Libri di Ximena Rodriguez Bradford
Basquiat. La regalità, l'eroismo e la strada
Michel Nuridsany
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2025
pagine: 364
È il 10 febbraio 1985 e sulla copertina del New York Times Magazine troneggia un Jean-Michel Basquiat in completo Armani seduto nel suo studio di Great Jones Street. Distanze siderali lo separano dal tempo in cui, ribellandosi a un padre borghese, ha scelto il mondo underground dei graffiti, della musica no wave e dei club per dare sfogo a quell'"ottanta percento di rabbia" che alimenta la sua fame di successo. Il radiant child è ormai riconosciuto come il più noto pittore nero e firma opere a quattro mani con Andy Warhol, ma questa celebrità si trasforma presto in una gabbia dorata in cui l’establishment dell’arte lo rinchiude e da cui nemmeno gli eccessi riusciranno a salvarlo. Michel Nuridsany ci descrive un temperamento contraddittorio in un’epoca di contraddizioni: Basquiat vive sulla propria pelle un turbinio di stimoli ed emozioni che riversa poi su qualsiasi supporto abbia a portata di mano: parole, immagini e suoni si ricompongono magicamente in una forma nuova che fa di lui uno dei maggiori poeti visivi del Novecento.
Il surrealismo come tergicristallo
Robert Lebel
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2025
pagine: 240
Robert Lebel (1901-1986) è stato al contempo poeta e romanziere d’eccezione, fine critico d’arte, esperto di pittura antica e collezionista eccentrico. Oggi è ricordato principalmente per la celebre monografia su Marcel Duchamp apparsa nel 1959 dopo dieci anni di intensi scambi con l’artista da una sponda all’altra dell’Atlantico. Definirlo un esegeta di Duchamp, tuttavia, rischia di oscurare le molteplici sfaccettature di un importante testimone della cultura del suo tempo. Questa prima raccolta di scritti sul Surrealismo, composti da Lebel fra il 1943 e il 1984, intende compensare una visione parziale del suo percorso e rendere conto della complessità e dello spessore dei suoi legami con il movimento fondato da André Breton. Una selezione di testi teorici, saggi monografici e note critiche accompagnate da fotografie perlopiù inedite ricompone il profilo proteiforme di un intellettuale che indossa, di volta in volta, le vesti di adepto riluttante, spettatore ostinato e commentatore imparziale delle avventure surrealiste, di cui restituisce le fasi alterne e le relazioni controverse dei suoi protagonisti a partire dagli anni dell’esilio americano. Lebel appare come un cane sciolto capace ‒ per mezzo dell’umorismo e della dissacrazione ‒ di mantenere un’indipendenza di vedute imposta da una viscerale avversione verso ogni forma di militanza o di azione collettiva. Tale distacco non gli impedisce però di condurre il proprio occhio “iperlucido” a scavare in un universo artistico gremito di anime genuinamente sovversive ‒ da Roberto Matta a Isabelle Waldberg, da Yves Tanguy a Jean-Pierre Duprey ‒ attestando le sue passioni in una scrittura sontuosamente classica e libera. Nel rivelarci gli aspetti splendidi e insieme terrificanti di un movimento capitale del xx secolo, Lebel è animato dalla volontà non solo di mostrare il lato meno noto delle opere di artisti quali per esempio Lam, de Chirico o Ernst, ma anche di rispondere, in ogni fase della propria esistenza, a una domanda che un giorno gli è stata rivolta e che oggi ritorniamo a porci: a che punto siamo con il Surrealismo?
Lartigue. L'album di una vita 1894-1986
Libro: Libro rilegato
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2025
pagine: 400
A soli otto anni Jacques Henri Lartigue (Courbevoie, 1894 - Nizza, 1986) prese in mano il suo primo apparecchio fotografico e da allora non smise più di raccogliere le immagini di una vita libera e spensierata: dai giochi d’infanzia, ai picnic, dalle donne eleganti al Bois de Boulogne, alle gite con gli amici, dalle corse automobilistiche ai primi aeroplani. Gli album messi insieme nell’arco di un’esistenza sono la cronaca accurata e minuziosa di una storia familiare e di un intero secolo. Lartigue si è impossessato della modernità come pochi hanno saputo fare, la sua opera ormai appartiene alla storia. Testi di Clément Chéroux, Maryse Cordesse e Kevin Moore.
