Libri di Giuseppe Di Federico
Da Saragat a Napolitano. Il difficile rapporto tra Presidente della Repubblica e Consiglio superiore della magistratura
Giuseppe Di Federico
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2017
pagine: 151
In questo scritto si mostra come i veti posti da vari Presidenti della Repubblica per impedire che venissero limitati i propri poteri ed ampliati quelli del CSM siano stati solo temporaneamente efficaci perché in seguito rimossi dai successivi Presidenti. Questa evoluzione si è verificata soprattutto per iniziativa dei magistrati eletti nei vari CSM che si sono succeduti nel tempo. Per loro iniziativa il CSM ha infatti progressivamente affermato: il proprio diritto di definire anche di propria sponte l'ordine del giorno (e quindi anche di decidere autonomamente sull'ampliamento delle proprie competenze), di verificare gli orientamenti programmatici dei candidati alla vicepresidenza prima di votarli, di ampliare la propria influenza sul processo legislativo, di censurare i politici che offendono i magistrati. Nello scritto si ipotizza anche che l'ampliamento dell'influenza del Presidente sulle attività del CSM verificatosi nel corso della presidenza Napolitano sia stato facilitato da mutazioni avvenute nell'assetto politico del Paese.
I diritti della difesa nel processo penale e la riforma della giustizia. Le esperienze di 1.265 avvocati penalisti
Giuseppe Di Federico, Michele Sapignoli
Libro: Libro in brossura
editore: CEDAM
anno edizione: 2014
pagine: 413
In questo volume viene presentata una ricerca sulle esperienze processuali degli avvocati penalisti e sulle principali caratteristiche del loro corpo professionale. I risultati di questa ricerca vengono posti a confronto con i risultati di tre precedenti ricerche condotte negli ultimi 22 anni intervistando, ogni volta, un campione di 1000 avvocati dell'Unione delle Camere Penali. L'analisi delle risposte fornisce un quadro quasi drammatico del fallimento del codice processuale del 1988 soprattutto per quanto concerne la tutela dei diritti della difesa e l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Un fallimento che deriva principalmente dal ruolo assunto dal pubblico ministero che da un canto esercita con grande discrezionalità e piena indipendenza compiti di polizia e dall'altro trova nel suo collega giudice un'ampia acquiescenza alle sue richieste. Un giudice che ha peraltro assunto un ruolo attivo anche nella ricerca delle prove. Lo studio individua le principali cause di tali fenomeni e le difficoltà che si incontrano nel riformare il nostro sistema giudiziario.
Processo penale e diritti della difesa. La testimonianza di 1.000 avvocati penalisti
Giuseppe Di Federico, Michele Sapignoli
Libro
editore: Carocci
anno edizione: 2002
pagine: 192
Viene qui presentata una ricerca sulle principali caratteristiche del corpo degli avvocati penalisti e sulle loro esperienze processuali. Un campione di mille avvocati dell´Unione delle Camere Penali è stato intervistato telefonicamente in tre diversi momenti dell´ultimo decennio. L'analisi delle loro risposte fornisce un quadro quasi drammatico del fallimento del codice di procedura penale del 1988, soprattutto per quanto concerne la tutela dei diritti della difesa e l´eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il fallimento deriva principalmente, secondo il campione analizzato, dal ruolo assunto dal pubblico ministero che, da un canto, esercita con grande discrezionalità e piena indipendenza compiti di polizia e, dall'altro, trova nel suo "collega" giudice un´ampia acquiescenza alle proprie richieste, soprattutto nel corso delle indagini preliminari. Gli autori indicano anche le difficoltà di porre rimedio a tale situazione, difficoltà individuate nelle peculiari caratteristiche del nostro sistema giudiziario che hanno finora posto nelle mani della magistratura un alto potere contrattuale nei confronti del Governo e del Parlamento per tutto ciò che concerne l'amministrazione della giustizia.