Libri di Francesco Zagami

Napoli, ancora tu! Con te è un altro viaggio nella Glori4

Una stagione eccezionale per l'Inter quella del 1988-89. Dopo quasi 10 anni dalla vittoria dell'ultimo scudetto, conquistato sotto la presidenza di Ivanoe Fraizzoli, Ernesto Pellegrini, da più di 4 anni al timone del club nerazzurro, riesce nel tentativo di centrare il traguardo nazionale più importante. Per sopraggiungere a questo obiettivo, sono dovute trascorrere varie stagioni di tocchi e ritocchi nell'organico, mentre nel frattempo il Milan diventava stellare, il Napoli toccava il suo zenith e la Sampdoria cresceva vertiginosamente. Da tre anni alla guida tecnica dell'Inter era Giovanni Trapattoni, il mago degli scudetti in Italia. E per vincere il titolo il Trap azzeccava una campagna acquisti eccezionale con gli innesti di Matthaeus, Brehme, Berti, Diaz, Bianchi. Veniva formata una compagine indimenticabile, capace di portare a casa un titolo da record, divenendo un mito. Ma veniva creata, soprattutto, una comunità umana formata da un gruppo di amici, il cui legame va ogni oltre tempo.

Personaggi ed eventi che hanno segnato l'Italia in maniera indelebile, in quelli che ne sono stati gli anni più bui e controversi: i grandi uomini dello Stato e quelli che si sono mossi nella sua ombra, prese di posizione e repentini cambi di direzione, ambiguità e responsabilità nelle vicende più oscure di quasi quindici anni della storia italiana. Un'analisi puntuale, precisa, che non fa sconti a nessuna delle parti coinvolte e che permette di guardare sotto una nuova luce anche i tempi più recenti.

Il Mondiale di Spagna del 1982, conclusosi felicemente con la vittoria finale di Madrid l'11 luglio, rappresenta l'episodio più coinvolgente della storia della nostra Repubblica dal punto di vista emozionale. Per la generazione di chi scrive (comprendente coloro che sono nati nei primi anni settanta) sono la colonna sonora, l'apoteosi stessa delle emozioni: esse furono vissute quasi in una dimensione onirica. Il trionfo spagnolo da un punto di vista calcistico ha avuto ancor più rilevanza storica perché inaspettato e assolutamente impronosticabile: nel mese di maggio '82 nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla nostra selezione. Il merito di Bearzot fu quello di fare di una squadra su cui non si faceva affidamento in un gruppo invincibile, con intelligenza tattica, razionalità, motivando i propri effettivi prima ancora come uomini che come calciatori. La vittoria di Spagna '82 fu anche importante per un altro motivo: fu un momento di assoluta unità nazionale, di compatto ed entusiastico orgoglio patriottico dopo anni bui di violenza, quasi di guerra civile non dichiarata. Fu un momento: si sarebbe passati dagli anni di piombo agli anni di latta.

In un anno decisivo per l'Italia (in pieno tunnel della violenza terroristica e non) e per il mondo (fra l'altro, si registrava la rivoluzione islamica in Iran e iniziava l'invasione sovietica ai danni dell'Afghanistan), il Milan con una formazione ritenuta "improbabile" vinceva uno scudetto per certi versi storico, assolutamente impronosticabile alla vigilia, grazie soprattutto a Liedholm, l'allenatore svedese che si è reso protagonista di imprese e soprese non da poco in ambito calcistico in Italia. Forse uno dei più bei exploit sportivi del dopoguerra e uno dei più avvincenti titoli della società rossonera, oggi un po' (ingiustamente) dimenticato, dopo i trionfi dell'epoca berlusconiana. Ma quel successo merita adeguati riguardi e ha rappresentato la limpida e lodevole vittoria di un gruppo eccezionale sia in termini umani che in quelli agonistici e tecnici.

Il volume tratta il fenomeno della violenza politica in Italia con particolare riguardo agli anni Settanta, periodo nel quale gli odi ideologici tra gli opposti estremismi esplosero con più violenza nel contesto di un periodo di crisi economica. Ho cercato di dare una spiegazione sul punto partendo da certe categorie politiche "a monte"; inoltre ho cercato di sviluppare l'ipotesi che un po' si sia lasciato fare per poter sfruttare la teoria degli opposti estremismi. Come si è anche detto, destabilizzare per stabilizzare.

"Sono passati poco più di 40 anni. Ciononostante, i ricordi riaffiorano come frammenti di verità sepolte. Nel 1980, ormai quasi decenne, il mondo lo potevo vedere ancora con prismi diversi da quelli in dotazione a un adulto, ma non più da bambino piccolo: una via di mezzo, per cui ancora non si dispone appieno degli strumenti mentali dei ragazzi, ma non se ne è completamente privi, conservando, tuttavia, l'armatura emozionale dei fanciulli più piccoli, ma riadattata, resa feconda e valorizzata idealmente da quel quid di maturità già sviluppata. E quei due anni e mezzo ‐ che conducono dall'alba degli anni ottanta al 1982, quando un nuovo step di vita comincia con l'ingresso nelle scuole medie inferiori (e non c'è salto "qualitativo" maggiore, fra i vari cicli scolastici, di quello, fra le elementari e le medie; come passare dalla fanciullezza all'età adulta in un colpo), con in mezzo l'apoteosi emozionale della vittoria ai mondiali di Spagna, ‐ rimangono sempre nell'anima, inobliabili" (l'autore)

Il risveglio nella mattinata del 5 maggio 2023 ha un sapore dolcissimo per i milioni di appassionati tifosi partenopei in giro per il mondo. L'interminabile nottata appena trascorsa ha riconsegnato loro un sogno diventato realtà dopo una attesa durata ben 33 anni: il Napoli è Campione d'Italia! Nessuno intende più risvegliarsi, tutti desiderano continuare a sognare. E lo fanno a occhi aperti, con un tuffo nella storia, in un lungo viaggio che conduce dall'Inferno al Paradiso, attraverso una compenetrazione tra sacro e profano, immergendosi tra mito e cultura partenopea.

