Libri di Klaus Wolbert
Scultura programmatica nel Terzo Reich. Corpi dogmatici, letali dettami di bellezza
Klaus Wolbert
Libro: Libro rilegato
editore: Allemandi
anno edizione: 2019
pagine: 408
Negli edifici pubblici di rappresentanza, in cui la NSDAP - il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori - volle mettere in scena con imponente grandiosità la sua potenza, alla scultura era riservato un ruolo di grande rilievo accanto all'architettura. Le opere degli scultori del Terzo Reich (da Arno Breker a Georg Kolbe e Josef Thorak, tra i tanti) dovevano conferire una realtà concreta alle figure dell'immaginario ideologico della NSDAP: erano quindi opere strettamente legate ai dettami razzisti dello Stato nazionalsocialista, presentate e osannate come esempi riusciti di affermazione dell'identità e della superiorità dei «tipi ariani». In questo volume Klaus Wolbert sottolinea la centralità del nudo nelle sculture del nazionalsocialismo, in un Terzo Reich in cui il primato della «bellezza» aveva anche lo scopo di far apparire lo Stato nazionalsocialista come tutore del «bello» e garante supremo di un ordine armonioso. La bellezza di imitazione «classica», tuttavia, nel pensiero programmatico degli ideologi dell'era hitleriana e nei nudi realizzati dagli scultori allineati con il regime, assunse anche una connotazione tragica: essa aprì la via, infatti, alla selezione e al declassamento dei corpi che non apparivano adeguati ai canoni «estetici» elaborati nei programmi ufficiali, squalificando così tutti gli individui che non risultassero sufficientemente «belli». Stigmatizzati come appartenenti a una «razza impura» o «inferiore», ad essi si aggiunsero i «disabili» fisici e mentali, gli «anormali» sul piano sessuale, i socialmente «miserabili». Su tutti costoro si abbatté l'ostilità integrale dei nazionalsocialisti: screditati quali esseri «spregevoli» e «ripugnanti» e infine considerati «indegni di vivere», furono internati in gran numero per essere destinati alla morte. Valendosi di un'ottica interdisciplinare, Wolbert scandaglia in modo approfondito le premesse concettuali cui poterono agganciarsi i nazionalsocialisti nella elaborazione delle loro linee programmatiche, si interroga su come interpretare la funzionalità politica connessa al potere attrattivo dei nudi nell'arte plastica nazionalsocialista e documenta in che misura anche gli scultori dell'era hitleriana fossero implicati, con le loro opere, in quell'immane annientamento di corpi che culminò negli abomini perpetrati dai nazisti.
Mattia Moreni. Il regressivo consapevole. Perché? Mostra antologica. Ediz. italiana, inglese e tedesca
Antonio Vanni, Klaus Wolbert, Diego Viapiana
Libro
editore: Vanni Editore
anno edizione: 2007
pagine: 112
Giorgio Griffa. Catalogo della mostra (Milano, 3 maggio-5 giugno 2005). Ediz. italiana, inglese e tedesca
Luca Massimo Barbero, Klaus Wolbert
Libro: Copertina morbida
editore: Silvana
anno edizione: 2005
pagine: 352
Marco Tirelli. Ediz. italiana e inglese
Peter Weiermair, Klaus Wolbert, Giorgio Verzotti
Libro
editore: Charta
anno edizione: 2003
pagine: 296
Il volume è il catalogo della mostra di Darmstadt (Institut Mathildenhofe, 17 novembre 2002 - 2 febbraio 2003), di Bergamo (Galleria Fumagalli, 15 febbraio - 28 marzo 2003) e di Bologna (Galleria d'Arte Moderna, 17 aprile - 15 giugno 2003). Quando, alla fine degli anni Settanta, Marco Tirelli (Roma 1956) apparve sulla scena artistica, s'impose subito all'attenzione per la sua peculiare posizione di ponte tra la cultura astratta europea e la tradizione metafisica italiana, in un contesto in cui si propugnava un nomadismo immaginifico sfrenato. Il lavoro di Tirelli puntò allora a un rigoroso ricorso alla geometria, non come astratta speculazione ma come "distillato della realtà".
Marco Tirelli. Ediz. italiana e tedesca
Peter Weiermair, Klaus Wolbert, Giorgio Verzotti
Libro
editore: Charta
anno edizione: 2003
pagine: 296
Il volume è il catalogo della mostra di Darmstadt (Institut Mathildenhofe, 17 novembre 2002-2 febbraio 2003), di Bergamo (Galleria Fumagalli, 15 febbraio-28 marzo 2003) e di Bologna (Galleria d'Arte Moderna, 17 aprile-15 giugno 2003). Quando, alla fine degli anni Settanta, Marco Tirelli (Roma 1956) apparve sulla scena artistica, s'impose subito all'attenzione per la suapeculiare posizione di ponte tra la cultura astratta europea e la tradizionemetafisica italiana, in un contesto in cui si propugnava un nomadismoimmaginifico sfrenato. Il lavoro di Tirelli puntò allora a un rigoroso ricorsoalla geometria, non come astratta speculazione ma come "distillato dellarealtà".