in noi. Introduzione di Vittorio Sgarbi.
L'arco di Costantino o della decadenza della forma
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2021
pagine: 136
«La condizione ideale, per chi voglia condurre una indagine sulla decadenza e la rinascita delle arti figurative, sarebbe di studiarle in un ambiente storico-geografico nel quale l'evoluzione si sia prodotta simultaneamente in ogni parte. Questa situazione ideale poté forse verificarsi in età remote - così remote che né caratteristiche locali né tanto meno genialità individuali potevano avere un peso. Ma anche lo studio delle arti preistoriche - aurignaciane, maddaleniane, solutreane, e quanti altri nomi si danno alle fasi aurorali dell'umana civiltà - ci è precluso. Malgrado dunque il desiderio d'investigare il problema della decadenza e rinascita delle arti in astratto, prescindendo da contingenze storiche, dobbiamo rassegnarci a studiarlo in concreto, in un periodo abbastanza vicino a noi, perché la storia ci sia più generosa in quantità e qualità di materiale superstite. E un tale periodo lo possiamo trovare nei dodici secoli circa di arte eurasiatica che vanno da Costantino il Grande a Carlo V. Le nostre ricerche si appunteranno perciò su questo lasso di tempo. Volta a volta, cominceremo con l'esaminare gli elementi decorativi dell'opera d'arte, e durante tale esame ignoreremo la storia - materiale, spirituale, politica e sociale - del suo tempo. La nostra attenzione non si fermerà, se non fuggevolmente, su questioni tecniche e su interpretazioni etiche o metafisiche. Ci dedicheremo interamente ad appurare la successione dei mutamenti che ebbero luogo nella produzione artistica dei dodici secoli sopra indicati. Quando tale successione sembri promettente, faremo qualche incursione in regioni o epoche diverse, per controllare se anche là si verifica la medesima evoluzione. In caso affermativo, potremo lasciarci tentare a concludere che certe sequenze tendono a ripetersi secondo un medesimo ordine in qualsiasi luogo».
Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2021
pagine: 176
«Questa volta mi occuperò del Caravaggio. Finora, sia me ne mancasse l'agio, sia la mia curiosità non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col Caravaggio. Accade, nella vita, di sentir parlare di questa o quella persona che gli amici reputano affascinante, e tuttavia essa non viene a far parte della nostra intima cerchia anche dopo ripetuti incontri. Poi, un caso fortunato dissipa il velo opaco che ci tratteneva dall'approfondire quei rapporti saltuari, e viene il gusto e la voglia di contatti più stretti e di una conoscenza completa. Comincerò con l'esaminare le opere superstiti del nostro pittore. Fino a pochi decenni or sono, la sua personalità di artista era nebulosa come quella di un Leonardo o di un Giorgione prima degli studi morelliani. Qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a Cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall'aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o più dignitose scene di concerti, veniva senz'altro attribuita a lui. Non così oggi. Il Caravaggio ha cessato d'essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalità artistica definita quanto quella di Leonardo, o almeno quanto quella di Giorgione. Studierò soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei più competenti. Intorno a essi mi lascerò andare a dire qualunque cosa mi passi per la testa, una testa che ha meditato per molti anni sull'arte, dal punto di vista estetico, storico, morale. E, infine, mi prenderò la libertà di esprimere quanti pensieri l'esame dell'opera caravaggesca mi ha suggerito».
Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2012
pagine: 172
"Questa volta mi occuperò del Caravaggio. Finora, sia me ne mancasse l'agio, sia la mia curiosità non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col Caravaggio. Accade, nella vita, di sentir parlare di questa o quella persona che gli amici reputano affascinante, e tuttavia essa non viene a far parte della nostra intima cerchia anche dopo ripetuti incontri. Poi, un caso fortunato dissipa il velo opaco che ci tratteneva dall'approfondire quei rapporti saltuari, e viene il gusto e la voglia di contatti più stretti e di una conoscenza completa. Comincerò con l'esaminare le opere superstiti del nostro pittore. Fino a pochi decenni or sono, la sua personalità di artista era nebulosa come quella di un Leonardo o di un Giorgione prima degli studi morelliani. Qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a Cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall'aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o più dignitose scene di concerti, veniva senz'altro attribuita a lui. Non così oggi. Il Caravaggio ha cessato d'essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalità artistica definita quanto quella di Leonardo, o almeno quanto quella di Giorgione. Studierò soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei più competenti."
Santa Cecilia ovvero La potenza della musica (Una leggenda)
Heinrich von Kleist
Libro
editore: Passigli
anno edizione: 1997
pagine: 96
La marchesa von O.
