Libri di Curzio Malaparte
Opere scelte
Curzio Malaparte
Libro
editore: Mondadori
anno edizione: 1997
pagine: 1712
Il volume raccoglie opere storico-saggistiche quali "La rivolta dei santi maledetti" e "Tecnica di un colpo di Stato", alcuni racconti come esempio della narrativa memorialistica, i due romanzi "Kaput" e "La pelle" e il lungo monologo "Maledetti toscani".
Lotta con l'angelo
Curzio Malaparte
Libro
editore: Edizioni Scientifiche Italiane
anno edizione: 1997
pagine: 180
Dopo "Il Cristo proibito", unico film realizzato da Malaparte, esce ora la sceneggiatura di "Lotta con l'angelo", l'altro film che lo scrittore aveva intenzione di portare sullo schermo, ma rimasto nel cassetto. Ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto a Busto Arsizio il testo, tra significati simbolici e sofisticata analisi psicologica, contrappone la purezza e l'ingenuità della ragazza del popolo che poi si salva (eroe positivo) a quella impura e scaltra del vecchio che muore (eroe negativo), rispecchiando il gusto del tempo nella lotta tra buoni e cattivi, bene e male.
Il compagno di viaggio
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Excelsior 1881
anno edizione: 2010
pagine: 100
Coppi e Bartali
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2009
pagine: 56
La nobile lotta tra due campioni e tra due volti immutabili del nostro paese. Con una nota di Giovanni Mura.
Tecnica del colpo di Stato
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2011
pagine: 270
Uscito per la prima volta in Francia nel 1931 grazie alla mediazione di Daniel Halévy (e in Italia solo nel 1948), immediatamente commentato da Trockij, bruciato dai nazisti sulla piazza di Lipsia e costato al suo autore l'arresto e il confino a Lipari per "manifestazioni di antifascismo compiute all'estero", "Tecnica del colpo di Stato", spieiata dissezione delle varie tipologie di golpe e delle loro costanti, viene subito avversato da tutti. Sta di fatto che ancor oggi lo si legge d'un fiato: non solo per l'"attualità" della sua analisi di ingegneria politica, ma soprattutto per lo stile, insieme icastico e concitato, geometrico e visionario, dove Malaparte sembra assumere le cadenze di un allievo di Tacito. Stile che risalta in tutte le sequenze su trionfi e fallimenti del golpismo classico, a partire dalla violenta "campagna di stampa" con cui Cicerone smaschera la congiura di Catilina, ma che tocca l'acme nelle ricostruzioni dei colpi di Stato dei primi decenni del secolo scorso, come nelle pagine sulla imminente rivoluzione a Pietrogrado, con le "dense nuvole nere sulle officine di Putilow" cui si contrappone la nebbia rossastra del sobborgo di Wiborg dove si nasconde Lenin. E nella parte finale spiccano, ritratti con rara vividezza, i volti e le psicologie degli autocrati a capo dei vari totalitarismi: Stalin, Mussolini e Hitler.
Muss. Ritratto di un dittatore
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2022
pagine: 164
"Muss. Ritratto di un dittatore" è un documento prezioso per comprendere il complesso e spesso conflittuale rapporto di Malaparte con il fascismo. La sua stesura, iniziata durante la permanenza di Malaparte a Parigi, ha occupato un lasso di tempo di venti anni, dal 1931 - quando il libro avrebbe dovuto essere pubblicato dall'editore Grasset dopo il grande successo di "Technique du coup d'état" - fino ai primi anni Cinquanta. Proprio questa lunga gestazione è il miglior indice del travagliato rapporto di Malaparte con il regime e più ancora con la figura di Mussolini. Nelle pagine di Muss si sente talora l'eco della riflessione di Piero Gobetti che, a proposito del rapporto con il nazionalismo fascista, scriveva a Malaparte: «È la retorica patriottica che ha creato il fascismo: per fortuna lei si salva perché ha molto ingegno, perché ha uno spirito e perché è il contrario di un fascista. Lei non sarà mai fascista». Previsto inizialmente come una biografia di Mussolini con il titolo Il Caporal Mussolini, il saggio si è in realtà sviluppato come un'analisi critica del fascismo, che a Malaparte appariva nei suoi tratti di stato di polizia come l'ultimo portato della Controriforma. Oltre che sul rapporto dello scrittore con il fascismo, le pagine di "Muss" sono interessanti proprio per l'acuto giudizio critico di Malaparte anche sul nascente nazismo, visto come un primo esempio di dittatura moderna capace di indurre il popolo a credere che «il dittatore moderno sia un essere soprannaturale». Non deve dunque sorprendere che poco dopo il suo ritorno in Italia Malaparte venisse arrestato nel 1933, su denuncia di Italo Balbo, con l'accusa di avere svolto all'estero attività antifasciste, e inviato al confino sino al 1934, quando venne riabilitato dallo stesso Mussolini. Lo scritto "Il grande imbecille" che completa questo volume è un ritratto critico incentrato totalmente su Mussolini, scritto dopo la sua caduta, che avrebbe dovuto essere pubblicato sulla rivista «Prospettive». Di Mussolini in chiave satirica Malaparte si era già occupato all'epoca della vivace stagione strapaesana degli anni Venti in qualche scritto, e soprattutto nel romanzo breve "Don Camalèo". Ma nessun suo scritto ha l'acume e la causticità delle pagine qui raccolte. Completa il volume la prefazione di Francesco Perfetti e una nota finale di Giuseppe Pardini.
