Libri di Alessandro Provera
L'intreccio e la successione delle posizioni di garanzia nel diritto penale
Alessandro Provera
Libro
editore: EDUCatt Università Cattolica
anno edizione: 2024
pagine: 272
L'ombra delle «colonne infami». La letteratura e l'ingiustizia del capro espiatorio
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2022
pagine: 408
La letteratura moderna, in particolare nei capolavori, tra gli altri, di Manzoni, Camus, Steinbeck presi in considerazione nel presente volume, con la capacità di iscriversi nelle coscienze che è propria della grande narrativa, ha posto sotto gli occhi e dentro la mente del lettore le crudeli devastazioni della antica e perversa dinamica alla base della costruzione del capro espiatorio e dei riti sacrificali. Specie di quelli che rivestano le pratiche persecutorie col manto legittimo e rispettabile del diritto e del processo penale. Dinamica che in René Girard ha trovato uno dei suoi massimi diagnosti e di cui il libro invita a fare dolente ma salutare esperienza, calandosi negli abissi più oscuri dell’animo umano, non senza riemergerne con possibili prospettive di giustizia e antidoti culturali e regolativi idonei a portare alla luce, contrastare o almeno contenere la formidabile spinta alla ricerca di vittime su cui illusoriamente scaricare colpe e nodi irrisolti da individui, istituzioni e collettività. Nella Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, da cui non a caso si è tratta ispirazione per il titolo del volume, il meccanismo del capro espiatorio trova il suo unico punto di rottura nella figura di Gasparo Migliavacca che, come Cristo in Girard, rifiuta di espandere la furia sacrificale evitando ulteriori chiamate di correità. Senza il suo esempio – come si legge nel libro – l’uomo sarebbe costretto a negare la Provvidenza o ad accusarla, cioè si troverebbe vincolato all’interno di un dualismo incapace di dare una risposta al problema dell’esistenza del male.
Il viaggio letterario della giustizia. Storie di scoperte, colonizzazioni, migrazioni, turismi
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2020
pagine: 296
I viaggi reali, per quanto esperienza vissuta da molti nei secoli, sono poca cosa rispetto al ben più vasto alone simbolico e antropologico dell’idea del viaggio. Non solo perché la letteratura ha insediato nell’immaginario occidentale storie e personaggi – da Odisseo a Robinson Crusoe – che anche il più addomesticato tour vacanziero ha il potere di suscitare in chi lo intraprenda. Soprattutto, queste storie sono fonte di innumerevoli metafore che ‘trasportano’ a ciò che per la vita di ognuno hanno voluto dire approdi e naufragi, addii e ritorni, tempeste e bonacce. È, questa, l’incantevole dimensione del viaggio interiore, destinata ad accentuare ulteriormente la sua prevalenza anche per la minore attrattiva che avranno a lungo i viaggi reali a causa dei timori pandemici. Tutti questi livelli simbolici guidano gli autori del volume a porsi essenziali domande di giustizia relative alle forme di viaggio, reali o metaforiche, dei nostri giorni. Si discute ad esempio del turismo, della sua sostenibilità come «questione morale». E analoghi interrogativi ci si pone rispetto all’immigrazione o al rapporto con i beni cultuali di altri paesi. Reso acuto dall’universo narrativo della letteratura greca antica e moderna, della Tempesta di Shakespeare, di Cuore di tenebra di Conrad, e di altri capolavori, il lettore potrà riconoscere le forme rispettabili e accattivanti con cui a volte si mascherano i segni antichi di uno sfruttamento (neo)coloniale. Se il viaggio, in ogni sua forma, resta soprattutto incontro di mondi diversi, la giustizia o l’ingiustizia di questo ‘andare’ ha le sue radici già nello sguardo di chi arriva e di chi accoglie, nell’equilibrio che vi si gioca tra il dare e il togliere, tra il comprendere e l’imporre. Anzi: tutto prima ancora si rivela nel livello di reale attenzione prestata a ciò cui e, soprattutto, a chi si va incontro.
