Libri di R. Brigati (cur.)
La linea e il circolo. Studio logico-filosofico sull'analogia
Enzo Melandri
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 890
Il tema "analogia" funge da filo conduttore, pietra di paragone e pretesto critico per una ricerca sopra i principî razionali - ma non per questo "logici" - che regolano nella prassi il modo umano di vivere, di sentire e di pensare. Da un punto di vista logico, l'analogia non ha ancora trovato una convincente sistemazione, ed è dubbio se potrà mai trovarla. C'è in essa qualcosa che non quadra, e che induce a estrometterla dall'universo del discorso di rigore. Tuttavia, dopo averla rifiutata in teoria, si continua a farne uso come nulla fosse. È sufficiente porsi con onestà alcune domande (che cosa provano i ragionamenti analogici? fino a che punto si possono considerare logici? entro quali limiti la logica è norma del razionale? è possibile contraddistinguere i concetti nei confronti delle metafore? a quali condizioni si può parlare di un'obiettività scientifica?) per dover rivedere in maniera spregiudicata molti dei nostri più accreditati abiti mentali. Da un punto di vista filosofico, l'analogia è insostituibile. Essa è il principale strumento di mediazione fra la conoscenza scientifica (particolare) e la coscienza filosofica (universale). In altri termini, l'analogia è il principio di simmetria che media e contrappone logica e dialettica. Secondo Platone, ci sono due diversi principî di simmetria: la "linea" e il "circolo". Dall'opposizione fra questi due principî ordinatori, tramite l'analogia, derivano molte importanti conseguenze e, non per ultimo, un rilancio della filosofia. E precisamente di una filosofia che non voglia essere né metafisica né pura critica, ma poetica dell'immaginazione esatta e scommessa sul futuro. (Risvolto dell'autore per la prima edizione, Il Mulino, 1968).
Metamorfosi. La svolta ontologica in antropologia
Libro: Copertina morbida
editore: Quodlibet
anno edizione: 2019
pagine: 368
Da circa vent'anni, un vento di novità percorre l'antropologia. Alcuni autori propongono di adottare un atteggiamento che chiamano «ontologico»: la polvere 'aché' non «rappresenta» il potere, dicono, ma «è» potere. Il lavoro dell'antropologo non sarebbe più quello di interpretare ciò che incontra sul campo alla luce delle categorie scientifiche occidentali (società, scambio economico, potere), ma di entrare nei mondi alieni che gli si aprono. Non più «noi» che interpretiamo «loro», ma loro che ci trasformano. E c'è chi pensa che la stessa parola «cultura», ormai superata, debba essere sostituita da mondi plurali e da ontologie multiple, reali quanto la «nostra» ontologia, nella quale, però, la natura è una e identica per tutte le differenti culture. Prendere sul serio le culture indigene vuol dire cioè assumerle come mondi, con le loro leggi e le loro realtà.
Vite normali. Storia, realtà e immaginario dell'emofilia
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2014
pagine: 302
Questo libro si interroga sulla malattia e sulla salute, sulla normalità e sui molti modi di essere normali lungo un percorso di vita. Viene qui studiata, per la prima volta in chiave fortemente interdisciplinare, una malattia cronica rara ma di notevole impatto sull'immaginario popolare, l'emofilia, mettendo in discussione la medicalizzazione imperante di ogni malattia, che tende a ridurre la soggettività del paziente alla sofferenza da eliminare e il corpo a puro oggetto d'interesse medico. L'emofilia è un caso esemplare di storia clinico-sociale: storia di una malattia, del suo riconoscimento e trattamento, storia che è nello stesso tempo cornice ideale per le storie individuali di coloro che ne sono affetti o coinvolti, per le loro patografie e per le autonarrazioni tacite o implicite. La sua emersione, pur lenta e accidentata, da paesaggio simbolico oscuro e infausto a universo di consapevolezza e inserimento sociale, permette di problematizzare i meccanismi della normalizzazione nelle dinamiche collettive e individuali e nella costruzione dell'immagine pubblica della salute, criticando la retorica che la vuole custode unica della normalità.