Donzelli
Tecnomonarchi
Alessandro Mulieri
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 176
Siamo entrati nell'epoca dei tecnomonarchi. Una nuova rivoluzione reazionaria, concepita tra la Silicon Valley e i circoli intellettuali della destra americana e basata su sofisticate tecnologie di sorveglianza e controllo, è divenuta oggi programma politico a Washington. I suoi protagonisti sono imprenditori tech, ideologi e politici animati da una visione del mondo fondata sul ritorno a idee arcaiche di diseguaglianza, gerarchia naturale e monarchia assoluta. Il loro obiettivo? La fine della democrazia.
Le parole hanno una storia. Apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo
Marcello Flores
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 144
«La cultura dei diritti umani ha bisogno, in questa fase storica, di fare un salto di qualità analogo a quello che è avvenuto dopo il 1945, per uscire da un tunnel di violenza che sembra inarrestabile. La corretta definizione delle parole è uno degli strumenti fondamentali di analisi e confronto, di formazione e acquisizione del sapere e, in ultima istanza, di tutela della democrazia e della convivenza civile». Quando pronunciamo parole come apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo, sappiamo esattamente a cosa ci riferiamo? Ne comprendiamo appieno il significato, la storia, le implicazioni? Le parole non sono solo uno strumento per comunicare, ma innanzitutto una classificazione e una riorganizzazione dell’esperienza sensibile, in relazione a conoscenze, competenze, valori. Questo è vero ancora di più quando ci inoltriamo nella sfera dei diritti umani, cui ci riconduce il piccolo vocabolario selezionato per questo volume da Marcello Flores. È bene entrare in questo ambito con cautela, senza approssimazioni né banalizzazioni, maneggiando con cura concetti che hanno alle spalle una storia ben precisa. La Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione sul genocidio, le quattro Convenzioni di Ginevra sulla protezione dei feriti, sui prigionieri di guerra, sulla protezione dei civili e delle donne sono alcuni dei testi fondamentali che, elaborati dopo la fine della seconda guerra mondiale, diventano punti di riferimento per la società civile e democratica. Una rivoluzione, nata dalla convinzione che occorre limitare il ruolo degli Stati, legandoli a valori che appartengono all’umanità, che vanno oltre le differenze storiche, culturali, religiose e politiche. Ma che ne è oggi dei diritti umani? Quali misure sono prese per prevenire o interrompere possibili genocidi? A cosa si deve la ripresa del razzismo e dell’antisemitismo, perfino in Europa? Non è facile essere ottimisti, ma è proprio in una situazione di questo tipo che il ruolo dell’opinione pubblica e delle organizzazioni non governative diventa fondamentale per una nuova offensiva della cultura dei diritti umani, ormai diventata puro discorso retorico. È in quest’ottica che si rivela cruciale recuperare la solidità e la concretezza di parole e concetti chiave. L’obiettivo di questo lavoro è consentire un confronto di idee lucido, impedire paragoni discutibili, favorire giudizi meno arbitrari: le parole hanno una storia, e solo se adoperate con questa consapevolezza si fanno vero motore di cambiamento, lo strumento più prezioso e potente anche per fare la storia.
Quello che nel cuore c'è
Neal Hoskins
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 48
È la Vigilia di Natale, in una piccola città tranquilla. Un robot giocattolo sussurra a una bambina: «Cosa c'è dentro un cuore umano?». Inizia così questa fiaba poetica dalle tinte delicate scritta da Neal Hoskins e accompagnata dalle tavole dell'illustratrice pluripremiata Monika Vaicenaviciene.. Un racconto di Natale sul potere delle storie, alla scoperta di ciò che ci rende umani. Età di lettura: da 4 anni.
