Libri di Diego Anghilante
Abeioabeio. Neo-ruralismo e follia
Diego Anghilante
Libro: Libro in brossura
editore: Araba Fenice
anno edizione: 2022
pagine: 176
«Louren, un occitano di ritorno, carico di illusioni, incapace di vivere l’oggi, che prepara ieri il domani, cadendo nella trappola di un’equazione da principiante “Occitania = ruralità a tutti i costi” con tutto il suo corollario di equivoci e forzature, carico di sfiga, che è riuscito a nascere e a vivere nel posto e nel tempo sbagliati. (...) Lui, che si confronta con i reires, guarda tra lo stranimento e l’ammirazione gli ultimi eredi cialtroni di una formidabile tradizione magliara, viene calpestato dalle pantofole stantie dei condannati all’ergastolo villeggiante. Louren, che scambia insulti pirotecnici con l’ultimo portatore di “berretto a sonagli”, che viene risucchiato lentamente non dai vortici di un torrente in piena, ma dal gorgo di un lavandino domestico, con l’acqua sporca dei piatti accumulati, verso un orizzonte nei tubi, scuro e difficile.» Dalla Prefazione di Sergio Berardo.
Grido e controgrido. Il canto popolare raccontato dal di dentro
Diego Anghilante
Libro
editore: Araba Fenice
anno edizione: 2019
pagine: 128
Che cosa significa cantare insieme ad altre voci? E se questo avviene non in una “normale” corale, con gli spartiti musicali e sotto la guida di un direttore, ma in un gruppo spontaneo di contadini “padani”, tra montanari che urlano a pieni polmoni, aggrappati alle bottiglie di vino di fumose osterie? E quali riflessioni antropologiche, musicologiche, politiche e filosofiche può suscitare quel selvaggio canto polifonico? Come può la pratica del canto popolare assurgere a rito comunitario, e come può tale rito assumere una valenza politica esemplare? E cosa ha a che fare ciò con gli «invasati di Dioniso» di cui scrive Nietzsche? A queste e ad altre domande l’autore cerca di rispondere non attraverso l’asettico approccio dello studioso “esterno”, bensì mettendo a frutto una immedesimazione totale col mondo che racconta, cantando a squarciagola insieme all’altro.
Lou reiremerquez. Dizionarietto italiano occitano di temini astratti, rari e desueti
Diego Anghilante
Libro: Copertina morbida
editore: Ass. Primalpe Costanzo Martini
anno edizione: 2013
pagine: 102
Un dizionario essenziale e letterario, ricavato dai principali dizionari dell'occitano alpino, studiato per chi deve affrontare i temi caratterizzanti il nostro tempo.
Maria e Maddalena-Bastian Nevacho
Oscar Barile, Diego Anghilante
Libro
editore: Centro Studi Piemontesi
anno edizione: 2012
pagine: 205
Pàuta, fiòca e rugby. 30 anni di rugby a Cuneo
Diego Anghilante
Libro: Copertina morbida
editore: Ass. Primalpe Costanzo Martini
anno edizione: 2009
pagine: 135
"Uno spettacolo entusiasmante di forza, coesione e velocità". La storia di una passione e di uno sport vissuto in amicizia.
Opera poetica occitana. Testo occitano a fronte
Antonio Bodrero
Libro: Libro rilegato
editore: Bompiani
anno edizione: 2011
pagine: 1072
Antonio Bodrero è forse il più grande visionario della poesia dialettale del Novecento. Nella sua opera aleggia un sentimento panico della natura, un animismo cristiano che vede in ogni albero un'anima, in ogni anfratto un sarvan (silvano), in ogni minimo fenomeno l'epifania del Dio evangelico, la conferma del suo amore verso le creature. Posseduto dal dono della trasfigurazione, Bodrero vede attraverso la poesia come tutto nell'universo si allacci e si tenga, dalle stelle ai lumi delle baite, dalle scintille del focolare al loro riverbero negli occhi dei bambini, in un concatenarsi analogico che fa della poesia un cammino, una "draio" (sentiero), un segmento visibile nell'infinito devolversi dell'immaginazione umana. E lutto ciò giocando magistralmente con una parola sempre reinventata, potenziata, scavata nelle sue radici antiche. Attraverso la poesia di Bodrero la lingua della minoranza occitana in Italia ha dunque compiuto un salto epocale: da patuà disprezzato, dialetto minoritario destinato all'estinzione, a lingua aulica, sublime, vertigine di mistero capace di parlare non solo all'eccitano che riscopre la sua identità alienata, ma, nel suo respira universale, all'umanità intera. Con l'occitano Bodrero, come già era avvenuto con il provenzale Mistral dell'Ottocento, l'antica lingua d'oc dei trovatori la prima grande letteratura romanza dell'Europa medievale, esce dal sonno dei tanti secoli e ritrova prodigiosamente lo splendore lo splendore delle corti duecentesche.