Libri di Roger Nimier
L'ussaro blu
Roger Nimier
Libro: Copertina morbida
editore: Edizioni Theoria
anno edizione: 2018
pagine: 303
Il parigino Roger Nimier (1925-1962) è uno sconosciuto per il lettore italiano perché non rientra in alcuna delle categorie preconfezionate dalla critica. Fu monarchico, cattolico e reazionario ma sempre all'avanguardia sia come scrittore sia come rispettato consulente dell'editore Gallimard. Nimier fu il caposcuola dell'anticonformista corrente letteraria degli Ussari, che comprendeva Antoine Blondin, Jacques Laurent e Michel Déon. "L'ussaro blu" (1950) è il manifesto di Nimier: colto e profondo ma molto divertente, con personaggi indimenticabili come l'ussaro François Sanders, alter ego dell'autore. Spregiudicato nel linguaggio e nelle idee, questo romanzo di guerra conduce il lettore nella Germania nazista ormai sconfitta, al seguito degli Ussari francesi. Sperimentale nella costruzione a incastro di più voci, "L'ussaro blu" ha però l'obiettivo di inserirsi nella tradizione di Stendhal. Nimier intreccia magistralmente combattimenti, violenza, amore e morte. E la rivolta di Sanders non terminerà assieme al conflitto...
Le spade
Roger Nimier
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni Tassinari
anno edizione: 2021
pagine: 178
François Sanders prepara con calma, quasi con pedanteria, il proprio suicidio: il colpo non va a segno. Claude, la sorella di cui il giovane è innamorato, lo sorprende tragico, nell’innocenza del ridicolo. Nimier cattura attraverso un fermo immagine la tessitura psichica del protagonista, destinato a non diventare mai abbastanza vecchio per esercitare la disillusione, ma sempre troppo giovane per non restarne infatuato. François, avido di passioni che vive nello spasmo del proprio nichilismo, brucia la parabola della sua giovinezza all’insegna della contraddizione. Accostatosi alla Resistenza passa tra le fila della Milizia, con un gusto del tradimento che si fa flagrante e con un piacere per la violenza, un disprezzo per ogni giustificazione morale, nitidamente ritagliato entro la tensione simbolica che lo sorregge. Dal tentato suicidio iniziale sino allo sbandamento del collaborazionista incapace di uccidersi, in una Parigi a festa per la Liberazione, François agisce, tradisce, uccide allo scopo di annientare simboli, nella strenua difesa di un io che non vuole ‘aderire’, votandosi a un’estetica del sacrificio vana e intimamente oscena.