Charlotte Perriand
Anne Bony, Kengo Kuma
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 178
Charlotte Perriand (1903-1999) è un’architetta e designer francese che ha contribuito a fondare il design contemporaneo e a rinnovarlo continuamente. Dall’inizio della sua carriera nel 1927 fino al 1937, lavora con Le Corbusier e Pierre Jeanneret a Parigi come partner responsabile dell’architettura d’interni e dei complementi d’arredo. Con loro sviluppa quello che sarà il suo lavoro più conosciuto: la serie di sedie in tubi di acciaio. Lo stile unico con cui Perriand scolpisce spazio, luce e materia si basa su una logica semplice e funzionale che ritroviamo in molto design di oggi. Il testo introduttivo di Anne Bony ripercorre le tappe della sua vita e della sua carriera di donna emancipata, libera dalle convenzioni, precocemente affascinata dallo spazio vuoto e dal design d’avanguardia, visionaria al punto da farsi strada in una professione dominata dagli uomini. Nel testo che chiude il volume, l’archistar Kengo Kuma approfondisce il legame di Perriand con il Giappone: se questo paese, dove Charlotte soggiornò per due anni, è punto di partenza della sua carriera, lei a sua volta ha avuto un ruolo fondamentale negli sviluppi dell’architettura e del design giapponesi. Tanto che, ancora oggi, sono numerosi i giovani designer che trovano ispirazione nelle sue creazioni nutrite di libertà e di amore per la vita.
Louvre, mon amour. Undici grandi artisti in visita al museo più famoso del mondo
Pierre Schneider
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2023
pagine: 192
È indispensabile dare fuoco al Louvre per affermarsi tra i maestri del proprio tempo? Per rispondere a questa provocazione, negli anni sessanta il critico d’arte Pierre Schneider invitò undici celebri artisti – fra cui Giacometti, Miró, Chagall, Steinberg – ad accompagnarlo, uno per volta, attraverso le sale del museo per eccellenza. La verità che ne emerse è valida tutt’oggi: il Louvre esercita un richiamo inesauribile sul vero artista, il quale sa instaurare un dialogo fra pari con i giganti che vi dimorano. Schneider registra ogni commento, ogni gesto, perfino i silenzi e gli umori altalenanti dei suoi interlocutori, dei quali tratteggia in poche battute l’itinerario del pensiero. Poi, al momento buono, la domanda insidiosa. Le loro repliche – a volte feroci, a volte ammirate, mai deferenti – rivelano un acume raro nello scandagliare opere con cui dimostrano una intimità fuori dal comune. Assistiamo così all’imprevedibile commozione di Chagall davanti a Courbet («un grande poeta»), alla sua stizza di fronte a Ingres («troppo leccato»), alla predilezione di Giacometti per l’autoritratto di Tintoretto («la testa più magnifica del Louvre»), ai fischi di ammirazione che Miró rivolge ai mosaici africani. In queste trascinanti passeggiate soffia uno spirito di riconciliazione fra vecchio e nuovo che mette in crisi l’idea del museo quale deposito di oggetti obsoleti, incapaci di parlare ai contemporanei. Ai suoi undici visitatori d’eccezione il Louvre appare, di volta in volta, come una scuola per affinare la visione, il cimitero ideale, una macchina del tempo che azzera scarti millenari, ma soprattutto il luogo in cui è possibile misurarsi con quanto di più grande è stato creato dall’inizio dei tempi.
