Libri di Roberta Martinis
Carlo Scarpa. Casa Zentner a Zurigo: una villa italiana in Svizzera
Davide Fornari, Giacinta Jean, Roberta Martinis
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2020
pagine: 176
Casa Zentner a Zurigo, l'unico edificio realizzato da Carlo Scarpa fuori dall'Italia, viene ideata e costruita tra il 1963 e il 1969 per Savina e René Zentner. Savina Rizzi, intendente di architettura e collezionista d'arte, è tra le più assidue committenti di Carlo Scarpa fin dagli anni Cinquanta. Dopo aver seguito, giovanissima, il progetto di Frank Lloyd Wright per il palazzo sul Canal Grande a Venezia, richiesto dall'architetto Angelo Masieri, suo primo marito scomparso prematuramente, Savina affiderà a Scarpa diversi incarichi tra cui, nel 1953-54, la sistemazione di un appartamento e una tomba, ambedue a Udine, e nel 1968 l'intervento di ristrutturazione della Fondazione Masieri a Venezia. Intanto, dopo essersi trasferita a Zurigo nel 1954, Savina Zentner incaricherà Carlo Scarpa della costruzione della sua villa sulla collina del Dolder, distinguendosi dal contesto Heimatstil delle dimore circostanti, per linguaggio, forme e materiali. Per Savina, Carlo Scarpa sembra ricreare un atlante della memoria allestito da maestranze veneziane: un mondo lontano che danza riflesso da stucchi traslucidi e mosaici metallici, scandito da spazi ed elementi progettati fino alla scala più minuta; secondo intrecci e rimandi tra architettura, design e arte, che connotano questa villa come un'opera d'arte totale. Casa Zentner infatti rappresenta un'eccezione anche tra le opere di Scarpa, data la costanza con la quale egli seguirà tutto l'arco della sua progettazione, fino al suo termine, coadiuvato dall'architetto svizzero Theo Senn, che ne ha materialmente curato la realizzazione. Di questo processo danno conto i numerosi documenti, che hanno permesso di ricostruire una microstoria dell'edificio: più di ottocento disegni conservati per la maggior parte nell'Archivio Carlo Scarpa; la corrispondenza e la contabilità ordinate da René Zentner; le testimonianze orali di coloro che hanno vissuto nella casa o hanno frequentato lo studio di Scarpa in quegli anni. La villa, che è sempre stata abitata dai suoi committenti e mai modificata, è dunque una testimonianza culturale e materiale di valore eccezionale; ora, per la prima volta, apre le sue porte.
Carlo Scarpa. La casa sul Canal Grande
Roberta Martinis, Francesco Magnani, Traudy Pelzel
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2022
pagine: 128
Il volume è dedicato alla storia emblematica della casa sul Canal Grande e dei modi in cui Carlo Scarpa realizzò questa 'boîte à miracle'. Scarpa restaurò la casa tra il 1964 e il 1968, per Loredana Balboni, collezionista e mercante d'arte, vedova di Francesco Pasinetti, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e sorella di Letizia, moglie di Michelangelo Antonioni, che ne fece un ritrovo per letterati, artisti e registi, da Paolini e Maselli, da Visconti a De Kooning, e uno scrigno di opere d'arte, con capolavori di Ernst, Viani, Tancredi e Bacon. L'architetto attrezzò per gli ambienti e le opere uno straordinario cannocchiale luminoso che collega il fronte sul giardino della casa a quello sul Canal Grande. Si avvalse di materiali lapidei modellati con cura estrema e di rivestimenti parietali realizzati ricorrendo a tecniche tradizionali e ai più dotati artigiani veneziani. Dopo la scomparsa di Loredana Balboni, nel 2008, la casa è entrata a far parte delle disponibilità di un nuovo proprietario, che ne ha promosso il necessario restauro. I lavori compiuti hanno permesso di conoscere ogni singolo aspetto della costruzione, di mettere in luce tutte le soluzioni utilizzate da Scarpa, di restituire gli spazi alla loro mirabile lucentezza e trasparenza. La storia emblematica di Casa Balboni è messa in luce da Roberta Martinis sulla scorta di accurate ricerche archivistiche, che hanno portato alla pubblicazione di molti disegni sconosciuti, mentre Francesco Magnani e Trudy Pelzel hanno spiegato, avvalendosi di un'ampia documentazione fotografica, come sono intervenuti per restaurarla.