Heinrich von Kleist
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2003
pagine: 77
"La marchesa von O." si rifà ad una dei temi ricorrenti nelle opere del grande scrittore tedesco Heinrich von Kleist (1777-1811): la violenza contro una donna inerme, la quale trova tuttavia la forza di ribellarsi alla sopraffazione; ed anche la singolarità delle coincidenze e l'incalzare degli avvenimenti, in questo racconto, sono tipici di quel Kleist che Franz Kafka considerava tra i suoi scrittori prediletti e del quale Thomas Mann ebbe a scrivere che "osa tenerci sospesi fino alla tortura, ed ottenere da noi gratitudine".
Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2006
pagine: 172
"Questa volta mi occuperà del Caravaggio. Finora, sia me ne mancasse l'agio, sia la mia curiosità non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col Caravaggio. Comincerò con l'esaminare le opere superstiti del nostro pittore. Fino a pochi decenni or sono, la sua personalità di artista era nebulosa come quella di un Leonardo o di un Giorgione prima degli studi morelliani. Qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a Cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall'aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o più dignitose scene di concerti, veniva senz'altro attribuita a lui. Non così oggi. Il Caravaggio ha cessato d'essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalità artistica definita quanto quella di Leonardo, o almeno quanto quella di Giorgione. Studierò soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei più competenti. Intorno a essi mi lascerò andare a dire qualunque cosa mi passi per la testa, una testa che ha meditato per molti anni sull'arte, dal punto di vista estetico, storico, morale. E, infine, mi prenderò la libertà di esprimere quanti pensieri l'esame dell'opera caravaggesca mi ha suggerito."
Piero della Francesca, o dell'arte non eloquente
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2007
pagine: 96
"Dopo sessant'anni d'intima dimestichezza con opere d'arte d'ogni specie, d'ogni clima e d'ogni tempo sono tentato di concludere che a lungo andare le creazioni più soddisfacenti sono quelle che, come in Piero e in Cézanne, rimangono ineloquenti, mute, senza urgenza di comunicare alcunché, senza preoccupazione di stimolarci col loro gesto e il loro aspetto. Se qualcosa esprimono, è carattere, essenza, piuttosto che sentimenti o intenzioni di un dato momento. Ci manifestano energia in potenza piuttosto che attività. La loro semplice esistenza ci appaga. Oso dunque affermare che nei suoi momenti quasi universalmente reputati supremi l'arte è sempre stata ineloquente come in Piero della Francesca, sempre, come in lui, muta e gloriosa."
L'arco di Costantino o della decadenza della forma
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2007
pagine: 136
Dopo questo saggio di Bernard Berenson (1865-1959), pubblicato nel 1950, pochi anni prima della morte del grande studioso, non v'è saggio sulla fine dell'arte antica che non ponga in apertura l'arco di Costantino. È infatti divenuto d'obbligo indicare nei fregi scultorei dell'arco gli incipienti sintomi di una narrazione plastica popolaresca, per così dire "plebea", che si affermerà nell'arte declinante dei secoli successivi, insofferente o indifferente alle plastiche e aggraziate volumetrie del linguaggio classico e alle sue complesse articolazioni spaziali. Berenson, che del Quattrocento italiano fu uno dei massimi conoscitori, ha messo qui a frutto le letture dei "Commentari" di Ghiberti, che con notevole acume critico individuava nell'arco di Costantino "la fine dell'arte antica".
Caravaggio. Delle sue incongruenze e della sua fama
Bernard Berenson
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2009
pagine: 172
"Questa volta mi occuperò del Caravaggio. Finora, sia me ne mancasse l'agio, sia la mia curiosità non fosse stimolata abbastanza, o forse per la combinazione delle due cause, non mi sono mai dato la pena di entrare in dimestichezza col Caravaggio. Comincerò con l'esaminare le opere superstiti del nostro pittore. Fino a pochi decenni or sono, la sua personalità di artista era nebulosa come quella di un Leonardo o di un Giorgione prima degli studi morelliani. Qualsiasi tela presentasse, in forti contrasti di luce, volgari e obesi giganti sacrilegamente atteggiati a Cristo o ad apostoli, figure con piumacci, baraonde di uomini e di donne dall'aspetto vizioso e alticcio, giovinastri occupati a giocare ai dadi o a barare alle carte, o più dignitose scene di concerti, veniva senz'altro attribuita a lui. Non così oggi. Il Caravaggio ha cessato d'essere una categoria o una specie, e ha riacquistato una personalità artistica definita quanto quella di Leonardo, o almeno quanto quella di Giorgione. Studierò soltanto i quadri che gli appartengono in modo indiscusso, secondo il giudizio dei più competenti. Intorno a essi mi lascerò andare a dire qualunque cosa mi passi per la testa, una testa che ha meditato per molti anni sull'arte, dal punto di vista estetico, storico, morale. E, infine, mi prenderò la libertà di esprimere quanti pensieri l'esame dell'opera caravaggesca mi ha suggerito." (B. Berenson)