Libri di Serena Rovere
Un registro trecentesco della Casa di Dio padovana
Serena Rovere
Libro
editore: Edizioni di Storia e Letteratura
anno edizione: 2020
pagine: 316
La storia della Ca' di Dio ci è nota attraverso la documentazione ufficiale e i quaderni d'amministrazione tenuti dai gestori dell'ospedale. Il manoscritto qui edito è appunto uno di questi documenti e la sua preziosità consiste nella quantità di informazioni storiche e socio-politiche che vi si riflettono direttamente e indirettamente. Da un lato esso offre uno spaccato di vita della Ca' di Dio nella fase più antica della sua storia, dall'altro fornisce notizie qualitativamente rilevanti sia in merito alla gestione del vasto patrimonio immobiliare sia in merito all'organizzazione della vita ospedaliera. Non meno importante, il registro rappresenta una genuina e affidabile testimonianza della lingua del suo redattore, che spicca con rilievo in mezzo ai numerosi documenti, di analoga natura, redatti in latino.
L'«Esopo» napoletano di Francesco del Tuppo
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2017
pagine: 818
Alla nutrita serie quattrocentesca dei volgarizzamenti di materia favolistica appartiene anche L'"Esopo" di Francesco del Tuppo. L'opera, tramandata dalla "princeps" curata dallo stesso autore-editore, contiene il volgarizzamento della "Vita" in prosa di Rinuccio e delle "Favole" in versi di Walterius, con l'aggiunta di due componimenti forse di diverso autore. A farne uno dei prodotti più interessanti della tradizione incunabolistica quattrocentesca, contribuiscono: la sua complessa architettura tipografica, in cui si alternano testo e immagine, latino e volgare, prosa e poesia; la curiosa scelta delle fonti latine operata dall'autore, che da un lato giustappone alla "Vita" di Rinuccio la silloge favolistica walteriana anziché quella rinucciana e, dall'altro, nel volgarizzare la biografia di Esopo, sembra valersi di un testo-base più breve; il cospicuo apparato di moralizzazioni ed exempla che tien dietro alle "Favole", in cui la lingua dell'autore, non più vincolata dal dichiarato intento di realizzare una "traducio materno sermone fidelissima", acquista disinvoltura e si colora di più genuine tinte dialettali.