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Libri di Tom Nichols

L'odio per gli intellettuali in America

L'odio per gli intellettuali in America

Richard Hofstadter

Libro: Libro in brossura

editore: Luiss University Press

anno edizione: 2024

pagine: 448

Nell'era in cui stiamo vivendo, con gli Stati Uniti scossi dalla polarizzazione politica e dalle fortissime tensioni sociali, "L'odio per gli intellettuali in America" di Richard Hofstadter emerge come una lettura rivelatrice e indispensabile. Questo grande classico della storiografia, che valse al suo autore il Premio Pulitzer nel 1964, svela le radici profonde dell'anti-intellettualismo nella cultura americana, offrendo una chiave di lettura per comprendere le dinamiche che ancora oggi influenzano la società e la politica degli Stati Uniti. Hofstadter ci conduce attraverso un'analisi profonda del risentimento verso la cultura e la conoscenza, tracciando un percorso storico che va dalle origini della nazione americana fino al Novecento. Forte di una scrittura precisa e appassionata, Hofstadter esplora il conflitto tra la razionalità e il sospetto, mostrando come questo abbia contribuito a plasmare un clima di ostilità verso gli intellettuali che persiste ancora nel presente. Le sue riflessioni offrono strumenti preziosi per interpretare i recenti sviluppi della politica americana e le loro inevitabili ripercussioni globali, facendo di questo libro una lettura di grande attualità. Hofstadter ci invita a riflettere sul ruolo degli intellettuali in una società occidentale, e non solo americana, che spesso preferisce la semplificazione alla complessità, la reazione all'analisi. Un'opera imprescindibile per chi voglia comprendere le sfide culturali che attraversano l'America di ieri e di oggi, e che continuano a influenzare il mondo intero. Prefazione di Tom Nichols. Introduzione di Sergio Fabbrini.
28,00

La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia

La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia

Tom Nichols

Libro: Libro in brossura

editore: Luiss University Press

anno edizione: 2023

"Se le competenze di settore non sono morte, sono però nei guai. Qualcosa è andato terribilmente storto. Oggi l'America è un Paese ossessionato dal culto della propria ignoranza. Il punto non è soltanto che la popolazione non ne sa molto di scienze, di politica o di geografia (di fatto è così, ma è un vecchio problema). E, in verità, non è neanche un problema, poiché viviamo in una società che funziona grazie alla divisione del lavoro, sistema ideato per liberare ciascuno di noi dalla necessità di sapere tutto. I piloti fanno volare gli aeroplani, gli avvocati dibattono le cause legali, i medici prescrivono farmaci. Nessuno di noi è Leonardo da Vinci, che dipingeva la Gioconda al mattino e progettava elicotteri di notte. E così dev'essere. No, il problema più grande è che siamo orgogliosi di non sapere le cose. Gli americani sono arrivati a considerare l'ignoranza, soprattutto su ciò che riguarda la politica pubblica, una vera e propria virtù. Per gli americani rifiutare l'opinione degli esperti significa affermare la propria autonomia, un modo per isolare il proprio ego sempre più fragile e non sentirsi dire che stanno sbagliando qualcosa. È una nuova Dichiarazione di indipendenza: non riteniamo più ovvie queste verità, le consideriamo tutte ovvie, anche quelle che vere non sono. Tutte le cose sono conoscibili e ogni opinione su un qualsiasi argomento vale quanto quella di chiunque altro. Non siamo di fronte alla tradizionale avversione americana per gli intellettuali e i sapientoni. Sono un professore e lo capisco bene: alla maggior parte delle persone i professori non piacciono. Quel che è peggio, oggi a colpirmi non è tanto il fatto che la gente rifiuti la competenza, ma che lo faccia con tanta frequenza e su così tante questioni, e con una tale rabbia. Di nuovo, forse gli attacchi alla competenza sono più evidenti per via dell'onnipresenza di internet, dell'indisciplina che governa le conversazioni sui social media o delle sollecitazioni poste dal ciclo di notizie ventiquattr'ore su ventiquattro. Ma l'arroganza e la ferocia di questo nuovo rifiuto della competenza indicano, almeno per me, che il punto non è più non fidarsi di qualcosa, metterla in discussione o cercare alternative: è una miscela di narcisismo e disprezzo per il sapere specialistico, come se quest'ultimo fosse una specie di esercizio di autorealizzazione."
22,00

Jacopo Tintoretto: Identity, Practice, Meaning

Jacopo Tintoretto: Identity, Practice, Meaning

Libro: Libro rilegato

editore: Viella

anno edizione: 2022

pagine: 350

Over the past twenty years or so it has finally been understood that Jacopo Tintoretto (1518/19-1594) is an old master of the very highest calibre, whose sharp visual intelligence and brilliant oil technique provides a match for any painter of any time. Based on papers given at a conference held at Keble College, Oxford, to mark the quincentenary of Tintoretto's birth, this volume comprises ten new essays written by an international range of scholars that open many fresh perspectives on this remarkable Venetian painter. Reflecting current 'hot spots' in Tintoretto studies, and suggesting fruitful avenues for future research, chapters explore aspects of the artist's professional and social identity; his graphic oeuvre and workshop practice; his secular and sacred works in their cultural context; and the emergent artistic personality of his painter-son Domenico. Building upon the opening-up of the Tintoretto phenomenon to less fixed or partial viewpoints in recent years, this volume reveals the great master's painting practice as excitingly experimental, dynamic, open-ended, and original.
49,00