L'incanto del mondo. Bellezza e conoscenza negli albi illustrati nonfiction per l'infanzia
Giorgia Grilli
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 288
La divulgazione per l'infanzia sta vivendo la sua epoca d'oro: con l'arrivo del nuovo millennio si è iniziato ad assistere alla pubblicazione di titoli «nonfiction», in particolare albi illustrati, sempre più sontuosi dal punto di vista estetico e sempre più originali in termini di contenuti. Titoli caratterizzati da domande, più che da risposte, da sollecitazioni sensoriali, più che da discorsi esplicativi, da suggestioni che aprono a molteplici interpretazioni, più che da predefinite nozioni, che sono quanto ha caratterizzato per secoli i libri cosiddetti «informativi». Un progetto di ricerca dell'Università di Bologna – che ha trovato una prima espressione in una mostra di grande successo inaugurata nel capoluogo emiliano nel 2023 e poi esposta a Shanghai – ha reso possibile una mappatura dei più interessanti «nonfiction picturebooks» usciti internazionalmente a partire dagli anni duemila, qui analizzati nella loro sperimentazione formale e innovatività tematica. Il volume riflette intorno al tipo di conoscenza che i nuovi albi illustrati di divulgazione rendono possibile per i giovani lettori e invita a comporre una piccola biblioteca ideale che raggruppi i vari titoli non sulla base dei criteri più tradizionali, o scientifico-disciplinari: non più i libri di geografia, quelli di storia, di botanica, di zoologia, di linguistica, di matematica, ma i libri sul movimento, quelli sulla metamorfosi, sui sensi, sull'invisibile, su ciò che ci rende, come esseri viventi, diversi e/o uguali… per favorire riflessioni trasversali e connessioni tra ambiti del sapere solitamente considerati distinti e distanti. Queste pagine offrono dunque una cornice teorica per comprendere più a fondo la nonfiction per l'infanzia del nostro tempo e insieme propongono un ampio ventaglio di volumi illustrati, con un ricchissimo repertorio di immagini tratte dagli albi più riusciti e memorabili. Si tratta di volumi preziosi per chi voglia condividere con i bambini un'idea di conoscenza in cui la bellezza è importante quanto l'informazione e consente di decifrare il mondo senza privarlo del suo incanto.
Orrenda strage a Milano. Piazza Fontana, la questione agraria, la finanza globale
Emanuele Bernardi
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 196
«Legando urbanizzazione e crisi rurale, interessi agricoli e industriali, Nord e Sud, lavoro e finanza, politici e militari, movimenti di contestazione, organizzazioni sindacali e partiti, si può cogliere la dimensione della rottura integrale, di quel vero e proprio cortocircuito che gli stragisti del 12 dicembre 1969 puntavano a provocare». La strage di Piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, rappresenta una ferita ancora aperta nella storia d'Italia. Una pagina strettamente legata a un inquietante dietro le quinte fatto di manovre politiche ed economico-finanziarie, prima e dopo quella data spartiacque. Se molte sono state le interpretazioni storiche e giudiziarie su quanto avvenne quel triste pomeriggio, in pochi si sono posti la domanda da cui parte questo libro: perché proprio la Banca nazionale dell'Agricoltura? Un quesito cui l'autore risponde, sulla base di fonti inedite e di interviste, avanzando la tesi che quell'attentato possa essere considerato una «gamba rurale» dei tessitori della strategia della tensione, fra politica e finanza. Che decisero di scegliere quell'istituto di credito fra tanti (insieme alla Banca nazionale del Lavoro e alla Banca commerciale), perché simbolo e realtà di un mondo rurale in crisi, di un'Italia attraversata da profondi sommovimenti sociali e in balia della finanza globale, intenta a conquistare aziende, banche, pezzi di mercato italiano, nel pieno di una vera e propria fuga dei capitali all'estero. Con un inquietante personaggio, Michele Sindona, interessato insieme ad altri gruppi finanziari inglesi e americani alla Banca nazionale dell'Agricoltura e duramente osteggiato dalla Banca d'Italia e da Mediobanca, guidata da Enrico Cuccia. Una guerra azionaria per il controllo di quell'istituto scoppiata ben prima di quel terribile 12 dicembre, fra dimensione nazionale e internazionale. Che toccò da vicino le rappresentanze di quel mondo ferito, quali la Coldiretti e la Confagricoltura, insieme ad organizzazioni pure centrali, come la Federconsorzi, invitate a svoltare a destra. Una guerra economico-finanziaria che s'intrecciò alla crisi politica, alimentando le manovre eversive in atto nel paese per la formazione di un governo autoritario di destra. Uno scenario scongiurato solo grazie alla mobilitazione dei partiti e dei sindacati in difesa della democrazia repubblicana.
