Libri di Vanessa Pietrantonio
L'idea fissa. Una malattia dell'immaginario
Vanessa Pietrantonio
Libro: Copertina morbida
editore: Bompiani
anno edizione: 2023
pagine: 244
"I demoni esistono," diceva Dostoevskij, anche se il modo di concepirli da parte di ciascuno di noi "può essere molto diverso". Lo conferma quel tipo particolare di formazione psichica che nell'Ottocento la tradizione medica denomina come "idea fissa". Ma è in quel laboratorio privilegiato della narrativa che nel corso dello stesso secolo un simile modello immaginativo si articola secondo la più varia e complessa fenomenologia. Partendo da alcuni luoghi cruciali dell'opera di Balzac e Maupassant, soffermandosi poi su Poe e Melville per arrivare a Henry James e Conrad, il saggio propone, in un fitto dialogo con la psicoanalisi e l'estetica, una campionatura di alcuni dei nodi figurali più significativi, e insieme più incandescenti, attraverso i quali l'idea fissa prende corpo.
Maschere grottesche. L'informe e il deforme nella letteratura dell'Ottocento
Vanessa Pietrantonio
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 225
«Nel pensiero dei moderni, il grottesco - scrive Victor Hugo nella Prefazione al suo Cromwell - ha una parte immensa. E dovunque: da un lato crea il deforme e l'orribile; dall'altro il comico e il buffonesco». Partendo dalla lettura di questo testo, il libro studia le metamorfosi della rappresentazione grottesca nella letteratura europea, e non solo, alla luce del trauma irreversibile provocato dalla Rivoluzione francese. Con la presa della Bastiglia si assiste a uno scatenamento irrefrenabile di forze distruttive che attaccano e uccidono ogni presunto colpevole, reale o fantasmatico che sia, il più delle volte prodotto da un'immaginazione sovraeccitata, come se i confini tra il possibile e l'impossibile fossero andati irrimediabilmente in frantumi. Dall'evento cruciale della decapitazione del re sotto la ghigliottina iniziano a diffondersi i germi dell'orrore che contagia, divora, deforma ogni cosa. Ed entra in scena il legame decisivo tra il sangue versato e la malattia, tra la violenza e l'aberrazione. L'attesa della morte, tanto reale quanto immaginaria, trascina la coscienza in un vortice di allucinazioni, sussulti visionari, deliri e incubi che dilatano la stabilità di ciascuna fisionomia psichica, estendendola verso direzioni sempre difformi rispetto alle norme codificate: grottesche, appunto. Proprio qui, in questo sottosuolo affollato di fantasmi e di lugubri oroscopi - perlustrato, intanto, dalla psichiatria di Esquirol e dei suoi successori - vengono a incrociarsi le traiettorie di alcuni tra i grandi protagonisti della narrativa ottocentesca: da Hoffmann a Poe, Nodier, Hugo, Balzac e Manzoni. Tutte traiettorie labirintiche, quanto le spirali tracciate da Piranesi nelle "Carceri": figurazione esemplare di questo tracollo delle forme, destinate ormai a convivere con la propria ombra negativa, dove il tragico si intreccia con il mostruoso.
Archetipi del sottosuolo. Sogno, allucinazione e follia nella cultura francese del XIX secolo
Vanessa Pietrantonio
Libro: Libro in brossura
editore: Franco Angeli
anno edizione: 2011
pagine: 400
Archetipi del sottosuolo è un'antologia di testi medico-filosofici, per la maggior parte inediti in Italia, in cui affiora una singolare quanto suggestiva rappresentazione della vita onirica. Ma il discorso medico sul sogno inevitabilmente conduce su altre strade, sconfina in altri campi del sapere: antropologia, letteratura, arte, sociologia, fino a coinvolgere tutti gli aspetti della vita diurna degli uomini del XIX secolo. Agli occhi dello scienziato dell'Ottocento la fisiologia del sonno coincide con uno stato patologico del sogno. Allucinazioni, deliri, epilessia, isteria, catalessi, sonnambulismo, alienazione mentale sono tutti fenomeni che, in un modo o in un altro, sono riconducibili all'immagine di un corpo sognante. Un corpo che, a causa della sua natura proteiforme e metamorfica, si trasforma liberamente, senza poter essere bloccato, cristallizzato in una diagnosi definitiva. Ed è proprio attorno a questo nucleo originale della patologia onirica, di cui l'incubo costituisce l'accesso che "riecheggia - come direbbe Didi-Huberman il pathos del tempo" e affiora il lato sintomatico di ogni cultura, la sua radice primitiva e arcaica formicolante di tutte quelle immagini insepolte destinate a sopravvivere nelle pulsioni, nelle angosce e nel terrore che la loro apparizione suscita agli occhi del sognatore paralizzato e pietrificato all'improvviso dallo sguardo di Medusa.
Debenedetti e il suo doppio. Una traversata con Marcel Proust
Vanessa Pietrantonio
Libro: Copertina morbida
editore: Il Mulino
anno edizione: 2003
pagine: 299
Il confronto con l'opera di Proust, come è noto, ha segnato in modo indelebile gli esordi di Debenedetti per divenire nel corso del tempo un appuntamento obbligato della sua riflessione. Questo studio non costituisce solo una ricostruzione minuziosa di ciascuna tappa di questo itinerario, anche attraverso documenti inediti; il suo maggior merito consiste nella paziente esplicitazione dei collegamenti che connettono il discorso su Proust con l'intero "sistema Debenedetti": il contenzioso aperto con Croce e la sua "Estetica"; gli incontri con Saba e Svevo; l'attenzione rivolta alla critica francese degli anni Venti e Trenta (Thibaudet e la NRF); l'insoddisfazione per gli esiti estremi dello sperimentalismo novecentesco.