Libri di Salvatore Stefanoni
Con vero diletto
Salvatore Stefanoni
Libro: Libro in brossura
editore: Tracce e Ombre
anno edizione: 2024
pagine: 332
In un Salento selvaggio, chiuso tra le onde del mare e irti boschi arsi dal sole, si prepara uno scontro devastante tra la potente casata di Lapo Capece e don Jorge Ayala, duca spagnolo venuto a rivendicare la sovranità sul meridione italiano a nome di re Carlo V. Intorno ai due rivali ruotano, con dovizia di spasimi, ansimi, i corpi desiderati e desideranti di Alfrida, Ghita e Perla. Pure carnalità, tentazioni perenni, a cui i protagonisti si abbandonano in un carnascialesco inseguimento che ha per unico limite il cerchio magico fra eros e thanatos. Teatro, dunque, teatro tragico, che alla trama classica sovrappone il grottesco di un’accozzaglia fra pupi, in cui ogni legnata, ogni offesa, ogni stilettata, fa scorrere, prima che il sangue, fiumi di parole. Laboratorio di sperimentazione linguistica, questo romanzo postumo di Salvatore Stefanoni, eredita, sulla scia di scrittori amatissimi a partire da Stefano d'Arrigo, una lingua composita e polifonica, aulica e blasfema al tempo stesso, irta di idiotismi popolari tratti dalle parlate del meridione e da varie lingue straniere, sapientemente e ironicamente salentinizzate.
Un refolo di vento
Salvatore Stefanoni
Libro: Libro in brossura
editore: Besa muci
anno edizione: 2003
pagine: 317
In un paese assolato piombano nottetempo quattro loschi individui per "chiudere i conti con l'intero paese" con la complicità del molle sindaco locale incapace di resistere alla minacciosa pressione di quei lanzi assetati di sangue che dichiarano di agire per incarico del potente e invisibile Senatore. Insediatasi nel palazzo di Diego Los Reyes, nobile e antico signorotto del luogo, la banda dei quattro tiene sotto controllo le vite dei cittadini con sofisticate apparecchiature di registrazione e con la connivenza di uomini e donne del posto, reclutati per strada se non in "bettole-bar" dove i protagonisti si abbandonano a baccanali cruenti e a pranzi rabelaisiani seminando malvagità e morte.