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Libri di Lorenzo Miletti

I paratesti nelle edizioni a stampa dei classici greci (XV-XVIII sec.)

I paratesti nelle edizioni a stampa dei classici greci (XV-XVIII sec.)

Libro

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2021

pagine: 400

Il concetto di “paratesto”, introdotto da Gérard Genette (1987), è applicabile con profitto ai libri manoscritti e a quelli a stampa prodotti nel corso dei secoli XV-XVII. In questo periodo, una gran parte della produzione libraria riguardò opere antiche pubblicate ora in originale, ora in traduzioni latine o in vernacolo; altre volte a tali opere furono affiancate varie tipologie di commenti e discussioni erudite. In questo processo di pubblicazione dei testi antichi si verifica un tipo di relazione inconsueto tra “autore” e libro, in quanto l'autore antico è pubblicato attraverso nuove e “ingombranti” figure di mediatori, quali il curatore dell'edizione o lo stesso stampatore. Le alterità prodotte dal nuovo mezzo di pubblicazione e da questo cortocircuito tra l'autore antico e colui che decide di rimetterlo in circolazione impongono a quest'ultimo di dare ragione al pubblico di lettori delle proprie scelte editoriali: la sede privilegiata, in cui esporre le motivazioni che hanno indotto a riproporre un autore antico, è rappresentata da alcune sezioni paratestuali, soprattutto quelle iniziali e finali, come la dedica o l'Epistola lectori, vera novità introdotta dalla stampa; inoltre, le finalità scolastiche o erudite di molte edizioni di classici favoriscono lo sviluppo di indici sempre più ricchi e dettagliati, che permettono una lettura selettiva, ad locum o ad indicem appunto, che rappresenta un nuovo modo di leggere i classici rispetto alle epoche precedenti. Il volume offre un'ampia casistica di episodi “editoriali” nei quali l'elemento paratestuale gioca un ruolo di primo piano. Si analizzano dunque le modalità in cui vengono introdotte, commentate, glossate, indicizzate opere di autori greci (Erodoto, Aristotele, Plutarco, Cassio Dione, Museo) e latini (Virgilio, Catullo, Properzio, Tibullo, Ovidio, Persio) soffermandosi anche sui loro editori e commentatori, spesso celebri umanisti (Mattia Palmieri, Niccolò Perotti, Pomponio Leto alias Sabino, Aldo Manuzio, Ambrogio Leone, Erasmo da Rotterdam, Beato Renano, Pier Vettori), senza infine trascurare alcuni casi significativi di paratesti a edizioni di “nuovi” classici (Sannazaro, Garcilaso de la Vega).
39,00

Linguaggio e metalinguaggio in Erodoto

Linguaggio e metalinguaggio in Erodoto

Lorenzo Miletti

Libro: Libro in brossura

editore: Fabrizio Serra Editore

anno edizione: 2008

pagine: 180

Oggetto di questo studio sono le lingue naturali e il linguaggio nella concezione erodotea, e la terminologia metalinguistica adoperata da Erodoto. Gli interessi erodotei in questo campo si inseriscono in una duplice cornice, quella dell'etnografia di matrice ionica e quella degli studi sul linguaggio e sulle forme di comunicazione sviluppatisi in ambito sofistico. All'interno di questo contesto, lo sguardo erodoteo mostra una propria specificità, riassumibile in una breve considerazione: l'indagine dei fenomeni di comunicazione linguistica è condotta da Erodoto attraverso strumenti metodologici e parametri che hanno molto in comune con la coeva riflessione sul linguaggio, e tuttavia ciò avviene a partire dall'osservazione della pluralità dei linguaggi compresi nell'ecumene e non a partire da un'analisi interna al lessico e alle strutture della lingua greca. L'autore sceglie di porre al centro del suo lavoro la considerevole quantità di osservazioni esplicite, contenute in Erodoto, sui problemi di natura linguistica, siano questi rappresentati dal significato di termini stranieri, dall'evoluzione dell'alfabeto in rapporto al mutare della lingua, dalle caratteristiche linguistiche di popoli del passato e del presente, dalle citazioni di oracoli e profezie che necessitano di un'analisi semantica verbatim etc.
48,00

L'arte dell'autoelogio. Studio sull'orazione 28K di Elio Aristide

L'arte dell'autoelogio. Studio sull'orazione 28K di Elio Aristide

Lorenzo Miletti

Libro: Libro in brossura

editore: Edizioni ETS

anno edizione: 2011

pagine: 242

L'elogio di sé è stato sempre - o quasi sempre - considerato una pratica da evitare, una pericolosa e fastidiosa concessione al proprio narcisismo. Il mondo antico non faceva differenza: i trattati retorici greci e latini invitavano ad evitare ogni autoelogio, a meno che questo non fosse reso strettamente necessario da circostanze quali, ad esempio, l'obbligo di ribattere ad un'accusa o di ripercorrere, per difenderlo, il proprio operato. Anche quando necessario, tuttavia, l'autoelogio era tanto più apprezzato quanto più si mostrava misurato. A questa linea di tendenza, ben maggioritaria, si oppone con forza l'orazione 28 K del retore greco Elio Aristide, vissuto nel II secolo d.C., famoso per la sua eloquenza e per la sua devozione totalizzante al dio Asclepio, di cui sono testimonianza i celebri "Discorsi sacri". L'orazione trae spunto da una critica che il retore aveva ricevuto proprio perché aveva elogiato se stesso apertamente, durante una declamazione. La sua tesi è, nei fatti, opposta a quella dominante: l'autoelogio è lecito, anzi auspicabile, quando si è una personalità eccellente, ed egli - naturalmente - si ritiene tale. Partendo dal presupposto che tacere i propri meriti è una forma di ipocrisia, Aristide sostiene che mostrare il carattere straordinario della propria eloquenza è quasi un obbligo, che si rivela di grande utilità per il prossimo. A riprova di ciò, ripercorre tutta la letteratura greca del passato...
21,00

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