Libri di M. Rose (cur.)
ExpoShakespeare. Il sommo gourmet, il cibo e i cannibali
Libro: Copertina morbida
editore: Ledizioni
anno edizione: 2016
pagine: 146
Come un sommo gourmet, William Shakespeare è attento ai temi dell'alimentazione e pronto a combinare gli ingredienti del pianto e del riso, della commedia e della tragedia con i sapori più piccanti dell'eros e delle sue molte tavole imbandite. Basti pensare alle allegre crapule di Falstaff, il grasso cinghiale divorato dai triumviri di Antony and Cleopatra, il ricco ma fugace banchetto che appena s'intravede in The Tempest, oltre alle numerose altre scene in cui il cibo è metafora importante e portante dei molteplici sensi del testo. Nella cucina del bardo si sono inoltre formati autori che in modo cannibalesco hanno attinto a piene mani a ingredienti e sapori per cucinare testi inediti, succulenti o rivoltanti. Dai lecca-lecca dei burlesque ottocenteschi, passando per il grano dei Coriolanus di Bertold Brecht e Günter Grass, gli ingredienti shakespeariani lievitano misteriosamente e in modi sorprendenti nella dieta mediterranea di Franco Zeffirelli e Kenneth Branagh oltre che negli allegri brindisi del Falstaff verdiano.
Ariel
Marina Carr
Libro: Copertina morbida
editore: Gremese Editore
anno edizione: 2007
pagine: 94
Con questa riscrittura dell'"Ifigenia in Aulide" che si carica anche di echi shakespeariani, faustiani e biblici, Marina Carr offre una critica penetrante del miracolo economico irlandese, proiettando i lettori in una Emerald Isle urbanizzata e cementificata, tesa verso una dissennata corsa al profitto, in mano a politici corrotti e senza scrupoli. Al di sotto di una compiaciuta facciata di prosperità, questa secolarizzata Irlanda moderna - che riceve la propria rappresentazione simbolica dalle vicende della famiglia Fitzgerald, nel cui salotto è ambientata l'intera pièce - al tempo stesso appare come un mondo barbarico e primitivo, nel quale i destini di sangue si tramandano di generazione in generazione. Le due visioni, secolare e mitica, sempre compresenti e confliggenti in scena, trovano un loro corrispettivo anche a livello linguistico, nelle variazioni di registro e soprattutto di ritmo, nell'alternarsi di rapidi scambi dialogici a vere e proprie sequenze di monologhi che evocano, magicamente, mondi "altri" e riportano alla dimensione dello "storytelling" tipica del teatro irlandese. Nel riprodurre tali modulazioni, questa traduzione italiana del testo ricrea efficacemente il parlato colloquiale e familiare, concedendosi talvolta il ricorso a regionalismi, ma conservando intatti il potere di suggestione e la qualità poetica della scrittura originaria.