Libri di Lucia Re
Ritratto in movimento. Conversazione con Franz Prati
Libro: Libro in brossura
editore: Campisano Editore
anno edizione: 2023
pagine: 96
«L’anatomia che noi facciamo di un’opera, dietro la pretesa della filologia, ha sempre il rischio di produrre qualcosa di inopportuno. L’opera serve all’autore come materia prima del racconto di sé, e, per estensione, della continua riformulazione dell’opera stessa. Le fonti, se proprio le ritenessimo utili a capirci qualcosa, dovrebbero restare in sospensione nel racconto, disponibili a venire manipolate dall’autore all’occorrenza. Del resto, come ci avvertiva Mario Praz, poche figure risultano così meschine quanto quella dello scopritore di fonti. Cosa, questa, che non è proprio ovvia da accettare, e che, soprattutto, finisce col venire naturalmente ignorata per via, ad esempio, del troppo amore. Ma, insomma, non vorrei adesso essere frainteso, né procurarmi la disapprovazione dei cultori di un’intera disciplina. Comprendo bene che nulla può esistere realmente al di fuori della dimensione ricostruttiva, e neanche mi pare che, al di là della salace suggestione che esercita, l’affermazione di Praz si possa davvero sottoscrivere. Quello che però mi viene suggerito dalle pagine del libro che avete appena letto è che il discorso sulle fonti, tanto più se espresso in forma dialogica, è sempre l’origine di un discorso amoroso tra l’autore e la propria opera. Come tale, contiene i termini se non proprio di un’esclusione, quantomeno di una esclusività, riferendo il racconto a tempi e luoghi che sono in grado di coinvolgerci con l’eterna arma del discorso amoroso: il desiderio. In altri termini, tramite lo strumento del desiderio l’opera marca in noi la distanza tra quello che sentiamo di mostrare e quello che sentiamo di volere. Il carattere di questa risonanza emotiva – nell’opera di Franz Prati e nel discorso intorno a essa che il dialogo con Lucia Re riesce bene ad attivare – assume la dimensione di atmosfera, termine che introduce una nuova prospettiva affettivofisica nelle nostre possibilità di interazione con l’opera. Atmosfera intesa come metafora, legata com’è alla capacità dell’immaginazione di evocare presenze che trascendono il dominio del sensibile, ma anche atmosfera intesa come messa in scena simbolica, in una dimensione dove emerge la sua natura teatrale, la sua capacità di allestire scenari in risposta al bisogno degli esseri umani di significati. Dobbiamo accettare i simboli – ci avvertiva Cesare Pavese a metà del Novecento – con la pacata convinzione con cui si accettano le cose naturali. La città ci dà simboli come la campagna ci dà frutti. La città, quella che continuamente Prati ricerca, traduce in simboli i prodotti di volontà altrui, li traspone e li impagina in una partitura ogni volta diversa, ogni volta artefice di una forma di risonanza tra i frammenti architettonici ricomposti nell’opera e la sensibilità di chi li percepisce. Bisogna amare tutto con cautela disperata, concludeva Pavese. Quando l’autore lo fa, lascia a noi la posizione di desiderare i simboli, ma è un rapporto scambievole di desideri. Anche il Prati autore desidera la città quando la racchiude intera nella forma della colonna, che talvolta si erge, come quella descritta da Chateaubriand in René, sola in mezzo al deserto ed è “simile a un grande pensiero”.» (dalla postfazione di Valter Scelsi)
Vulnerabilità: etica, politica, diritto
Libro: Libro in brossura
editore: If Press
anno edizione: 2018
pagine: 352
Nelle scienze sociali, politiche e giuridiche si è diffuso negli ultimi anni il ricorso alla nozione di “vulnerabilità”. A essa sono tuttavia attribuiti significati diversi, talora contraddittori, in particolare quando dalla definizione di determinati soggetti o gruppi sociali come “vulnerabili” si cerca di ricavare delle conseguenze sul piano politico e giuridico. I saggi contenuti in questo volume si soffermano sul “vulnerability turn”. Muovendo dalle prime elaborazioni della nozione di vulnerabilità nel dibattito etico e filosofico-politico, essi ne indagano criticamente gli usi attuali, rilevando tanto le potenzialità del “paradigma della vulnerabilità”, quanto i rischi che esso reca con sé.
Il liberalismo coloniale di Alexis de Tocqueville
Lucia Re
Libro: Libro in brossura
editore: Giappichelli
anno edizione: 2012
pagine: IX-288
Alexis de Tocqueville è considerato uno dei massimi esponenti del liberalismo europeo ottocentesco. A lui si deve il grande affresco della democrazia americana, che ancora oggi è un punto di riferimento del pensiero liberal-democratico. Egli fu anche un importante uomo politico. In questa veste, si impegnò per molti anni in favore della colonizzazione francese dell'Algeria, lasciando sul tema numerosi scritti. Questi scritti sono stati tuttavia trascurati dalla letteratura che si è interessata al suo pensiero. Tocqueville vi tesse un elogio della conquista coloniale che mal si concilia con l'immagine del grande filosofo liberale, ostile alla schiavitù e critico nei confronti del trattamento riservato negli Stati Uniti ai nativi americani.
Carcere e globalizzazione. Il boom penitenziario negli Stati Uniti e in Europa
Lucia Re
Libro: Libro in brossura
editore: Laterza
anno edizione: 2006
pagine: VIII-211
Negli Stati Uniti, dal 1980 a oggi, la popolazione penitenziaria si è più che triplicata, superando i due milioni di detenuti. È un record mondiale, legato a un modello di repressione della criminalità ispirato alla 'Tolleranza zero'. Questo modello si sta affermando anche in Europa e in molti altri paesi del mondo. La sua diffusione è indice di una 'globalizzazione penitenziaria' che minaccia le libertà individuali e l'uguaglianza sociale. Lucia Re è ricercatrice in Filosofia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze. È redattrice del Centro di filosofia del diritto internazionale "Jura gentium" e membro del comitato scientifico del Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità "L'altro diritto".
Giustizia e castigo. Scritti sul sistema penitenziario
Alexis de Tocqueville
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2025
pagine: 230
Preceduto da un ampio saggio introduttivo dedicato all’analisi del pensiero penitenziario e penale di Tocqueville e alle connessioni fra questo e la sua opera maggiore, "La democrazia in America", il libro tenta di rispondere alla domanda che si pongono da sempre tutti gli stati occidentali: qual è la prigione migliore? Come sorvegliare e punire? Questa riflessione illumina la riflessione politica di Tocqueville e più in generale le difficoltà del liberalismo di fronte al problema della delinquenza. Come conciliare gli imperativi della sicurezza con quelli della libertà?