Libri di Erika Dardi

Muky approda a Faenza dove, appena ventenne, si trasferisce per fare arte diventando la protagonista del magnifico gruppo dell'Accademia di Villa Massimo. Sono gli anni Cinquanta, indossa blue jeans rattoppati che ha comperato in America, shorts e minigonne inguinali, calze a rete tagliate sulle punte dei piedi perché s'intraveda lo smalto nero delle unghie, la bocca dipinta di rosso fuoco. Decide di trasferirsi in un raffinato palazzo del Settecento insieme al suo compagno di vita, il ceramista Domenico Matteucci. Nel suo palazzo le porte sempre aperte a tutti, ha ospitato i nomi più importanti dell'arte, del teatro, della letteratura, della fotografia, della medicina, della critica d'arte, italiani e non: mimi giapponesi, stilisti di moda, ballerini del Bolshoy, perfino una spogliarellista amburghese. Ospiti illustri invitati a quei cenacoli, ma anche molta gente comune. La parola d'ordine era "mescolanza": Muky impastava e mescolava saperi diversi come l'amata argilla. I faentini all'inizio l'accolsero come fosse una marziana, il paese era piccolo e provinciale, non era ancora pronto alle sue stranezze, ma presto la amarono e la considerarono patrimonio della città.