Il paradigma dell'arte contemporanea. Strutture di una rivoluzione artistica
Nathalie Heinich
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2022
pagine: 288
In un articolo del 1999 Nathalie Heinich proponeva di considerare l’arte contemporanea come un “genere” dell’arte, con precise specificità e distinto tanto dall’arte moderna quanto dall’arte classica. Quando quindici anni dopo torna sulla questione, la querelle sull’arte contemporanea non si è ancora spenta; anzi, è rinfocolata dall’esplosione dei prezzi e dalla spettacolarizzazione delle proposte artistiche accolte in seno alle istituzioni più rinomate. Più che un genere artistico – azzarda l’autrice – l’arte contemporanea ha inaugurato addirittura un nuovo paradigma. Secondo l’accezione che l’epistemologo Thomas Kuhn ha dato a questo termine, ogni nuovo paradigma si impone sul precedente al costo di una violenta rottura e di una ridefinizione delle norme che regolano un’attività umana. Nel campo delle pratiche artistiche il terremoto ha investito il sistema di valori che determinano cosa sia legittimo far passare per arte. All’ordine del giorno non è più la bellezza né l’espressione dell’interiorità – come esigevano i paradigmi precedenti – ma la tendenza a trasgredire i limiti spostando l’orizzonte del possibile sempre un po’ più in là. A essere in vigore è il “regime di singolarità”, che privilegia per principio tutto ciò che è innovativo. Heinich ripercorre le tappe di questa rivoluzione, a partire dalla premiazione di Rauschenberg alla Biennale di Venezia del 1964 e dalle feroci reazioni che suscitò. Ne racconta gli effetti sui meccanismi del mondo dell’arte, evidenziando come sono mutati i criteri di produzione e circolazione delle opere, lo statuto dell’artista, il ruolo di intermediari e istituzioni. Il suo è un punto di vista esterno al sistema: da sociologa, conduce un’indagine rigorosa e imparziale, traboccante di aneddoti impiegati come preziosi strumenti analitici. Lo scopo non è fornire armi all’accusa o alla difesa nel processo contro l’arte contemporanea, ma descrivere la realtà dei fatti. Solo prendendo atto del cambio di paradigma è infatti possibile sgomberare lo sguardo da categorie sorpassate e avvicinarsi all’arte contemporanea non per approvarla o deprecarla ma semplicemente per comprenderla.
Harald Szeemann. Un caso singolare
Nathalie Heinich
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2021
pagine: 69
Nel settembre del 1988 una giovane Nathalie Heinich fa visita ad Harald Szeemann nel suo studio sul Monte Verità. Heinich è lì per intervistarlo, vuole trovare conferma a un’intuizione: la figura del curatore è sempre più assimilabile a quella di autore e nessuno può dirlo meglio di Szeemann, che realizza mostre da trent’anni e ha ridefinito le pratiche curatoriali secondo una metodologia personale. Szeemann è stato il più giovane direttore di museo alla Kunsthalle di Berna, poi segretario generale di documenta 5 a Kassel. Ma è diventato un mito con la folgorante “When Attitude Becomes Form”, la mostra che nel ’69 ha rappresentato per lui una catarsi, una rottura con il passato in nome di un’estetica nuova. Nel panorama dei curatori-autori Szeemann è il “caso singolare”. Questa singolarità è data da un profilo individuale insostituibile, che si scosta dai sentieri già battuti per inseguire le proprie intuizioni spostando l’asse dal valore ufficiale delle opere alla natura quasi sentimentale del rapporto con l’artista e con la materia da esporre. Il curatore-autore si affida unicamente al proprio sesto senso, alle proprie ossessioni: rifiuta di fare “carriera” per occuparsi di temi che è l’unico a potere trattare. La difesa della singolarità plasma i contenuti delle singole mostre, ma anche il nesso logico fra una mostra e l’altra, fino a formare un insieme che assume sempre più l’aspetto di una grande opera personale, sorretta da un’intima necessità, alimentata dalle circostanze di una traiettoria biografica e non già dal caso o dalle imposizioni di un programma istituzionale.
Lontano da Roma
Pablo Montoya
Libro: Libro in brossura
editore: Castelvecchi
anno edizione: 2020
pagine: 144
Che cosa si prova a vivere in esilio, abitando una terra straniera senza poter più ascoltare la lingua materna? Attraverso la voce intensa di Ovidio, “Lontano da Roma” ripercorre gli ultimi mesi della sua esistenza, vissuti nel rimpianto della patria. La penna mirabile di Montoya ha il merito di riuscire a far arrivare sino a noi le parole inconfondibili del poeta romano, le sue inquietudini, la sua malinconia, la fierezza del suo temperamento dinanzi ai soprusi dell’Imperatore Augusto. La narrazione commovente delle sofferte vicissitudini di Ovidio, dalle tonalità a tratti epiche, trascina il lettore d’un sol colpo nel mondo antico, mentre lo invita a riflettere su cosa significa per ogni essere umano sperimentare la perdita delle cose amate. Postfazione di Alessandro Secomandi.
Frida Kahlo. Una biografia
María Hesse
Libro: Libro rilegato
editore: Solferino
anno edizione: 2018
pagine: 149
Un corpo segnato dal dolore e dalla passione, abitato da immagini impetuose e seducenti: Frida Kahlo fu molto più che sofferenza e angoscia, fu un'artista piena di vita. La sua pittura è lacrime e sangue ma anche festa e luci. Visse sempre agli estremi, oscillando dal colore al nero, dalla felicità alla tristezza più profonda, dalle risate ai canti. Fu una donna appassionata che non si rassegnò mai a restare nell'ombra del suo grande amore, il pittore Diego Rivera, e combatté per realizzare tutti i propri sogni, uno a uno. Visse con intensità i passaggi tragici quanto quelli più gioiosi dell'esistenza e questa grande forza è entrata come una magia nei suoi quadri. La biografia illustrata della grande pittrice messicana vista attraverso gli occhi e la creatività di María Hesse, artista spagnola che sa coniugare illustrazione e testo in un'esperienza visiva quasi tattile.
