Libri di João Guimarães Rosa
Tutameia. Terze storie
João Guimarães Rosa
Libro: Copertina morbida
editore: Del Vecchio Editore
anno edizione: 2015
pagine: 282
"Tutameia. Terze storie" è un insieme di brevi testi che esalta le caratteristiche più peculiari e affascinanti della scrittura di Guimaraes Rosa in un genere distante dalle lunghe narrazioni con cui si è soliti identificare l'autore di "Grande Sertao". Un'infinità di personaggi e approcci letterari, di immagini, luoghi, percezioni: donne che per raffreddare l'ardore dei compagni somministrano droghe e poi con aria virginale inducono alla lussuria, assassinii, amori e gioie sullo sfondo di miserie e ricchezze che non hanno nulla a che fare con il denaro. E ancora: la regione del Centro-Oeste, il sertao minerario, le fazendas, i piccoli paesi, le grandi fattorie e i loro mandriani. Quaranta racconti brevi e quattro prefazioni "a malapena non narrative" che rendono l'insieme un meccanismo perfetto, in cui tutto è connesso e intriso di senso, dall'indice alle epigrafi, e in cui ogni parola si connette a ogni altra come in una perfetta ragnatela inondata da gocce di pioggia che al sole muta continuamente luminosità e forma.
Una storia d'amore
João Guimarães Rosa
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2007
pagine: 93
Come dev'essere una festa? Chi mai potrebbe dirlo. Una festa vera non ha uno spazio, sconfina nella vita della gente. Per un fatto stupefacente, creature inoffensive e vulnerabili erano venute da lontano in quel luogo, neppure una fazenda, tra il Fiume e la Serra dei Gerais. E la festa si disperdeva nell'incalzante meraviglia dei loro racconti. Nell'universo mitico di Guimarães Rosa si delinea un altro suggestivo personaggio, Manuelzone, grande protagonista di "Una storia d'amore", quasi sessant'anni, quasi benestante: è lui che ha organizzato la festa ricca di cose e di persone. Manuelzone sapeva di essere arrivato a poggiare su qualcosa di nuovo, che lo faceva sconfinare in mezzo ai sogni della gente, dentro le sterminate storie del sertao, permettendogli la memoria. E la memoria gli aveva portato la fiducia nel meglio. Ma anche il peso di sospettare che stava invecchiando senza aver avuto un amore. "Una donna bella in un angolo del letto." Sotto questo peso, forse più grande di quello della fatica di una vita, era difficile per lui rimanere nel grande spazio della festa.
Grande sertão
João Guimarães Rosa
Libro: Libro in brossura
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2017
pagine: 512
"Favoloso altipiano del Brasile profondo, deserto-brughiera dei Campos Gerais rinverdito di improvvise palme giganti, il 'sertào' di Guimaràes Rosa è uno spazio magico percorso nell'intrico dei suoi sentieri da santoni e banditi, popolato di mandrie e di piccoli uomini da nomi altisonanti come di eroi di saghe remote. Un universo chiuso, con le sue leggi e le sue opposizioni manichee: Dio e il diavolo, il bene e il male, il lato chiaro e il lato oscuro, l'ordine e il disordine, la guerra e la pace, la legge e i fuorilegge, la siccità e l'abbondanza; ma dove spesso la contingenza e il punto di vista mescolano le tessere così che l'interpretazione ne appare più che stravolta, inaccessibile. 'Vivere è molto pericoloso.' L'affermazione scandisce come uno slogan tutto il racconto di Riobaldo il quale, più che protagonista della vicenda, si presenta a noi come lo storico, il narratore. Se, come voleva Guimaràes Rosa, 'alle volte un libro è maggiore di un uomo', questo libro magico e consolatorio, in cui il rimpianto dell'amore irrealizzato ha la dolcezza pungente di una colpa di inadeguatezza, è forse il dono più grande che l'America Latina del realismo magico e il Brasile della parola iridata hanno fatto in questi anni a un'Europa di disseccato cerebralismo. Un capolavoro riconosciuto della letteratura brasiliana e un classico ormai della narrativa del nostro secolo." (Luciana Stegagno Picchio)
Miguilim
João Guimarães Rosa
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2007
pagine: 135
"Sospesa nell'incantesimo di un parlare inconsueto e di un paesaggio remoto, questa struggente novella, che a prima vista potremmo scambiare per la narrazione di una infanzia drammatica, ci appare, chiusa l'ultima pagina e appreso il fragile e potente segreto che teneva incatenato il piccolo Miguilim, metafora di un qualcosa che non sappiamo bene decifrare. Come per tutti gli altri libri di Guimarães Rosa, anche per quest'operetta dal timbro mozartiano, eseguita dal flauto magico di un narratore non comune, potremmo dire, usando le parole dello stesso Rosa, che 'alle volte, quasi sempre, un libro è più grande di noi'. Ascoltato nella coralità di Corpo di ballo, maestosa sinfonia in sette parti di cui era forse la sonata più toccante, Miguilim contribuiva con la sua mascherina di bambino atemporale alla grandezza di una pantomima che eleggeva il Sertao di Minas Gerais a metafora del mondo. Letta da sola, al di fuori di quel grandioso contesto, nel suo favoleggiare e nella sua orditura narrativa perfetta, questa perla della letteratura universale deve il suo potere di soggiogamento, il suo essere un libro 'più grande di noi', agli interrogativi sui significati che aprono le sue specifiche metafore: gli occhi di un fanciullo, un paio di occhiali, il reale visibile." (Antonio Tabucchi)