Carlo Scarpa. The House on the Grand Canal
Roberta Martinis, Francesco Magnani, Traudy Pelzel
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2022
pagine: 128
Il volume è dedicato alla storia emblematica della casa sul Canal Grande e dei modi in cui Carlo Scarpa realizzò questa boîte à miracle . Scarpa restaurò la casa tra il 1964 e il 1968, per Loredana Balboni, collezionista e mercante d'arte, vedova di Francesco Pasinetti, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e sorella di Letizia, moglie di Michelangelo Antonioni, che ne fece un ritrovo per letterati, artisti e registi, da Paolini e Maselli, da Visconti a De Kooning, e uno scrigno di opere d'arte, con capolavori di Ernst, Viani, Tancredi e Bacon. L'architetto attrezzò per gli ambienti e le opere uno straordinario cannocchiale luminoso che collega il fronte sul giardino della casa a quello sul Canal Grande. Si avvalse di materiali lapidei modellati con cura estrema e di rivestimenti parietali realizzati ricorrendo a tecniche tradizionali e ai più dotati artigiani veneziani. Dopo la scomparsa di Loredana Balboni, nel 2008, la casa è entrata a far parte delle disponibilità di un nuovo proprietario, che ne ha promosso il necessario restauro. I lavori compiuti hanno permesso di conoscere ogni singolo aspetto della costruzione, di mettere in luce tutte le soluzioni utilizzate da Scarpa, di restituire gli spazi alla loro mirabile lucentezza e trasparenza. La storia emblematica di Casa Balboni è messa in luce da Roberta Martinis sulla scorta di accurate ricerche archivistiche, che hanno portato alla pubblicazione di molti disegni sconosciuti, mentre Francesco Magnani e Trudy Pelzel hanno spiegato, avvalendosi di un'ampia documentazione fotografica, come sono intervenuti per restaurarla.
Anticamente moderni. Palazzi rinascimentali di Lombardia in età sforzesca
Roberta Martinis
Libro: Libro in brossura
editore: Quodlibet
anno edizione: 2021
pagine: 653
Il volume prende in esame i palazzi privati nel ducato di Milano in epoca sforzesca, progettati e costruiti nel periodo dalla presa di potere di Ludovico il Moro nel 1480, fino a tutto il primo quarto del secolo successivo. Ne deriva un catalogo degli esemplari essenziali a comprendere lo sviluppo della tipologia e l'affermarsi di un modello abitativo nuovo in grado di includere, tra le sue funzioni, anche quella di rappresentare, fissandolo in una fabbrica, il ruolo sociale, politico e culturale del committente. Ai singoli palazzi, che possiamo riconoscere – secondo la celebre espressione di Pietro Aretino – come «modernamente antichi e anticamente moderni», sono dedicati ampi capitoli, che li analizzano da più prospettive e conducono a individuare una linea innovativa nell'arte lombarda, non solo attraverso esempi milanesi, ma anche con verifiche puntuali a Pavia, Piacenza, Lodi, Cremona, Crema e Vigevano, in parallelo con quanto avviene a Firenze o a Venezia, a Mantova o a Ferrara e infine, in date appena successive, a Roma. Attraverso l'analisi del generale avanzamento della cultura architettonica nel suo complesso e delle interconnessioni tra cantieri, artefici e invenzioni linguistiche, il ventaglio delle architetture considerate si amplia notevolmente e arriva a includere alcuni cruciali edifici religiosi e, successivamente, diversi palazzi romani, dove la discesa dei "lombardi" – dall'urbinate Bramante, ormai integrato nei circoli culturali milanesi, a Bramantino e Cristoforo Solari – ha aperto la strada a scambi decisivi e criticamente ineludibili. In questo modo, Roberta Martinis delinea una storia dell'architettura lombarda di quei quarant'anni che hanno cambiato per sempre il linguaggio architettonico padano, trasformando in senso moderno una prassi progettuale sospesa tra il perdurare del gusto gotico e una crescente moda antiquaria.