Trittico dell'infamia
Pablo Montoya
Libro: Libro in brossura
editore: Fondazione Mudima
anno edizione: 2017
pagine: 302
Basquiat. La regalità, l'eroismo e la strada
Michel Nuridsany
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2016
pagine: 384
È il 10 febbraio 1985 e sulla copertina del New York Times Magazine troneggia un Jean-Michel Basquiat in pompa magna, seduto nel suo studio di Great Jones Street. Lo sguardo indolente fissa l'obiettivo mentre la mano impugna il pennello come un'arma. Il piede nudo, poggiato su una seggiola rovesciata che pare una carcassa di animale, spezza la formalità del completo Armani lasciando intravedere l'orlo del pantalone sporco di pittura. Distanze siderali lo separano dai tempi in cui, sottrattosi all'indifferenza borghese del padre e all'instabilità psichica della madre, ha scelto la strada, il mondo underground dei graffiti e della musica no wave, dei club, ma soprattutto i muri di New York per dare sfogo a quell'"ottanta percento di rabbia" che alimenta la sua fame di successo. Dall'anonimato di SAMO - il marchio con cui ha timbrato a fuoco la pelle di una città ancora ostaggio dei problemi razziali e del degrado urbano - nel giro di pochi anni Jean-Michel passa a firmare opere a quattro mani con Andy Warhol. È ormai il più noto pittore nero, il primo a ottenere una fama internazionale. Un traguardo fortemente voluto e raggiunto con caparbietà, ma che non tarda a trasformarsi in un'etichetta da appiccicargli addosso, in una gabbia dorata in cui l'establishment dell'arte sembra averlo rinchiuso e da cui nemmeno gli eccessi e forse l'ultimo, estremo tentativo di fuga - un ritorno alle origini, a quell'Africa meta del biglietto aereo che ha in tasca al momento della prematura morte a ventisette anni - riusciranno a salvarlo. Temperamento contraddittorio in un'epoca di contraddizioni, Basquiat vive sulla propria pelle e nella propria persona un turbinio di stimoli, un groviglio di emozioni che riversa poi sulla tela e su qualsiasi supporto abbia a portata di mano: parole, immagini e suoni si ricompongono magicamente in una forma nuova che fa di lui uno dei maggiori poeti visivi del Novecento.
Nadar. Un bohémien introverso
Stéphanie de Saint Marc
Libro: Libro in brossura
editore: Johan & Levi
anno edizione: 2014
pagine: 299
L'eccentrico Baudelaire con l'estroso fiocco nero annodato sulla camicia immacolata, lo sguardo fiero e inflessibile di Victor Hugo da vecchio o il fascino magnetico di Sarah Bernhardt, ancora ventenne. Difficile non conoscere i ritratti fotografici di Felix Tournachon, in arte Nadar, abile come nessun altro nel cogliere la "sembianza intima" dei suoi contemporanei nella Parigi della seconda metà dell'Ottocento. Nato sotto la Restaurazione e uscito di scena alla vigilia della Grande Guerra, Nadar visse quasi un secolo da personaggio pubblico di primo piano. In questa biografia Stéphanie de Saint Marc ci svela gli altri volti del grande fotografo, incarnazione di un "paradosso vitale dalle mille sfumature": i turbolenti esordi che spiazzarono l'opinione pubblica con le prime, pioneristiche vignette, contribuendo alla nascita della petite presse, la futura stampa scandalistica; i "colpi di testa", come quel mattino di marzo del 1848 in cui mollò tutto e, a piedi, partì con l'esercito francese alla volta della Polonia per liberarla dall'invasore russo; l'insaziabile spirito d'avventura che lo portò prima in cielo, a fotografare le nuvole a bordo di un pallone aerostatico, e poi giù nelle viscere della terra, a immortalare le catacombe di Parigi utilizzando una sorta di flash ante litteram; il carattere goliardico di un artista chiacchierato "che in cinque minuti passava al tu e aveva ottomila amici", ma al contempo introverso...