Libri di Giuseppe Cucinotta
La musica di Stephen King
Giuseppe Cucinotta
Libro: Libro in brossura
editore: Tsunami
anno edizione: 2025
pagine: 224
Metallica, Anthrax, Ramones, AC/DC, Nightwish... sono solo i nomi più rilevanti di un elenco potenzialmente sterminato: quello delle band influenzate da Stephen King. C’è persino chi, come i punk californiani Pennywise, ha addirittura scelto il proprio moniker ispirandosi a uno dei suoi romanzi più famosi, IT. Lo stesso Stephen King è un’immensa enciclopedia musicale: tutta la sua produzione può essere letta attraverso i continui riferimenti che il Re fa a band e canzoni, rendendo in alcuni casi (come nel racconto ‘E hanno una band dell’altro mondo’ e nel romanzo Revival) la musica l’assoluta protagonista delle sue storie. "La musica di Stephen King" racconta il rapporto a doppio filo fra il Re e la musica: dall’impronta lasciata su interi dischi e brani, per arrivare all’influenza degli ascolti personali sulla propria scrittura. È un libro che muove dall’analisi appassionata delle sue opere passando per aneddoti musicali “horror” – come l’ossessione per ‘Mambo No. 5’ di Lou Bega – attraverso interviste, racconti dei protagonisti e ascolti di playlist potenzialmente infinite. Un atto d’amore verso il Re e verso gli innumerevoli mondi che ha contribuito a creare.
Big little lives. Le grandi band nei piccoli club italiani
Giuseppe Cucinotta
Libro: Libro in brossura
editore: Arcana
anno edizione: 2024
pagine: 144
Jimi Hendrix, Ramones, David Bowie, Nirvana, Jeff Buckley, Pearl Jam, Radiohead, Oasis, Muse, Pussy Riot, Green Day. E moltissimi altri ancora. Artisti che hanno cambiato la storia della musica rock e che per i loro live in Italia hanno in più occasioni scelto piccoli locali, anche di provincia, rispetto ad attrezzatissimi palazzetti dello sport con una prospettiva di sold-out garantito. Un fenomeno che, spesso, si spiega con la necessità di restituire una dimensione più intima alla propria musica e favorire una maggiore partecipazione del pubblico, abbattendo le distanze fra palco e pit. A inaugurare questa tendenza è stato Jimi Hendrix, protagonista nel 1968 di uno straordinario concerto al Piper Club di Milano. Un live storico durante il quale il chitarrista ha eseguito capolavori come Hey Joe, Purple Haze e Foxy Lady. Anche proiettandoci in avanti con il tempo, l’attrazione per i piccoli templi della musica italiana non è mai scemata. Dal rumorosissimo live dei Nirvana al Bloom di Mezzago nel 1991 al concerto di Jeff Buckley al Vidia di Cesena, una delle location preferite dai più grandi artisti internazionali. Una tendenza destinata a non cessare, anzi a rinnovarsi nel tempo, che coinvolge anche gli artisti italiani in grado di far registrare il tutto esaurito nei più grandi stadi: ultimo in ordine di tempo Ligabue, che per lanciare il suo ultimo disco ha scelto di organizzare un secret concert, annunciato pochissimi giorni prima, al Largo Venue, uno dei club simbolo di Roma. Big Little Lives come quello dei Green Day, ultimo in ordine di tempo nella nostra cronologia, che ha sconvolto con il furore punk degli esordi i mille fan presenti.
Sono nulla ma devo essere tutto. Punk, cultura, politica e società
Giuseppe Cucinotta
Libro: Libro in brossura
editore: Arcana
anno edizione: 2023
pagine: 136
“No future”, un grido che ha creato migliaia di futuri prima inimmaginabili. Il punk, come nessun altro genere musicale, è diventato la voce e l’amplificatore di processi politici e movimenti sociali destinati a ribaltare la percezione precostituita. E lo ha fatto alla velocità della luce, quasi seguendo lo one, two, three, four che precede l’inizio di ogni canzone. Un’ondata culturale che è cominciata da quei bassifondi che hanno visto la nascita dei Sex Pistols. La loro musica, in maniera molto più consapevole di quanto spesso è stato raccontato, è riuscita nella missione impossibile di mettere in discussione la Corona e la percezione quasi “ultraterrena” dei reali. Da questo momento in poi non è esistita alcuna istituzione che non potesse essere criticata, attaccata, presa di mira. E dalla musica e dai testi, il processo di decostruzione si è poi tradotto in veri e propri movimenti socio-politici in grado di risvegliare la coscienza di migliaia di giovani su tematiche come l’anarchia, l’antimilitarismo e la discriminazione di genere. Un impulso che ha portato il punk a essere elemento aggregatore anche in Sud America nella tristissima stagione delle dittature militari. Da Viv Albertine alle Bikini Kill, il punk è stato anche il primo genere musicale aperto a band interamente femminili. E ancora oggi la voce delle band è uno strumento di consapevolezza: dai NOFX che hanno posto l’attenzione sull’abolizione del diritto d’aborto negli Usa al Sidewalk Project, un’associazione di artisti che ha l’obiettivo di sostenere fasce non protette di popolazione attraverso l’arte. Il punk non è assolutamente morto, quindi, ma ancora una volta è pronto a riscrivere le nostre vite!