Io perpetratore io vittima. Una prospettiva giusletteraria
Libro: Libro in brossura
editore: Giappichelli
anno edizione: 2020
pagine: 192
Nel rievocare vicende significative, più o meno lontane nel tempo, ci si deve ormai sempre più confrontare – quale che sia l’uditorio, ma specialmente rivolgendosi a un certo pubblico giovanile ad avanzato tasso di digitalizzazione – con una sorta di effetto “telescopio rovesciato”: è diffusa la propensione ad allontanare (potremmo dire: archeologizzare) più che avvicinare quanto accaduto anche in quello che potrebbe ritenersi un passato recente. Questa tendenza è andata indubbiamente accentuandosi negli ultimi anni per effetto dell’accelerazione che le tecnologie hanno impresso ai tempi delle nostre vite. [...]. Non c’è bisogno di essere psicanalisti junghiani per cogliere una costante spinta ad allontanare dalla visuale e dalla memoria il lato oscuro, l’‘ombra’, che si nasconde dentro l’animo di ognuno (singolo individuo o popolo) e che, anche solo immaginato nell’‘altro’, perturba e inquieta. Si tratta di un meccanismo che priva di autenticità le nostre vite e che contribuisce a distanziarle artificialmente da quelle dei nostri simili e dalla nostra stessa umanità, visto che, come osservava lo scrittore Iosif Brodskij, è nelle difficoltà o «in piena disperazione», che la vita ci «sta parlando nell’unico linguaggio che realmente conosce». […]. Sono […] le narrazioni a poter offrire una tra le possibili ‘chiavi’ di reale comprensione e avvicinamento delle vicende di disumanità che la Storia ci ha tramandato (e, forse, a immunizzare dalla coazione a ripetere il meccanismo della distanza)”. (Dalla Prefazione di Gabrio Forti) In questa prospettiva, il volume si prefigge la finalità di tentare di ridurre la distanza da due eventi, tra loro non relazionati, che hanno contribuito a determinare la tragicità del Novecento, la Shoah e l’esodo giuliano-dalmata, relativamente ai quali il popolo italiano ha assunto nel primo caso la veste di perpetratore, nel secondo quella di vittima. Costruire una memoria corretta e condivisa su questi eventi può contribuire a porre le basi per una comunità fondata sulla giustizia.
Umanità in trincea. Voci di giustizia da una Grande Guerra senza pace
Gabrio Forti, Alessandro Provera, Biancamaria Spricigo
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2019
pagine: 300
La trincea, con «la sua nervosa ossessione di ciò che sta tramando 'l'altra parte'», si è insediata nelle mentalità con la Grande guerra e getta l'ombra delle sue paranoie fino al nostro presente, fissando «un modello di moderna polarizzazione politica, sociale, artistica e psicologica». Pur lontane dal fango e dal sangue, 'trincee' furono anche quelle allestite a Versailles, perché sui tavoli diplomatici del 1919 non si fece che perpetuare lo stesso 'spirito del 1914' da cui l'immane conflagrazione aveva tratto origine e che avrebbe generato sempre nuove catastrofi. L'infinita catena delle rivalse, il 'patriottismo difensivo' e punitivo, la tendenza a 'schivare il concreto', l'avidità e le idee di superiorità razziale occultate sotto la coltre retorica di grandi ideali continuarono a incombere sull'Europa e sul mondo. I conflitti e le spinte disgregatrici dei nostri giorni ne portano i cupi segni. Segni di un'ingiustizia originaria e radicale, che è già manifesta — come insegna l'esperienza professionale degli autori, tre penalisti — nell'ansia di restituire il torto e di pervenire a qualche 'soluzione finale' criminalizzando e annientando gli elementi di disturbo. Il libro esplora lo 'spiritualmente tipico' di quelle vicende, da Sarajevo fino a oggi, raccogliendo sia dalle memorie dei dimenticati della guerra sia dalla grande letteratura mitteleuropea (Musil, Canetti, Kraus, Roth, Trakl) e italiana (Gadda, D'Annunzio, De Roberto, Serra, Slataper, Stuparich, Svevo, Lussu, Saba, Marin, Ungaretti), parole espressive di una giustizia che si invera, come scrisse Piero Calamandrei, immergendosi nel dolore dell'altro (del 'nemico' stesso) e degli ultimi. È questa la via d'uscita dalla prigionia delle trincee, fisiche e psichiche, che riconduce al «senso della parola uomo», dove la terra non è più 'di nessuno', ma 'di ognuno': dove «ognuno, ma proprio ognuno», come scrive Elias Canetti, è «un centro a fianco di innumerevoli altri, i quali lo sono quanto lui».
La grande guerra. Storia e parole di giustizia
Libro: Libro in brossura
editore: Vita e Pensiero
anno edizione: 2018
pagine: 312
Il primo conflitto mondiale non è un avvenimento passato e concluso, su cui è “già stato detto tutto”. La Grande Guerra abita ancora il nostro presente, in primo luogo perché molti dei problemi geopolitici che oggi affliggono il mondo hanno avuto origine da quel conflitto e dalla “pace” che ne è seguita. Le voci che risuonano dalla Grande Guerra continuano, inoltre, a parlarci e a interrogarci dall’abisso immenso delle sofferenze patite e ci aiutano a comprendere le ingiustizie di oggi. La letteratura della grande Guerra rappresenta poi una delle massime manifestazioni dell’esigenza umana di confrontarsi con l’altro da sé, in primo luogo con il nemico. Solo attraverso questo confronto si può sottoporre a giudizio ogni convinzione e tentare di superare confini che appaiono invalicabili, anche al fine di costruire una società basata sulla giustizia e su relazioni di solidarietà non solo nell’ambito europeo. Il volume raccoglie i saggi che traggono spunto dal Ciclo seminariale “Giustizia e letteratura della Grande Guerra”, organizzato dal Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale (CSGP) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’anno accademico 2017-2018.