Libri di Andrea Mossa
Gli esercizi di Paolo di Tarso. Istruzioni per farla finita col mondo
Andrea Mossa, Emiliano Rubens Urciuoli
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2024
pagine: 116
Le lettere di Paolo sono i testi più antichi del Nuovo Testamento, così antichi che al momento della loro redazione il cristianesimo non esiste ancora. Ci raccontano di giudei e greci che credono che Gesù di Nazareth, un predicatore galileo morto crocifisso, sia il Messia. La loro non è la fede generica in un dio amorevole che ricompenserà i suoi devoti: il Regno di Dio è il risultato dell'imminente scontro apocalittico in cui Cristo sconfiggerà le forze del male, e il vangelo deve essere annunciato alle nazioni affinché si schierino dalla parte giusta. Se il quadro generale è chiaro, assai meno lo sono i dettagli: Paolo non ha elaborato una teologia coerente e sistematica, né ha fondato un'organizzazione gerarchica dei credenti; l'annuncio del vangelo ha dato vita a una ekklēsia, ma non c'è ancora una chiesa. Questo libro tenta di ricostruire quello che nei testi si trova solo in forma frammentaria e implicita, un "manuale di istruzioni" per prepararsi all'apocalisse: come si fa a vivere in un mondo condannato alla distruzione? come vanno riconfigurati i rapporti sociali? che cosa è lecito e che cosa è proibito? In altre parole: che cosa significa rivestirsi di Cristo e diventare uomini nuovi?
Il nemico ritrovato. Carl Schmitt e gli Stati Uniti
Andrea Mossa
Libro
editore: Accademia University Press
anno edizione: 2020
pagine: 320
Mentre il pensiero di Carl Schmitt, compromesso con il regime nazista, viene bandito dal mondo accademico, nelle università degli Stati Uniti fanno carriera vari studiosi europei (in buona parte ebrei tedeschi costretti all’esilio) che con lui hanno contratto consistenti debiti teorici. Alcuni sono stati suoi allievi e amici, altri semplicemente si sono confrontati con il suo pensiero perché a Weimar negli anni Venti, per un filosofo o un politologo o un giurista, era difficile non confrontarsi con Schmitt. Come hanno fatto i conti con il “bagaglio schmittiano” che avevano portato con sé dall’Europa? In che misura Schmitt ha influenzato il pensiero americano quando le regole della rispettabilità accademica sconsigliavano anche solo di menzionare il suo nome? Com’è accaduto che a un certo punto Schmitt sia stato riscoperto, e nel giro di un paio di decenni sia per così dire diventato di moda? Il presente saggio tenta di rispondere a queste domande. Dopo aver delineato il rapporto ambiguo tra Schmitt e gli Stati Uniti, l’autore prende in esame – e ridimensiona – i cosiddetti «dialoghi nascosti» (che secondo alcuni avrebbero segnato lo sviluppo del pensiero conservatore e neoconservatore americano) e soprattutto ricostruisce un importantissimo «dialogo mancato»: quello ingaggiato a partire dagli anni Cinquanta da Hannah Arendt, che in Schmitt identificava l’unico vero «discepolo di Hobbes» e il più acuto esponente di una linea del pensiero politico che secondo lei doveva essere messa radicalmente in discussione.
Storie di frontiera
Andrea Mossa
Libro: Copertina rigida
editore: Edizioni Labò
anno edizione: 2013
pagine: 160
Ventitré racconti di tema e stile eterogenei, tenuti insieme dall'idea che dà il titolo alla raccolta: in modi diversi, sono tutte storie di frontiera. Raccontano di zone di confine, reali o metaforiche e dei personaggi che le abitano. Di mondi duplicati e di menzogne, di amori e di illusioni, e soprattutto del "mistero del tempo". Alcuni sono descrizioni di luoghi immaginari come "Le città invisibili" di Calvino, che l'autore di "Storie di frontiera" ha evidentemente preso a modello nel progettare città costruite intorno ad un'idea paradossale. Altri racconti hanno trama e personaggi, anche se il vero protagonista pare essere lo sfondo: un mondo fragile, attraversato dal mistero e dal surreale, in cui l'unica certezza è che le cose non sono quel che sembrano. E infine ci sono pezzi molto brevi, come il dialogo filosofico tra i pezzi sulla scacchiera: delle immagini quasi abbozzate, che ci interrogano e restano lì come domande aperte. L'impressione di chi legge "Storie di frontiera" è che lo scopo dell'autore fosse quello di giocare mescolando gli elementi verosimili a quelli fantastici, e la logica al paradosso, fino a farci dubitare, almeno per qualche istante, della realtà.