Libri di N. Watkins
Cavallucci marini
Gino Scartaghiande
Libro: Copertina rigida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2022
pagine: 200
Con i "Sonetti d'amore per King Kong", nel 1977 la poesia di Gino Scartaghiande arrivò potente se tra le voci che la salutarono poté esserci Amelia Rosselli, che vide bene quella dirompenza poetica «sorpassare l'individuale». Di «terribile forza di ironia, di dissacrazione, e nello stesso tempo di freschezza», parlò Andrea Zanzotto. Venne solo un altro libro, "Bambù", nel 1988. Poi negli anni pubblicazioni clandestine, quasi postume - a rodere il coraggio del silenzio -, imposte da nascoste "caverne" dell'anima. Rare poesie, come incise, subito riconoscibili per rigore e accento, misura. Per le «sprezzature, le collisioni, gli scarti linguistici» come ebbe infatti a scrivere Domenico Vuoto. Al poeta non era dato di morire. Lo aveva anche scritto: «Morire è un lusso che non possiamo permettere / né alla fantasia né alla pratica quotidiana». Riproposti ora gli introvabili due oggetti accompagnati dagli inediti sparsi e dimenticati. Con "Cavallucci marini" (innovativa nuova raccolta e "sintesi" del cammino precedente, dove "io" è sempre un altro) l'autore ci porge tutto il suo lavoro, unito in un disegno unico, in una scienza "contemplativa" di minute verità cocenti quanto accecanti.
Il sogno e altri pezzi domestici. Testo inglese a fronte
George G. Byron
Libro: Copertina morbida
editore: Il Labirinto
anno edizione: 2008
pagine: 96
Se Shelley teorizzava il poeta come "legislatore segreto", Byron con le sue opere e i suoi gesti - il gran teatro di sé, il variopinto caravanserraglio di domestici, medico personale, cani e altre specie con cui attraversava l'Europa - è stato il legislatore manifesto: un legislatore paradossale, provocatorio e vibrante, come il suo primo discorso alla Camera dei Lord - un ribelle, un eslege che affascinava con i suoi versi e i suoi eroi "normativi" chi non osava sottrarsi al giogo delle regole correnti. È difficile dire quanto di un poeta che è stato così noto e apprezzato e di così vasta influenza, sia ancora leggibile oggi. Certo è che il byronismo come un veleno vitale è corso, per tutto l'Ottocento, nelle vene di poeti europei e americani - basti pensare a Poe, a Baudelaire -, anche se nei loro versi si trova filtrato in più elaborate quintessenze.