Libri di M. Ceschi
L'ultima campagna. Robert F. Kennedy e gli 82 giorni che ispirarono l'America
Thurston Clarke
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2009
pagine: 367
La notte fra il 4 e il 5 giugno del 1968 il senatore dello stato di New York Robert F. Kennedy fu colpito a morte nel corridoio delle cucine dell'Hotel Ambassador a Los Angeles. Aveva appena concluso il discorso di ringraziamento per la vittoria delle primarie in California. Era a pochi passi dall'elezione alla presidenza degli Stati Uniti. La parola chiave della sua campagna era stata Hope, speranza. Per curare le ferite di un'America afflitta da tre anni di guerra in Vietnam, da discriminazioni e scontri razziali, da una povertà estrema tenuta nascosta. Speranza in una nuova guida morale per tutto il pianeta. Attorno a Bob Kennedy si erano strette le minoranze etniche e le categorie sociali più povere: chicanos, nativi americani, coltivatori del delta del Mississippi... Per gli afroamericani era la promessa del riscatto. Che cosa aveva fatto Kennedy negli 82 giorni della sua campagna elettorale? Chi era l'uomo a cui l'America guardava con speranza? Che cosa univa quella catena di persone in lutto che, per più di quattrocento chilometri, accompagnò il treno che trasportava la sua salma? Nel rispondere a queste domande, Thurston Clarke ricostruisce le primarie americane del '68, intervista amici, collaboratori, testimoni. Restituisce la figura di un uomo che in quei giorni diede il meglio di sé, che fu riconosciuto dagli elettori come un politico buono e onesto. L'epigono che in sé racchiudeva i destini del fratello John e di Martin Luther King.
La mente politica. Il ruolo delle emozioni nel destino di una nazione
Drew Westen
Libro: Libro in brossura
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2008
pagine: 441
Drew Westen non ha dubbi: da sempre democratici e progressisti parlano alla parte sbagliata del cervello. Mentre repubblicani e conservatori sanno, fin dai tempi di Nixon, che la politica è soprattutto una "questione di racconto". L'idea della mente dell'elettore che decide come un freddo calcolatore, scegliendo sulla base di dati razionali, non coincide con il modo in cui lavora davvero il cervello. In politica, quando ragione ed emozione si scontrano, immancabilmente è l'emozione a uscirne vittoriosa. Per questo le elezioni vengono decise al "mercato delle emozioni", uno spazio dove si negoziano valori, immagini, analogie, convinzioni morali e performance retoriche, dove alla logica è riservato solo un ruolo secondario. Non si eleggono i leader in base alla valutazione razionale dei programmi, ma si scelgono ponendosi domande di carattere esclusivamente emotivo: "Cosa provo verso un partito?"; "Quali sono le mie impressioni sulle sue qualità personali?"; "Che sentimenti provo verso le sue posizioni?". I consiglieri di Bush l'hanno capito perfettamente e l'hanno proposto come baluardo nella lotta al terrorismo e a difesa dei cittadini quando, a partire dal 2001, il popolo americano è precipitato nell'ossessione per la minaccia alla sicurezza nazionale. Un viaggio tra psicologia e neuroscienza, ripercorrendo le più importanti campagne elettorali degli ultimi cinquant'anni - da Reagan a Barack Obama - Westen mostra come le campagne elettorali riescono o falliscono.
Il messia perduto. La storia di Sabbatai Sevi e il misticismo della Qabbalah
John Freely
Libro: Copertina morbida
editore: Il Saggiatore
anno edizione: 2007
pagine: 287
Sabbatai Sevi nacque a Smirne, in Turchia, nel 1626. Conquistato dal misticismo della Qabbalah, viaggiò per tutto l'Impero ottomano autoproclamandosi con fervore il nuovo messia e annunciando l'imminente inizio dell'era salvifica. In molti lo seguirono, altri lo consideravano un pazzo farneticante. Quando, nel 1651, dichiarò che i giorni di astinenza sarebbero dovuti diventare di festa, che le donne avevano diritto a leggere la Torah e la Qabbalah e gli ebrei potevano pronunciare il sacro nome di Dio, il rabbino di Istanbul lo bandì dalla città. Nel 1666 fu fatto prigioniero dal sultano turco e abbracciò il culto islamico per evitare la condanna a morte. Morì esule in Albania nel 1676, dopo avere convertito alla propria fede visionaria numerosi ebrei in Europa e nell'Africa del Nord. Dopo la sua morte, i suoi seguaci continuarono a sostenere che Sabbatai si era solo reso invisibile agli occhi dei comuni mortali. A Salonicco è tuttora presente e attivo il gruppo giudaico-islamico dei Denmeh, che si ispirano alla sua dottrina sincretica.