Il nemico dentro. Perché siamo noi stessi a distruggere la democrazia

Il nemico dentro. Perché siamo noi stessi a distruggere la democrazia

Tom Nichols

Libro: Copertina morbida

editore: Luiss University Press

anno edizione: 2021

pagine: 224

"Abbiamo incontrato il nemico, e siamo noi", diceva all'inizio degli anni '70 Pogo, un popolare personaggio dei fumetti. Walt Kelly, il suo creatore, non immaginava che la battuta sarebbe diventata un modo di dire comune, né che avrebbe descritto a perfezione la situazione di cinquant'anni dopo. Mentre in Occidente le condizioni materiali di vita sono le migliori di sempre e continuano a migliorare, infatti, risentimento e malcontento sembrano dominare ogni spazio del - la vita comune: élite ciniche e corrotte, stranieri e immigrati, banchieri e intellettuali sono di volta in volta i "colpevoli" della decadenza che tanti cittadini dei paesi più evoluti al mondo percepiscono ormai in modo tanto drastico da mettere in discussione la democrazia liberale. Il consenso ottenuto da autocrati populisti, la propensione di molti per un governo di funzionari non eletti o le giustificazioni per l'uso politico della violenza sono i pericolosi segnali di tendenze illiberali sempre più diffuse: dopo aver superato malattie, tensioni sociali, guerre e tragedie di ogni tipo, i paesi occidentali rischiano il paradosso di non superare la sfida di prosperità e benessere. Ma dove ha fallito la democrazia? La risposta che Tom Nichols dà in questo libro ha la forma di un'al - tra, scomodissima domanda: e se invece fossimo noi a non aver superato la prova della democrazia? Quando Edward Banfield teorizzò il "familismo amorale" nella Basilicata degli anni '50, stava descrivendo una società disfunzionale in cui persone altrimenti perbene erano capaci di pensare soltanto al loro benessere e a quello della loro ristretta cerchia familiare: uno schema che rischia di descrivere ancora meglio noi, cittadini globali del Ventunesimo secolo, ormai incapaci di dedicare tempo, motivazione, impegno e persino intelligenza ai temi politici del giorno - a meno che non siano per noi di vitale importanza personale. Secondo Tom Nichols, siamo ormai diventati una società narcisistica e infantile, affamata non di pane ma di conferme tribali e nazionalistiche, nella quale le tentazioni autoritarie stanno mettendo sempre più a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Tutto è perduto, dunque? No, perché, anche se sarà difficile, resuscitando virtù dimenticate come amore per la comunità, compromesso, orgoglio civile e sacrificio, potremo difendere la democrazia, ancora oggi il nostro più prezioso bene comune.
20,00

La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia

La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia

Tom Nichols

Libro: Libro in brossura

editore: Luiss University Press

anno edizione: 2018

pagine: 248

"Se le competenze di settore non sono morte, sono però nei guai. Qualcosa è andato terribilmente storto. Oggi l'America è un Paese ossessionato dal culto della propria ignoranza. Il punto non è soltanto che la popolazione non ne sa molto di scienze, di politica o di geografia (di fatto è così, ma è un vecchio problema). E, in verità, non è neanche un problema, poiché viviamo in una società che funziona grazie alla divisione del lavoro, sistema ideato per liberare ciascuno di noi dalla necessità di sapere tutto. I piloti fanno volare gli aeroplani, gli avvocati dibattono le cause legali, i medici prescrivono farmaci. Nessuno di noi è Leonardo da Vinci, che dipingeva la Gioconda al mattino e progettava elicotteri di notte. E così dev'essere. No, il problema più grande è che siamo orgogliosi di non sapere le cose. Gli americani sono arrivati a considerare l'ignoranza, soprattutto su ciò che riguarda la politica pubblica, una vera e propria virtù. Per gli americani rifiutare l'opinione degli esperti significa affermare la propria autonomia, un modo per isolare il proprio ego sempre più fragile e non sentirsi dire che stanno sbagliando qualcosa. È una nuova Dichiarazione di indipendenza: non riteniamo più ovvie queste verità, le consideriamo tutte ovvie, anche quelle che vere non sono. Tutte le cose sono conoscibili e ogni opinione su un qualsiasi argomento vale quanto quella di chiunque altro. Non siamo di fronte alla tradizionale avversione americana per gli intellettuali e i sapientoni. Sono un professore e lo capisco bene: alla maggior parte delle persone i professori non piacciono. Quel che è peggio, oggi a colpirmi non è tanto il fatto che la gente rifiuti la competenza, ma che lo faccia con tanta frequenza e su così tante questioni, e con una tale rabbia. Di nuovo, forse gli attacchi alla competenza sono più evidenti per via dell'onnipresenza di internet, dell'indisciplina che governa le conversazioni sui social media o delle sollecitazioni poste dal ciclo di notizie ventiquattr'ore su ventiquattro. Ma l'arroganza e la ferocia di questo nuovo rifiuto della competenza indicano, almeno per me, che il punto non è più non fidarsi di qualcosa, metterla in discussione o cercare alternative: è una miscela di narcisismo e disprezzo per il sapere specialistico, come se quest'ultimo fosse una specie di esercizio di autorealizzazione."
20,00

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