Libri di Sergio Benini

Nella prima parte dell'opera l'autore cerca di definire l'ABC della formazione manageriale in maniera molto sintetica e senza voler essere esaustivo. Gli argomenti indicati si riferiscono ad argomenti che hanno attinenza con la sfera comportamentale degli individui a completamento di qualsiasi tipo formazione specialistica scolastica, che si da per acquisita. In aggiunta a questi punti che sembrano di per se deterministici ed assoluti l'autore ricorda che tutte le vicende umane vengono vissute all'interno di un sistema "caotico" dove a nessuno è dato conoscere il modello matematico che lega gli eventi tra loro. Persino le scelte formative di ogni individuo che possono apparire volontarie in realtà sono il risultato di un iter decisionale al quale hanno lavorato inconsciamente molte persone al di fuori di noi, loro stesse guidate da una legge sconosciuta. Nella seconda parte dell'opera sono elencati i personaggi che hanno inciso sulla vita e l'attività manageriale dell'autore e che hanno contribuito al suo profilo umano. Ancora una volta la sequela di personaggi descritta non è sicuramente frutto di una volontà messa in atto dal protagonista, ma il risultato di una casualità straordinaria che ha prodotto effetti formativi unici e irripetibili.

Un gruppo di amici d'infanzia ha trovato il modo di trascorrere il tempo che la pensione ha loro riservato, in allegria e collaborazione. Lo stato di grazie in cui si trova tutto il gruppo è stato ottenuto grazie all'identificazione di due luoghi fisici tra loro distanti circa mille chilometri nei quali tutti i membri del sodalizio si ritrovano con una certa assiduità. Nel paese d'origine è stata affittata una vecchia casa colonica in mezzo ai campi e nel luogo di villeggiatura un B&B, di proprietà di uno di loro, viene messo a disposizione per almeno una settimana all'inizio della stagione estiva. Gli incontri goliardici per soli uomini consentono al gruppo di approfondire la conoscenza reciproca e di solidarizzare specialmente di fronte alle attività gastronomiche da loro stessi gestite in prima persona. Nelle piacevoli ore passate insieme c'è tempo per parlare un po' di tutto, dalla politica alla storia, dalla mitologia alle burle presenti e passate ed anche di approfondire idee progettuali passate e forse future senza mai perdere il sorriso e l'ironia che rappresenta sempre più il legante di questi uomini liberi ed allegri. Unico grande sconfitto è il senso ineluttabile del tempo che passa e che potrebbe prima o poi essere foriero di qualche decimazione del gruppo.

Oltre ai personaggi del romanzo, il vero protagonista della storia non è una persona ,bensì un luogo fisico di straordinaria bellezza: il castello del Catajo che sorge nelle vicinanze di Battaglia Terme, a due passi da Padova. Un luogo ancora oggi pieno di fascino e di mistero che sa parlare, con la stessa intensità di un tempo , anche all'uomo moderno. In quel luogo tutto è cominciato più di quattrocento anni orsono e tutto proseguirà negli anni a venire nel modo che il destino riserverà ai nuovi protagonisti della vita di domani. Quello che certamente continuerà a tramandarsi è la leggenda di Lucrezia Dondi Obizzi, degli oggetti personali che le erano appartenuti e che ancor oggi guidano le azioni di chi ha saputo amare.

Nello scenario naturalistico delle Valli di Comacchio a pochi chilometri dal delta del Po, si intrecciano storie di uomini con caratteristiche caratteriali e culturali molto particolari. In loro ritroviamo molti degli aspetti dominanti di questa popolazione; dallo spirito ironico e sempre propenso alla burla, al carattere diffidente ma generoso fino alla propensione investigativa orientata a dirimere quello che non appare subito chiaro e spiegabile. La scomparsa di un noto professionista della cittadina lagunare scatena una ridda di ipotesi e considerazioni che si riveleranno infondate. Il fatto coinvolge anche le autorità di pubblica sicurezza che a loro modo tentano una gestione formale ma anche utilitaristica della vicenda. Si scoprirà che la scomparsa del professionista si intreccia con alcuni misteri insoluti legati al trafugamento di importanti reperti archeologici della città etrusca di Spina i cui scavi sono raggiungibili dal centro cittadino ed è noto come possano eccitare l'appetito di tombaroli e ricettatori. Si scoprirà poi che nulla è come sembra e che la verità che esiste sempre come sintesi di tutte le infinite percezioni ha spiegazioni molto più semplici. Di questo concetto se ne renderà conto Nico, l'avvocato protagonista di questo yellow-noir che scoprirà a sue spese come le apparenze dei fatti possano generare convincimenti personali ma non sempre portano alla verità.

