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Libri di Karl Emil Franzos

Moschko del «Parma». Storia di un soldato ebreo

Moschko del «Parma». Storia di un soldato ebreo

Karl Emil Franzos

Libro: Libro in brossura

editore: Robin Edizioni

anno edizione: 2022

pagine: 280

Moschko von Parma, al centro della produzione letteraria di Franzos, si situa all'inizio degli anni '80. Trae spunto da un evento storico di grande rilievo, risalente a cento anni prima: l'estensione del servizio militare agli Ebrei, concessa da Giuseppe II, l'imperatore illuminato, con le sue Toleranzpatente degli anni '80 del XVIII secolo. Ancora alla metà del secolo successivo la "novità" appare mal digerita. Tra le stradine fangose dello Schtetl "simbolo" di Barnow, vive Moschko, un giovane poverissimo ma alto e robusto; un'eccezione tra i Figli di Israele di quelle zone, denutriti e poco propensi all'esercizio fisico. Moschko si distingue per una profonda inquietudine e uno spirito ribelle. Non vuole rassegnarsi a sopportare il giogo dell'intolleranza e dell'emarginazione. Vuole diventare soldato, suscitando l'esecrazione della sua comunità. Frustrato in questo tentativo, sceglie di fare un mestiere comunque inusuale per un ebreo, il fabbro. Attraverso i suoi occhi e il suo cuore semplice e generoso, impariamo a conoscere la gente di Barnow, composta da Polacchi, Ruteni ed Ebrei, questi ultimi rassegnati al proprio destino, fino al dramma finale, a cui anche la Natura sembra partecipare commossa. Franzos non nasconde l'arretratezza delle comunità israelitiche orientali, flagellate dalla povertà, dall'alcol e dalla ristrettezza di vedute, ma le chiama al riscatto. Accusato ingiustamente di voler sostenere una politica assimilazionista, egli è piuttosto un sostenitore appassionato di un ideale di bontà universale, che si erge contro ogni intolleranza nei confronti di chi è "diverso" e di chi si trova in posizione di minoranza – Ruteni, Slavi, Ebrei, non importa – senza tuttavia che ciò debba comportare la perdita delle individualità culturali di ciascuno.
16,00

Gli ebrei di Barnow

Gli ebrei di Barnow

Karl Emil Franzos

Libro

editore: Bonanno

anno edizione: 2012

pagine: 240

Gli ebrei di Barnow, città immaginaria della Galizia, affonda la propria ispirazione narrativa nella terra delle cittadine podoliche, patria dei rabbini miracolosi, degli starosti polacchi e dei contadini ruteni e tradisce la manifesta sensibilità dell'autore ai disagi e alle ingiustizie determinati dai pregiudizi sociali e dalla struttura antiquata e rigidamente patriarcale delle comunità israelitiche orientali. Queste intense Ghettogeschichten (storie ambientate nel ghetto) di Emil Franzos, che nel descrivere tensioni anche molto aspre mai cede ad accenti patetici o melensi, costituiscono non solo una preziosa testimonianza della Zwischeneuropa (Europa di mezzo) di fine Ottocento, travolta e spazzata via dalla barbarie del secolo breve, ma un aperto invito a quel dialogo interculturale che è imprescindibile per una coesistenza pacifica all'insegna del rispetto reciproco e della reciproca tolleranza.
22,00

Tre racconti dall'Halb-Asien
12,50

Racconti della Galizia e della Bucòvina

Racconti della Galizia e della Bucòvina

Karl Emil Franzos

Libro: Libro in brossura

editore: Salerno Editrice

anno edizione: 2002

pagine: 192

11,00

Moschko del «Parma»

Moschko del «Parma»

Karl Emil Franzos

Libro

editore: Robin Edizioni

anno edizione: 2018

pagine: 248

"Moschko von Parma" si situa al centro della produzione letteraria di Franzos, all'inizio di quegli anni '80 che determinarono mutamenti profondi nel mondo dello scrittore e delle sue idee. Esso per certi versi anticipa quanto poi contenuto in Der Pojaz, pur traendo spunto non già dall'esperienza biografica di un singolo individuo, ma da un evento storico di grande rilievo, risalente a cento anni prima: l'estensione del servizio militare agli Ebrei. Giuseppe II, l'imperatore illuminato, con le sue Toleranzpatente degli anni '80 del XVIII secolo, aveva infatti ampliato i diritti di tutte le minoranze incluse nei Domini ereditari, ivi compreso l'arruolamento nell'esercito imperial-regio. Ancora alla metà del secolo successivo la “novità” appare mal digerita. Se ne colgono i riflessi tra le stradine fangose dello Schtetl “simbolo” di Barnow, dove vive Moschko, un giovane poverissimo, alto e robusto però, un'eccezione tra i Figli di Israele di quelle zone, spesso denutriti e in generale poco propensi all'esercizio fisico. Moschko si distingue dagli altri non solo per la sua corporatura e il suo vigore, ma anche per una profonda inquietudine (un “tarlo”, lo chiama lui) e uno spirito ribelle. Egli non vuole rassegnarsi a sopportare il giogo dell'intolleranza e dell'emarginazione. Così, appena pubere, vuole diventare soldato, suscitando l'esecrazione della sua comunità. Frustrato in questo suo primo tentativo, sceglie di fare un mestiere comunque inusuale per un ebreo, il fabbro. Attraverso i suoi occhi e il suo cuore semplice e generoso, impariamo a conoscere la gente di Barnow, composta da Polacchi, Ruteni ed Ebrei, questi ultimi rassegnati al proprio destino e in attesa di una millenaristica ricompensa nell'Aldilà. Si dipanano così storie e vicende personali in cui, accanto al protagonista, emergono diverse figure di grande interesse, letterario e umano, dal Marschallik Itzak Türkischgelb al fabbro Wassili, alla impetuosa Kasia, fino al dramma finale, a cui anche la Natura sembra partecipare commossa. Franzos, seguace del rabbino Moses Mendelssohn, non nasconde l'arretratezza delle comunità israelitiche orientali, flagellate dalla povertà, dall'alcol e dalla ristrettezza di vedute, ma le chiama al riscatto. Accusato ingiustamente di voler sostenere una politica assimilazionista, egli è piuttosto un sostenitore appassionato di un ideale di bontà universale, che si erge contro ogni intolleranza nei confronti di chi è “diverso” e di chi si trova in posizione di minoranza – Ruteni, Slavi, Ebrei, non importa – senza tuttavia che ciò debba comportare la perdita delle individualità culturali di ciascuno. Un ideale il suo riassunto magnificamente nell'epitaffio inciso sulla sua tomba: “Se pure possedessi tutto lo sfarzo della Terra e in te fiorisse la somma saggezza, quello che solo fa di te un essere umano è pur sempre la bontà.”
16,00

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