Libri di Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Cos'è una tragedia attica?
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: Scholé
anno edizione: 2025
pagine: 160
Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff pubblicò nel 1889 un monumentale commento all'Eracle di Euripide, che nella prima parte comprendeva anche un'introduzione generale alla tragedia greca. Quella sezione (Cos'è una tragedia attica?, Was ist eine attische Tragödie?) viene ora proposta autonomamente, per il suo valore particolare, in quanto excursus appassionato e approfondito sulla parabola della tragedia greca, dalla dibattuta questione delle origini al raggiungimento della forma classica nel V secolo a.C. Il testo può essere letto anche come una replica matura, interamente condotta sul filo della “filologia storica”, alla Nascita della tragedia di Friedrich Nietzsche, la cui pubblicazione, nel 1872, aveva visto i due, ancora acerbi, studiosi duellare in un'aspra polemica.
Asianesimo e atticismo
Ulrich Von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Copertina morbida
editore: Pensa Multimedia
anno edizione: 2021
pagine: 136
Il tramonto dell'antichità e altri scritti
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2020
pagine: 96
Tra il 1920 e il 1922 Ulrich von Wilamowitz, tra i più grandi filologici classici di tutti i tempi, tenne una serie di conferenze sul tramonto dell'antichità. Il tema era certo molto attuale. Intellettuali e studiosi europei, già prima che iniziasse il primo conflitto mondiale, avevano indagato la fine del mondo antico (Otto Seeck, per esempio, ma anche Eduard Meyer e Eduard Schwartz): nel primo dopoguerra, in seguito all'uscita dell'opera di Spengler, la decadenza dell'antichità era ormai diventata il paradigma della fine della civiltà occidentale. Wilamowitz ne è consapevole, e non manca di alludere, con una certa ironia, al Tramonto dell'Occidente di Spengler. Per il filologo classico, il crollo cominciò con Augusto; e a uccidere l'impero non furono gli assalti esterni, quelli dei barbari, bensì l'esaurimento della vitalità interna, determinato dall'estinzione del tradizionale ceto senatorio, sostituito nella funzione di leadership da esponenti dei ceti bassi che riuscirono ad affermarsi negli apparati della burocrazia militare e amministrativa. È innegabile che il prussiano Wilamowitz sappia cogliere, nella Spätantike, numerose analogie con la temperie presente, come è altrettanto innegabile che, nelle sue analisi e nelle sue analogie, tradisca motivi ideologici di inizio Novecento: in primis il disprezzo per le masse e per la democrazia. Wilamowitz è sfiduciato, pensa che l'Occidente (ovvero la Germania) sia entrato in una fase di decadenza, e che abbia tuttavia possibilità di risollevarsi in un lontano futuro, che a lui non è dato di vedere; a lui non resta che accomiatarsi in pace con Marco Aurelio, sul quale tiene l'ultima conferenza (qui tradotta per la prima volta in italiano) della sua vita.
Il monte delle muse
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: Ledizioni
anno edizione: 2020
pagine: 118
Molti hanno visitato l’Elicona ma solo Esiodo vi incontrò le Muse, che da pastore lo promossero a poeta e teologo e, come scrive Wilamowitz, a “primo europeo”. Nel breve giro di non più di venti pagine Il monte delle Muse (1924) porta il lettore in una discesa abissale dalla Beozia preistorica alla pittura del Rinascimento e alla raffinata poesia dell’Ottocento – per poi risalire tramite i poeti dotti imitatori di Esiodo (Callimaco, Ennio, Properzio) fino all’Esiodo profeta che nel metro di Omero predicò la fede nella giustizia di Zeus e dal canto delle dee ricevette la conoscenza delle origini del mondo. Sulla Beozia superstiziosa e fiabesca di Corinna e Pindaro si staglia con le sue sorgenti e il suo culto di Posidone e delle Muse il sacro monte Elicona. Wilamowitz, che in una gita di giovinezza si era arrestato alle sue pendici, ne completa ora la scalata con gli strumenti della scienza, la tenacia del ricercatore, e l’esperienza degli anni.
La letteratura greca dell'antichità. Il periodo attico (480-320 a.C.)
