Libri di Pietro Lauro
Nel contesto. Sulla critica di Adorno a Husserl
Pietro Lauro
Libro: Libro in brossura
editore: Ist. Italiano Studi Filosofici
anno edizione: 2021
pagine: 142
«E libro, in stile discorsivo ma aforistico, si articola in cinque capitoli, che si snodano sulla falsariga dell'evoluzione del pensiero di Husserl, la cui conoscenza viene in qualche modo presupposta, anche se poi in realtà ciò che sta a cuore è affrontare alcuni nodi del pensiero dialettico. L'evoluzione del pensiero di Husserl è contraddistinta dall'iniziale ontologismo dei Prolegomena alla logica pura, per poi passare alla correlazione noetico-noematica delle Ideen, da qui alla genesi trascendentale dei giudizi logici in Logica formale e trascendentale, e sfociare infine in una ripresa di posizioni idealiste nelle Meditazioni cartesiane. Sullo sfondo di questa ricostruzione, ma senza mai separarla da essa, si stagliano le figure propriamente dialettiche, che costituiscono il tema della ricerca. Vediamo quali. Nel primo capitolo dal titolo L'apparire della cosa si parte dal problema chiave indicato da Husserl, quello del superamento del controsenso dell'idealismo trascendentale: come posso attingere a una realtà oggettiva dopo aver preliminarmente separato il soggetto dall'oggetto. La risposta dialettica a questo problema, la quale è condotta in sintonia con le Ricerche Logiche, che integrano l'ontologismo dei Prolegomena con la prospettiva fenomenologica del secondo volume, è che si deve e si può andare oltre il soggetto trascendentale, ma che questo superamento è possibile solo conservando il moderno punto di vista della soggettività, che non pare valicabile. Dopo di ciò i tentativi di abbandonare il soggetto sono da respingere come ontologici...» (Dall'Introduzione)
Il gergo dell'autenticità. Sull'ideologia tedesca
Theodor W. Adorno
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2016
pagine: 190
Una faglia a strapiombo corre lungo il pensiero tedesco del Novecento, senza transito possibile dall'uno all'altro corpo roccioso. Separa Martin Heidegger e Theodor W. Adorno, e se occorresse un attestato della sua intransitabilità, lo fornirebbe questo saggio risalente ai primi anni sessanta del secolo scorso. Con stringenza concettuale che non lascia scampo, Adorno orchestra l'istruttoria contro il filosofo della Selva Nera, il quale lo ripagherà con la sprezzante noncuranza riservata a un "sociologo" qualsiasi. Oggetto dell'affondo adorniano è il culto dell'esperienza genuina, che nella Germania del secondo dopoguerra aggiorna, secondo i canoni di una distinzione spirituale ormai di massa, gli stilemi elitari in voga presso ristretti cenacoli intellettuali di alcuni decenni precedenti. Sul "gergo dell'autenticità", tanto più auratico e lustrato quanto più somigliante ai messaggi pubblicitari - "sottoprodotto della stessa modernità con cui è in rapporti di inimicizia" -, cala il giudizio squalificante di "ideologia tedesca", già coniato da Marx per la filosofia del suo tempo. Ma è soprattutto su Heidegger, ossia su colui che ha conferito rango teoretico e contegno linguistico all'autenticità, che si addensano i capi d'accusa di Adorno. Ne deplora le figurazioni, il cifrario che dà la vertigine della profondità avvolgendo "le proprie parole come arance nella cartavelina", mentre incarna solo "la forma attuale della falsità". Introduzione di Remo Bodei.