Viva Caporetto! La rivolta dei santi maledetti
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2024
pagine: 160
Stampato nel 1921 presso una tipografia di Prato, città natale di Malaparte, "Viva Caporetto!" è un’opera unica nel suo genere: per la prima volta, infatti, veniva offerta un’inedita, ma anche per certi aspetti premonitrice, chiave di lettura, secondo la quale la responsabilità della rotta dell’esercito italiano – travolto nell’ottobre 1917 dalle truppe austro-tedesche – era da attribuire all’incompetenza e all’errata strategia del Comando Supremo, non ai soldati, che avevano conosciuto gli orrori della trincea ed erano stati ingiustamente accusati di viltà dal generale Cadorna. L’edizione venne immediatamente sequestrata con l’accusa di antimilitarismo, antinazionalismo e disfattismo, e una sorte analoga ebbero la ristampa dello stesso anno – nonostante Malaparte ne avesse cambiato il titolo con un altro meno provocatorio, poi mantenuto, "La rivolta dei santi maledetti" – e la nuova edizione ampliata del 1923, su cui si basa anche il presente volume. Al di là del fatto che è stata senza dubbio concepita come opera di intento polemico più che storico, "Viva Caporetto!" resta anche, come scrive Francesco Perfetti nella prefazione, «una testimonianza di prima mano sulla Grande Guerra», e tale da aver «contribuito a far capire l’entità dell’ignoranza, dell’indifferenza e della rassegnazione della fanteria, in gran parte composta di contadini, nei confronti delle ragioni politiche e ideali della guerra». Una guerra che fu poi vinta, e proprio grazie agli enormi sacrifici di quei poveri fanti, “maledetti” dal nemico e dai generali, ma “santi” per aver salvato la patria, anche rivoltandosi contro una strategia che era costata centinaia di migliaia di morti.
Figurati se avessi scritto «Il culo»? Lettere a Egle Monti
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: EdUP
anno edizione: 2024
pagine: 72
«Curzio Malaparte racconta, in frammenti di vita quotidiana ad Egle Monti, giornalista de “Il Tempo”, sua amica, raccontano la vita e il lavoro di uno scrittore famoso, che si cimenta con romanzi, commedie, film, interviste radiofoniche. Ne esce un quadro intimo e in pari tempo pubblico di chi è stato definito l’Arcitaliano, che assunse uno pseudonimo “Malaparte” assonante a “Bonaparte” in celebrazione del più fulgido trasformismo. Le lettere ritrovate sono in parte scritte a mano rappresentano un piccolo gioiello per la storia della letteratura italiana».
Viaggio in Etiopia e altri scritti africani
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2023
pagine: 188
Inviato in Africa dal «Corriere della Sera» tra il gennaio e l'aprile del 1939, Curzio Malaparte sbarca a Massaua, visita l'Eritrea e, attraversando il territorio Amara e il Goggiam, arriva ad Addis Abeba. Nel corso di un viaggio lungo circa 6000 chilometri, percorsi in parte a dorso di mulo, partecipa anche alle operazioni militari contro la resistenza anti-italiana, guadagnandosi nella caccia ad Abebè Aregai, il più celebre patriota dell'Etiopia centrale, una croce di guerra al valor militare. Nei progetti dello scrittore quel viaggio avrebbe dovuto documentare la creazione in un "paese nero" di un "impero bianco", e celebrare le glorie del regime offrendo a Malaparte una possibilità di riscatto politico dopo gli anni passati al confino. Ma lo scrittore si accorse ben presto che quell'esperienza gli offriva qualcosa di più e di molto diverso: da un lato, la scoperta di un'Africa del tutto inattesa, complessa e affascinante, e dall'altro la testimonianza di una vicenda militare anticipatrice della guerra ormai vicina, ma per gli italiani d'Africa e per lo stesso Malaparte del tutto inattesa. Questo scritto costituisce dunque non solo un reportage di grande fascino, ma l'occasione per comprendere un passaggio ancora non sufficientemente esplorato della nostra breve esperienza coloniale.