Il codice Destailleur B dell'Hermitage
Orietta Lanzarini, Roberta Martinis
Libro: Libro rilegato
editore: L'Erma di Bretschneider
anno edizione: 2015
pagine: 320
Carlo Scarpa. La casa sul Canal Grande
Roberta Martinis, Francesco Magnani, Traudy Pelzel
Libro: Copertina rigida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 128
Il libro consente di conoscere un'opera di Scarpa rimasta sino ad ora avvolta nel mistero e di confrontarsi con un tema spinoso e attuale, quello del restauro delle più significative opere di architettura contemporanee. Scarpa restaurò la casa tra il 1964 e il 1968 , per Loredana Balboni , collezionista e mercate d'arte, vedova di Francesco Pasinetti, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e sorella di Letizia, moglie di Michelangelo Antonioni, che ne fece un ritrovo per letterati, artisti e registi, e uno scrigno di opere d'arte. L'architetto attrezzò per gli ambienti e le opere d'arte uno straordinario cannocchiale luminoso che collega il fronte sul giardino della casa a quello sul Canal Grande. Si avvalse di materiali lapidei modellati con cura estrema e di rivestimenti parietali realizzati ricorrendo a tecniche tradizionali e ai più dotati artigiani veneziani. Dopo la scomparsa di Loredana Balboni, nel 2008, la casa è entrata a far parte delle disponibilità di un nuovo proprietario, che ne ha promosso il necessario restauro , prefiggendosi di portarlo a termine nella maniera più accurata. I lavori compiuti hanno permesso di conoscere ogni singolo aspetto della costruzione, di mettere in luce tutte le soluzioni utilizzate da Scarpa, di restituire gli spazi alla loro mirabile lucentezza e trasparenza. La storia emblematica di Casa Balboni è messa in luce da Roberta Martinis sulla scorta di accurate ricerche archivistiche, che hanno portato alla pubblicazione di molti disegni sconosciuti, mentre Francesco Magnani e Trudy Pelzel hanno spiegato, avvalendosi di un'ampia documentazione fotografica, come sono intervenuti per restaurarla.
Carlo Scarpa. The House on the Grand Canal
Roberta Martinis, Francesco Magnani, Traudy Pelzel
Libro: Copertina rigida
editore: Electa
anno edizione: 2021
pagine: 128
Il libro consente di conoscere un'opera di Scarpa rimasta sino ad ora avvolta nel mistero e di confrontarsi con un tema spinoso e attuale, quello del restauro delle più significative opere di architettura contemporanee. Scarpa restaurò la casa tra il 1964 e il 1968, per Loredana Balboni, collezionista e mercate d'arte, vedova di Francesco Pasinetti, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e sorella di Letizia, moglie di Michelangelo Antonioni, che ne fece un ritrovo per letterati, artisti e registi, e uno scrigno di opere d'arte. L'architetto attrezzò per gli ambienti e le opere d'arte uno straordinario cannocchiale luminoso che collega il fronte sul giardino della casa a quello sul Canal Grande. Si avvalse di materiali lapidei modellati con cura estrema e di rivestimenti parietali realizzati ricorrendo a tecniche tradizionali e ai più dotati artigiani veneziani. Dopo la scomparsa di Loredana Balboni, nel 2008, la casa è entrata a far parte delle disponibilità di un nuovo proprietario, che ne ha promosso il necessario restauro, prefiggendosi di portarlo a termine nella maniera più accurata. I lavori compiuti hanno permesso di conoscere ogni singolo aspetto della costruzione, di mettere in luce tutte le soluzioni utilizzate da Scarpa, di restituire gli spazi alla loro mirabile lucentezza e trasparenza. La storia emblematica di Casa Balboni è messa in luce da Roberta Martinis sulla scorta di accurate ricerche archivistiche, che hanno portato alla pubblicazione di molti disegni sconosciuti, mentre Francesco Magnani e Trudy Pelzel hanno spiegato, avvalendosi di un'ampia documentazione fotografica, come sono intervenuti per restaurarla. Edizione in inglese.
L'architettura contesa. Federico da Montefeltro, Lorenzo de' Medici, gli Sforza e palazzo Salvatico a Milano
Roberta Martinis
Libro: Libro in brossura
editore: Mondadori Bruno
anno edizione: 2008
pagine: 257
II libro mette a fuoco un momento di passaggio per l'architettura e la mentalità della committenza a Milano tra Quattro e Cinquecento, attraverso lo studio di palazzo Salvatico. Le vicende che lo vedono protagonista si snodano infatti lungo due periodi: la signoria sforzesca, tra 1468 e 1500, e la seconda dominazione francese. Apparentemente legato al nome di uno dei suoi proprietari, il senatore Giovanni Angelo Salvatico, il palazzo ha rivelato di contenere vicende precedenti, bene occultate, che parlano di contesti importanti ma sfuggenti.