Libri di Carlo Invernizzi
Impercettibili nientità. Poesie 1950-2017
Carlo Invernizzi
Libro: Copertina morbida
editore: La nave di Teseo
anno edizione: 2020
pagine: 444
In questo volume è raccolta per la prima volta l'intera opera poetica di Carlo Invernizzi. Dall'inizio degli anni '60 sino alla sua scomparsa nel 2018, la sua ricerca s'è fatta sempre più radicale, sino a trasformarsi in un vero e proprio "corpo a corpo" con l'impossibile. Le sue parole non descrivono, e neppure hanno mai voluto farsi mera testimonianza di uno stato d'animo; esse indicano piuttosto la lucida consapevolezza del fatto che ogni sforzo sarà vano, ma nello stesso tempo assolutamente necessario. Sì, perché la realtà è per lui tutta espressione di quella Natura Naturans che sta prima di ogni distinzione concettuale; prima, cioè, della divisione tra essere e nulla, ma anche di quella tra buono e cattivo, tra bello e brutto. Ed è appunto a tale Natura Naturans, ossia all'infondo senza fondo" di ogni esistenza singolare, che Invernizzi si decide a prestare la propria parola; mostrandosi perfettamente consapevole del fatto che, a prender forma, non può che essere un linguaggio risolutamente indifferente a qualsiasi esigenza comunicativa. Un linguaggio inaudito, fatto di parole destinate a diventare esse medesime "impercettibili nientità", generate dall'inedita consapevolezza che proprio di quel che non si può dire si deve continuare, indefessi, a parlare. Perciò il suo è un linguaggio che finisce per farsi rigorosa "metafisica"; non lontana, forse, da quella che Hugo von Hofmannsthal avrebbe voluto consegnare ad una ancora inedita "lingua delle cose mute".
Lucentizie. L'enigma del tempo
Carlo Invernizzi
Libro: Libro rilegato
editore: Inschibboleth
anno edizione: 2017
pagine: 116
Ha perfettamente ragione Vincenzo Vitiello, quando, nell’introduzione a questo volume afferma: “Pochi scrittori – poeti, romanzieri, ma anche critici e storici, filosofi e scienziati – abitano il linguaggio al modo in cui accade a Carlo Invernizzi, poeta”. Le cui parole vogliono davvero essere “cose”. E, proprio per questo, prendono drasticamente le distanze da quelle che tutti pronunciamo ogni giorno... parole vuote, magari efficaci, ma sempre fraintese, impotenti o quanto meno fragili. Carlo Invernizzi cerca, infatti, una parola che sia in grado di essere la cosa stessa. La roccia, l’altura, la luce, il colore, il confine, il dolore, la gioia... devono dunque lasciarsi contorcere, dire, ma anche disdire, dalle parole in cui “dovranno” a tutti i costi trovare casa. Per questo, nessuno dei lemmi “intuiti” dal nostro poeta avrebbe potuto risolversi nella mera conformità a una sintassi e a una concettualità che, del mondo, non sarebbero mai riuscite neppure a lambire il cuore imprendibile. Lo stesso in relazione a cui, invece, Invernizzi osa; azzardando il disegno di uno sguardo che, trapassando inquieto, di soglia in soglia, sappia farsi davvero poesia. Postfazione di Massimo Donà.