Libri di Antonio Talamo
Pagine dispari. Un diario calabrese
Antonio Talamo
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2019
pagine: 76
La rivisitazione giornalistica della regione attraverso una serie di approfondimenti tematici scritti da Antonio Talamo per "Il nuovo Corriere della Sila", il giornale nato a San Giovanni in Fiore nel 1961 per iniziativa di Saverio Basile e ancora da lui diretto negli ultimi venti anni con ininterrotta cadenza mensile. Del tutto particolare la struttura editoriale di una pubblicazione concepita come momento virtuale d'incontro tra chi è rimasto nei luoghi natii e i numerosi altri trasmigrati nelle regioni del Nord e all'estero. Le pagine fitte di spunti di cronaca e di un ampio corredo di documenti fotografici, offrono una molto articolata rappresentazione della vita della gente della Sila e spazi di analisi critica di una complessa realtà sociale ed economica in sofferta evoluzione.
Il pianista di via Scarlatti
Antonio Talamo
Libro
editore: Guida
anno edizione: 2015
pagine: 240
Ora Viktor non faceva nulla per frenare la fantasia. Gli pareva che la macchia lievitasse. Veniva fuori dalle porosità del tufo per riappropriarsi delle sembianze della ragazza che era stata. Nemmeno per un momento lasciò che gli occhi si staccassero da quella immagine. Se il corpo appariva sciolto in una morbida vaghezza di forme, una qualche alchimia aveva miracolosamente risparmiato l'impronta del volto. Viktor vedeva più di quanto di solito era capace di inventarsi. In quella che era una chiazza di sangue rappreso credeva di vedere un profilo dolce, dai lineamenti che sfumavano graziosamente in un'aureola di capelli. Così l'aveva sognata la ragazza che ancora non aveva incontrato.
Viaggio tra le parole che contano
Antonio Talamo
Libro
editore: Ass. Terre Sommerse
anno edizione: 2013
pagine: 98
Fu una buona idea quella di fare sventolare in copertina su ogni numero di Essere, una dopo l'altra, le parole di un catalogo morale e civile da richiamare in ogni momento delle nostre azioni pubbliche e private. Una specie di memento, di bussare alla coscienza di chi avesse fatto di lasciarle sbiadire quelle parole per disattenzione o nel sospetto che appartenessero a un vocabolario ormai datato come il vecchio Melzi.
La sconveniente memoria
Antonio Talamo
Libro: Libro in brossura
editore: Guida
anno edizione: 2009
pagine: 216
Edmondo De Amicis. Il piccolo patriota siciliano. Le inedite pagine del libro «Cuore»
Antonio Talamo
Libro: Copertina morbida
editore: Guida
anno edizione: 2008
pagine: 56
Era sembrato strano che dopo la piccola vedetta lombarda, il tamburino sardo, il piccolo scrivano fiorentino, De Amicis avesse trascurato di completare l'immagine simbolica delle identità regionali nello stato unitario con un racconto che avesse per protagonista un piccolo siciliano. Il più meridionale dei personaggi del "Cuore" era lo scolaro calabrese accolto nella classe del maestro Perboni e consegnato all'affettuoso abbraccio dei compagni: "Vogliategli bene, in maniera che non si accorga di essere lontano dalla sua città; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta piede, vi trova dei fratelli!" Mancava, dunque, una storia che facesse riferimento alla Sicilia. Allora non è del tutto inverosimile che il racconto "II piccolo patriota siciliano" sia la parte conclusiva del libro "Cuore" che per qualche ragione era stata esclusa dalla stesura definitiva del libro e poi era andata persa. E ci piace pensare che a qualcuno resti il dubbio che si tratti di un falso: comunque sia è bello ed edificante vedere un caruso siciliano che si accompagna al tamburino, alla vedetta, allo scrivano, all'infermiere di Tata, al ragazzo di sangue romagnolo.
Al volo sulla giostra dell'informazione. Quando la Rai aprì una sede in Calabria
Antonio Talamo
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 2023
pagine: 88
«Dietro ogni fatto c’era sempre una storia di persone che però quasi mai trovavo disposte alla confidenza. Alle domande rispondevano come fosse un interrogatorio con un sì o un no. Era una situazione di incomunicabilità che disorientava. Mi chiesi quale potesse essere la ragione, subito scacciando la prima che mi era venuta alla mente, (me ne vergogno ancora adesso), che fosse una sorta di afasia da incultura. Era un pregiudizio che, peraltro, non mi apparteneva. Il dialetto calabrese mi era familiare e dunque non poteva sfuggirmi che c’era tanta cultura quando alla gente di remote contrade si scioglieva la lingua nei canti. Magari avessi potuto volgere in domande e risposte la profondità delle cose dette su una melodia a voce spiegata o solo sussurrate come confessioni dell’anima».