Libri di Alberto Sgalla
Ambra
Alberto Sgalla
Libro: Libro in brossura
editore: Pequod
anno edizione: 2024
pagine: 206
Nel quotidiano spettacolo della Riviera degli anni '60, '70, '80 era presa sul serio la gente del sabato sera, si viveva la gioia fisica della superficie, dei corpi in espansione, il va e vieni di sensi disorientati come in una danza, si andava alla ricerca non dell'inconscio della città, dove s'ammassano relitti, ossessioni, fallimenti, ma della bellezza e delle impurità del buio, del peso dell'amore, che non è conforto, di incontri fugaci e ingannevoli, sguardi d'incerta rugiada, la giostra della spossatezza… Sullo sfondo, ma lontana, per un decennio, era la lotta tragica che non lascia margini di scelta, anch'essa apparteneva alla fisicità dei corpi e degli oggetti, la macchina da guerra della libertà di classe... l'anima tumultuosa. Ora è avviato come una Repubblica di Weimar al suo cupo tramonto quel mondo di sana euforia, cabaret, case raffinate, modeste pensioni, pub in cui si spettegolava con l'indulgenza di chi ha già tanto vissuto e rimpiange che sia finito il tempo in cui regnava la pelle delle passioni, locali dove molti condividevano le solitudini e i ricordi di bambini poveri o di bambini perduti in un'agiata noia domestica; s'incrociavano quel tipo di storie che suggestionano fintanto che si vivono e appena cessano si dimenticano, luce di stella morta, o quel tipo di storie che finiscono in dolcezza o in una rottura con la vita precedente. Svanito, come una dolce putrefazione di rossi lecca-lecca.
Café Le Antille
Alberto Sgalla
Libro: Copertina morbida
editore: Italic
anno edizione: 2014
pagine: 153
Tre storie che si sviluppano ciclicamente, come le stagioni, dal freddo temporale d'inverno fino al caldo epilogo estivo. Il rapido alternarsi delle stagioni si intreccia con la sfera emotiva, e l'asettica relazione descritta nel primo capitolo diventa ardente passione nell'ultimo. Luogo ricorrente e punto di ritrovo di tutti i protagonisti è il Café Le Antille. Da lì, come da una bolla di vetro, i personaggi osservano la città mutevole e la gente. Il bar è la loro culla protettiva, nella quale potersi rifugiare e allontanarsi da una realtà che li spaventa o che non li soddisfa, ma anche luogo da cui si sviluppano le loro vicende. Un climax emotivo, un percorso che parte dalla totale insoddisfazione di Diego, protagonista del primo racconto, alle risposte cercate da Matteo nel secondo, fino a giungere all'epilogo di speranza nel quale si dipanano e risolvono alcuni interrogativi e alcune situazioni rimaste aperte. E il libro altro non è che la storia di sentimenti comuni che possono abitare ogni animo umano. Ma le belle descrizioni e lo sguardo sensibile di Sgalla, qui alla sua quarta prova narrativa, permettono anche al lettore di rivivere scelte, che non avrebbe voluto fare, e attimi della vita che vorrebbe cambiare.
Federico Onori
Alberto Sgalla
Libro: Copertina morbida
editore: Cattedrale
anno edizione: 2009
pagine: 160
Senza commozione
Alberto Sgalla
Libro: Libro in brossura
editore: Pequod
anno edizione: 2005
pagine: 127
Deluso e sfiduciato, Riccardo vive con la madre gravemente malata. Frequenta annoiati ambienti altoborghesi, partecipa a festini orgiastici, abusa di stupefacenti inseguendo a tutti i costi il piacere fisico. Scivola così verso un'esistenza sregolata e viziosa in un mondo fatto di sesso e droga, dove incontra l'affascinante Lorena, madre e moglie premurosa costretta a prostituirsi per salvare il marito dalla cassa integrazione, e dove conduce la sua amica di sempre, Silvia, che pur di amarlo cade in un vortice di edonismo spregiudicato. "Senza commozione" racconta la mancanza di certezze e l'insensatezza del vivere con un lirismo disperato e lucido.
Apokopè. 99 versi dorici
Fosco Giannini
Libro: Libro in brossura
editore: Venturaedizioni
anno edizione: 2023
pagine: 150
«Apokopḗ» e il suo dialetto Poesia dialettale: definizione quanto mai generatrice di equivoci. Ebbi la fortuna di frequentare Franco Scataglini nella metà degli anni '70, quando ero ragazzo. Sulla scorta di un mio rilevamento (la constatazione e l'analisi di uno strano florilegio della poesia dialettale in ogni provincia d'Italia, in quegli anni) sottoposi a Scataglini una tesi: quella "poesia dialettale", che in sé avrebbe dovuto essere linguaggio del popolo, in verità era vergata, in grandissima parte, da una "classe" in vasta proliferazione: la piccola borghesia semicolta; una "poesia" distorta e assassinata dagli esponenti più decadenti, annoiati e "bovaristi delle “professioni", che utilizzavano il dialetto come una sorta di divertissement, tutti convinti che quello fosse il linguaggio del popolo (disprezzando, nell'essenza, il popolo), producevano una poesia volutamente priva di afflato, spiritualità, universalità, senza ambizione poetica, dunque senza metafora, metonimia, sineddoche.