La "Breve storia della Repubblica di Mussolini" è pensata come una succinta ma esauriente, almeno nei contenuti essenziali, ricerca a carattere divulgatorio concernente la Repubblica sociale italiana, ovvero il biennio più difficile della storia italiana del Novecento. La tesi di fondo è che sia al Regno del Sud che ai tedeschi, per ragioni e finalità diverse, sia "convenuto riproporre" Mussolini, ormai morto politicamente il 25 luglio 1943, come protagonista politico per un contesto particolare, da cui ciascuno di loro cercava di trarre il massimo vantaggio politico militare possibile. Mussolini, consapevole dell'ingrato compito affidatogli, avrebbe tentato di riscattarsi politicamente, provando a ergersi a duce di una guerra di liberazione dallo straniero: nel suo disegno si sarebbe dovuto riproporre un nuovo 1915. Non ci sarebbe riuscito; e perché ai tedeschi non interessava la "resurrezione" di Mussolini e perché la Resistenza avrebbe incanalato la storia in diversa direzione.

Due titoli nazionali eccezionali, unici, quelli conquistati da Verona e Cagliari rispettivamente nel 1970 e nel 1985. Oggi, probabilmente, sarebbero impossibili. Con il Cagliari va in paradiso calcistico una regione all'epoca ai margini, quasi dimenticata o, secondo certi pregiudizi di 50, di 60 o di 70 anni, considerata come posto di punizione e non per quella terra d'incanto quale è da tempo immemoriale, con il Verona spicca il volo la "provincia" in senso lato, a cui non si sarebbero concesse chance di vittoria di scudetti. Sono titoli conquistati in maniera quasi eroica da uomini che ormai, e questo vale soprattutto per il Cagliari, si possono qualificare d'altri tempi, per caratura antropologica, valori, comportamenti, che dovrebbero essere presi come esempi anche oggi. Sono vittorie ambedue realizzate grazie a combinazioni contestuali particolari, certamente; ma un elemento li accomuna: si è trattato non di due squadre di football ma di due piccole comunità di amici guidati da due tecnici, Scopigno e Bagnoli, unici, sia pure per motivi diversi. Senza di loro è molto probabile che questi miracoli non avrebbero visto la luce.

Un titolo unico, che non ha eguali non solo in Italia, ma probabilmente in tutto il mondo. Il 12 maggio 1974 non vincono il campionato di calcio alcuni giocatori (che da un punto di vista tecnico, è riconosciuto non fossero i migliori e che sino a due anni prima militavano in "B"): trionfa una vera squadra di uomini particolari. Essi sono distinti e divisi in due clan contrapposti. Essi si detestano; neanche a tavola riescono a conciliarsi del tutto e siedono separati. Nelle partite infrasettimanali addirittura si massacrano. Ma la domenica in campo costituiscono un gruppo formidabile, granitico negli intenti, una vera macchina che non si inceppa e dà spettacolo. E guai a toccare uno di loro: interviene tutta la squadra a sua difesa. Il merito è di un uomo, Tommaso Maestrelli, che riesce a sublimare le divisioni per farne energia agonistica pura al servizio del collettivo e che eleva coloro che non godevano di eccessiva considerazione tecnici-tattica in un eccellente complesso, capace di offrire un calcio diverso, spettacolare, totale. Il suo è un miracolo, i suoi giocatori sono i suoi figli e due di loro gli sono accanto adesso anche nella tomba di famiglia. Davvero una storia eccezionale.

Ormai persino i tifosi nerazzurri avranno poca memoria di due scudetti che risalgono a poco più di 70 anni or sono. Quelli del 1952-53 e del 1953-54 sono stati i primi titoli nerazzurri del dopoguerra e si sono concretizzati in un contesto in cui l'Inter non era neanche favorita per conseguirli. Milan e Juventus sulla carta erano più attrezzati per farli loro, ma i nerazzurri di Milano nella prima occasione della stagione 1952-53 hanno sorpreso tutti con una tattica più difensivista (si tratta del primo scudetto di una squadra che ha applicato il catenaccio), mentre l'anno dopo si sono imposti con il più "classico" (per l'epoca) metodo. Ma in tutti e due i casi brilla l'intelligenza dell'allenatore Alfredo Foni che ha saputo trovare con razionalità gli elementi giusti per avere la meglio, superando compagini più forti tecnicamente. Ma è anche e soprattutto l'epopea di un gruppo di uomini (Ghezzi, Blason, Giacomazzi, Giovannini, Neri, Nesti, Padulazzi, Fattori, Armano, Mazza, Brighenti, Lorenzi, Nyers, Skoglund) che con sacrificio, abnegazione, costanza hanno vinto: essi sono lo specchio autentico di una generazione che si è riscattata in un periodo di difficoltà per un paese che da poco usciva da una guerra disastrosa, compiendo il miracolo economico.