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2019
pagine: 185
Seguendo una prospettiva anticlassicistica cui si mantenne fedele dalla gioventù fino all’estrema vecchiaia, il grande Wilamowitz nella sua Letteratura greca dell’antichità dedica all’età classica (V e IV sec. a. C.), la più conosciuta e rinomata, soltanto una settantina di pagine su un totale di oltre 300. Ma le pagine che egli scrive su quello che chiama “periodo attico” sono all’altezza della fama che lo vuole tra i più grandi, se non il più grande, filologo classico di tutti i tempi. I ritratti che Wilamowitz traccia tra gli altri di Sofocle, di Euripide, di Isocrate, di Senofonte e di Platone mettono a fuoco le grandi personalità letterarie dell’epoca condensando magistralmente aspetti biografici, sfondo storico e valutazioni estetiche. Uno dei capitoli più interessanti e per certi versi sorprendenti di questa sezione della Letteratura greca è quello dedicato all’origine delle forme drammatiche. A oltre tre decenni di distanza dalla giovanile querelle che lo vide protagonista contro Friedrich Nietzsche, qui Wilamowitz – pur continuando a rivendicare la bontà e la necessità del cosiddetto metodo storico-critico – non esita a dichiarare che «tragedia e commedia, quelle diventate storicamente generi greci, hanno la medesima radice: l’estasi dionisiaca».
La letteratura greca dell'antichità. Il periodo ellenico (700-480 a.C.)
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Copertina morbida
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2018
pagine: 138
Nel 1905 il princeps philologorum Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff scrive, per l'editore Teubner di Lipsia, la sua storia della letteratura greca col titolo Die griechische Literatur des Altertums. L'opera faceva parte di una collana divulgativa, ma definirla un manuale, nonostante sia stata concepita per il grande pubblico, appare decisamente riduttivo. All'epoca Wilamowitz era all'apice della carriera scientifica: ordinario all'università di Berlino e autore di importanti contributi su Omero e sui tragici. L'opera, che in seguito ha avuto ampliamenti e ristampe, traccia una ricostruzione sintetica e penetrante della storia letteraria della Grecia antica dall'epos ionico fino all'età di Giustiniano coniugando la sistematicità dell'impostazione con scelte e valutazioni fortemente soggettive. Sorprendente è soprattutto il poco spazio concesso al periodo classico: circa due terzi dell'opera sono riservati infatti alle epoche ellenistica e imperiale. Tuttavia la prima parte, che qui si pubblica per la prima volta in traduzione italiana, contiene un profilo autorevole di Omero, alla stregua della seconda parte che offre stimolanti capitoli sui tragici e sulla prosa attica.
Sulla storiografia greca
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Copertina morbida
editore: Le Càriti Editore
anno edizione: 2018
pagine: 120
Cos'è una tragedia attica?
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola SEI
anno edizione: 2013
pagine: 160
Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff pubblicò nel 1889 un monumentale commento all’Eracle di Euripide, che nella prima parte comprendeva anche un’introduzione generale alla tragedia greca. Quella sezione (Cos’è una tragedia attica?, Was ist eine attische Tragödie?) viene ora proposta autonomamente, per il suo valore particolare, in quanto excursus appassionato e approfondito sulla parabola della tragedia greca, dalla dibattuta questione delle origini al raggiungimento della forma classica nel V secolo a.C. Il testo può essere letto anche come una replica matura, interamente condotta sul filo della “filologia storica”, alla Nascita della tragedia di Nietzsche, la cui pubblicazione, nel 1872, aveva visto i due, ancora acerbi studiosi, duellare in un’aspra polemica.
Alle fonti del Clitunno
Ulrich von Wilamowitz Moellendorff
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola di Pitagora
anno edizione: 2011
pagine: 44
Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (1848-1931), il più autorevole antichista tedesco dell'età guglielmina, apprezzava molto la figura di Giosue Carducci, soprattutto per il suo essere al tempo stesso poeta dotto, professore universitario e fiero patriota. Nel 1879 aveva ricevuto in dono da Theodor Mommsen, suo suocero, una copia delle "Odi barbare". Ne rimase a tal punto affascinato da volerne tradurre alcune in lingua tedesca. Qualche anno dopo, nel 1885, tenne una conferenza in onore del moderno poeta della nazione italiana. Lo scopo dichiarato è quello di far conoscere al pubblico tedesco Carducci ed il suo celebre componimento sulle fonti del Clitumno, di cui Wilamowitz offre in chiusura una propria traduzione. Ma la conferenza spazia tra autori latini antichi e italiani moderni, tocca tematiche quali la politica augustea, la pittura del Rinascimento, la religiosità francescana, risolvendosi in un'avvincente lezione di filologia storica. Precorritrice di una Realpolitik, che alcuni decenni dopo trovò espressione nei Patti Lateranensi (1929), è l'idea che il cattolicesimo debba essere il cemento della nascente nazione italiana.