Sangue
Curzio Malaparte
Libro: Copertina morbida
editore: Passigli
anno edizione: 2022
pagine: 176
«Ho orrore del sangue. Un orrore che nasce da un'esperienza che non è soltanto mia propria, ma quella di tutta la mia generazione e perciò solo ha valore. Di questa esperienza son frutto i racconti qui raccolti in volume: e son la storia delle mie prime intuizioni, scoperte e rivelazioni delle leggi misteriose del sangue... E se alcune di queste pagine potranno apparir crudeli, si pensi che non le ho raccolte per morboso compiacimento di crudeli immagini, ma per mostrare come si possa, attraverso le più dolorose esperienze, giungere a una suprema, e libera, coscienza di sé, del proprio popolo, e del proprio tempo». Pubblicato per la prima volta nel 1937 presso l'editore Vallecchi, il volume raccoglie i racconti scritti da Malaparte dopo il rientro dal confino di Lipari, dove era stato inviato dopo l'arresto voluto da Italo Balbo. "Sangue" rappresenta una tappa importante nel percorso umano e narrativo di Malaparte. È infatti in queste pagine che per la prima volta si rivela la straordinaria capacità di Malaparte di cogliere il lato morboso e inquietante dell'esistenza umana, visto nel suo aspetto più appariscente e impressionante: il sangue, appunto, elemento sacrificale e oscuro richiamo alla linfa vitale, simbolo di una passione esistenziale in cui convivono amore e morte.
Il ballo al Kremlino
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 2012
pagine: 417
La fama di Malaparte è legata soprattutto a "Kaputt" (1944) e a "La pelle" (1949): ma pochi conoscevano finora questo libro segreto, che potrebbe costituire il terzo pannello del grande affresco sulla decadenza dell'Europa. Germinato nel 1946 dal cantiere della "Pelle", divenuto romanzo autonomo, ceduto nel 1948 a Gallimard e poi abbandonato (verosimilmente nel 1950), "Il ballo al Kremlino" è un insolente ritratto della "nobiltà marxista" alla fine degli anni Venti, allorché comincia ad aleggiare l'odore di ferro e di carbone della prima Pjatiletka e l'arresto di Kamenev proietta la cupa ombra delle epurazioni: Stalin, che ogni sera dal suo palco all'Opera scruta l'indicibile grazia della Seménova e sembra contenderla all'enigmatico Karachan, "il più bell'uomo d'Europa"; e le beauties dell'alta società sovietica - come la frivola Madame Lunacarskij -, con i loro amori, i loro intrighi, i loro scandali, i loro volti "avidi e inquieti"; e il biondo e roseo Florinskij, Capo del Protocollo del Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri, che, imbellettato e incipriato, i piccoli occhi gialli cerchiati di nero e le ciglia indurite dal rimmel, percorre Mosca a bordo del suo tarlato landau; e Madame Kamenev, la sorella di Trockij, che con la sua paura e la sua rassegnazione già diffonde intorno a sé un odore di carne morta. Tutti i membri di questa corrotta oligarchia ci appaiono accomunati dal presagio di un tragico tramonto, non meno inesorabile di uno scioglimento romanzesco.
Viaggio in Etiopia e altri scritti africani
Curzio Malaparte
Libro: Libro in brossura
editore: Passigli
anno edizione: 2019
pagine: 240
Inviato in Africa da "Il Corriere della Sera" tra il gennaio e l'aprile del 1939, Curzio Malaparte sbarca a Massaua, visita l'Eritrea e, attraversando il territorio Amara e il Goggiam, arriva ad Addis Abeba. Nel corso di un viaggio lungo circa 6000 chilometri, percorsi in parte a dorso di mulo, partecipa anche alle operazioni militari contro la resistenza anti-italiana, guadagnandosi nella caccia ad Abebè Aregai, il più celebre patriota dell'Etopia centrale, una croce di guerra al valor militare. Nei progetti dello scrittore quel viaggio avrebbe dovuto documentare la creazione in un "paese nero" di un "impero bianco", e celebrare le glorie del regime offrendo a Malaparte una possibilità di riscatto politico dopo gli anni passati al confino. Ma lo scrittore si accorse ben presto che quell'esperienza gli offriva qualcosa di più e di molto diverso: da un lato, la scoperta di un' Africa del tutto inattesa, complessa e affascinante, e dall'altro la testimonianza di una vicenda militare anticipatrice della guerra ormai vicina, ma per gli italiani d'Africa e per lo stesso Malaparte del tutto inattesa.