È la storia di una famiglia meridionale che vive intensamente tutte le vicende tormentate e confuse del risorgimento italiano fino ai primi giorni dell'Unità d'Italia. In questa epopea nazionale i membri di questa famiglia in seguito alle azioni delle donne, determinate, precise e,qualche volta, al limite della legalità, riescono a generare nuovi progetti di vita in luoghi lontani dalla loro terra natale, ma certamente proficui a realizzare i propri sogni. Il motore effettivo che genera, uno dopo l'altro, i vari accadimenti è costituito dalla protagonista femminile che non esita ad trasformare una realtà scomoda e potenzialmente infruttuosa in una opportunità di vita in linea con la sua personale visione di felicità. Il suo credo fa riferimento ed è molto simile allo stile garibaldino con cui,l'eroe dei due mondo riesce a portare a termine una impresa formidabile armato dell'unico mezzo a sua disposizione: la volontà. Mai come in questa storia il motto "volere è potere" può essere rappresentato e mai come la spada sguainata in aria di Garibaldi può essere la sua rappresentazione più evidente.

In quest'opera continua la storia della famiglia Catalano Gonzaga attraverso le vicende umane e tragiche dell'ultima protagonista, Maria. La vita di questa donna inizia con il dramma della madre che muore dandole la vita e quello suo che la coglie in piena maturità fisica e sociale a Santa Maria Codifiume. La furia omicida scaturita nei momenti tumultuosi della storia italiana ha lasciato strascichi così profondi che al giorno d'oggi ancora non si conoscono le verità dei fatti. Tutto questo caratterizza un evento realmente accaduto in una località rurale della provincia ferrarese e più volte rimbalzato ai clamori delle cronache. Da allora ogni tentativo di arrivare a una reale spiegazione dei fatti accaduti quella notte e dei veri responsabili della tragedia è stato vano. L'omertà politica di fazioni contrapposte e la volontà di lasciare intendere più che di provare i fatti, ancora oggi, mantiene una nebbia profonda su questi fatti. Nell'estate del 2019, dopo oltre 75 anni dai fatti narrati, l'ultimo superstite di quelle vicende, prima di morire, lasciò detto che "era tempo che chi sapeva doveva cominciare a vuotare il sacco". Ancora oggi quei fatti non sono mai stati raccontati e provati.

Partendo da un fatto di sangue accaduto in un piccolo paese della bassa ferrarese, un gruppo di amici che si frequentano dall'adolescenza e che credono di conoscersi intimamente rimane sbigottito dallo scoprire che uno di loro, l'omicida-suicida, è proprio il protagonista di quel fatto sconvolgente. Questo li turba al punto tale che tutti insieme decidono di analizzare i fatti di femminicidio e di omicidio avvenuti nella storia nel territorio a loro noto, il Ducato Estense, appunto. Sotto la guida di chi nel gruppo ha fama di essere acculturato più degli altri, decidono di incontrarsi regolarmente in un luogo appartato e di esaminare i vari casi storicamente noti del territorio. In questo percorso culturale ci si inizia a domandare se esista un rapporto diretto tra il territorio e i comportamenti umani, visto che alcuni dei fatti esaminati sono accaduti molto vicino a loro, in luoghi a loro ben noti. L'esame di tutto consente a loro di ripercorrere tragedie del passato rinascimentale degli Estensi consumate proprio li a pochi metri da dove loro hanno sempre vissuto. Rimane però indefinita per loro la risposta alla grande domanda: "Ma noi amici, ci conosciamo veramente?". Un confronto tra amici che lascia lo spazio al racconto di fatti popolari e goliardici tipici dei paesi di pianura.

Un artista di strada che lavora a Venezia segue le orme di due maestri che lo hanno preceduto e che lui ha iniziato ad apprezzare sin da ragazzo. Lo sfondo delle due guerre accomuna il giovane pittore Giuseppe Bigoni alla vita vissuta degli altri suoi maestri, in una sorta di continuità culturale. La scuola ferrarese di pittura di inizio secolo e quella veneziana si incontrano e, nella rivoluzione culturale prodotta, prima dal Futurismo di Marinetti e poi del Razionalismo fascista, scoprono di avere molti lati in comune. Entrambi i protagonisti hanno la forza e l'orgoglio di difendere la loro dignità di artisti senza mai scendere a compromessi. Tutto questo ha un prezzo, ma loro non cedono e resistono. Tutto ciò li porta entrambi a chiedersi se la loro visione della vita, dell'arte e del sentire umano sia o meno influenzata dall'ambiente fisico che li circonda. Così come Oreste Marchesi è immerso nella sua grande pianura padana, allo stesso modo Natalino Scarpa detto Cagnaccio di San Pietro è immerso nella grande laguna di Venezia. In questa che sembra una grande diversità fra terra e acqua i due scoprono molte similitudini.

Il tema del libro è un racconto del lungo rapporto tra Sergio e Laura che li porterà nell'anno in corso a celebrare i 50 anni di matrimonio.