Che sia l'ultima. Femminicidi e violenze di genere
Lella Palladino
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 160
Ogni volta che una donna viene uccisa da un uomo, non è solo una vita spezzata: è un'intera società che rivela la propria resa. I femminicidi non sono mostri isolati, ma l'eco di un potere antico che ancora decide sul corpo e sulla libertà delle donne. Eppure, tra la rabbia e la stanchezza, cresce una forza nuova: la voce di chi non accetta più il silenzio, di chi sa che indietro non si torna.
Oltre i clan. Camorra, politica e discorso pubblico
Federico Esposito
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 192
Negli ultimi anni, la diffusione di film e serie tv sulla camorra ha contribuito a diffonderne un'immagine prevalentemente violenta e spettacolarizzata. Tale visione ha favorito un senso comune che identifica la camorra come un universo criminale autonomo, isolato e impermeabile rispetto alla società civile e alle istituzioni. Gli studi storici e sociologici più recenti hanno tuttavia mostrato i limiti di questo paradigma interpretativo, evidenziando la natura plurale e relazionale del fenomeno, strettamente connessa ai contesti socio-economici e politici in cui si radica. Muovendo da questa prospettiva, il volume propone un'analisi della camorra come sistema di relazioni e come attore politico e sociale capace di incidere sulle dinamiche di regolazione dei territori, dei mercati e delle istituzioni locali. L'indagine si concentra sul caso del comune di Pagani, nell'Agro nocerino-sarnese, un contesto emblematico per la comprensione dei processi di formazione, riproduzione e legittimazione del potere camorristico. L'approccio adottato combina strumenti teorici e metodologici propri delle scienze sociali, ponendo al centro tre questioni fondamentali: la genesi storica dei gruppi criminali, le forme di controllo territoriale e politico esercitate dai clan e il ruolo dei discorsi pubblici e dell'antimafia civile nella costruzione sociale del confine tra legalità e illegalità. Ne emerge una lettura della camorra come fenomeno dinamico, storicamente situato e in costante ridefinizione, la cui persistenza dipende dall'intreccio con le strutture economiche, istituzionali e culturali delle aree di insediamento. Una riflessione rigorosa sulle relazioni tra criminalità organizzata e società, che restituisce alla camorra la sua dimensione più autentica: quella di fenomeno sociale complesso, che non può essere compreso senza un'attenta analisi delle comunità che lo producono e ne subiscono gli effetti.
Il pane e il cucchiaio. La storia detta due volte di Giuseppe Di Porto
Alessandro Portelli, Micaela Procaccia
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 144
Giuseppe Di Porto nasce a Roma nel 1923. Preso nel rastrellamento degli ebrei a Genova, dove si era trasferito dopo le leggi razziali, è deportato ad Auschwitz, destinato al campo di Monowitz-Buna (lo stesso di Primo Levi). Dopo due anni, si salva durante la «marcia della morte» scappando verso il fronte. Entrato in contatto con l'Armata rossa, rientra in Italia nel 1945. La sua vita nel campo non è molto diversa da quella terribile degli altri deportati. Nel suo racconto, tuttavia, ci sono episodi carichi di significato, che hanno a che fare col pane, come cibo e come simbolo, e con un cucchiaio, utensile che nel campo assume un valore straordinario. Il pane torna di continuo nella sua storia: segno di quanto la fame fosse costante, capace di uccidere le persone nel corpo e nell'animo, tirandone fuori gli istinti più animaleschi. Lui la chiama «demoralizzazione»: una disumanizzazione che coinvolge le vittime, ma anche gli aguzzini. Una fame che induce a commettere azioni indicibili e a provare indicibili sentimenti di rabbia e negazione verso un Dio che non può esistere. A meno di un miracolo. Questo è il contesto del «fatto del cucchiaio» che costituisce la svolta cruciale della sua vita, ma che Giuseppe non racconterà subito, neppure nell'importante intervista rilasciata per la Usc Shoah Foundation. Vi darà voce solo in un'occasione, in dialogo con Alessandro Portelli. Una storia detta due volte non è mai detta allo stesso modo. E l'aneddoto, calato in un quadro narrativo più ampio, arriva a illuminare un'intera esistenza. Il lavoro di Alessandro Portelli e Micaela Procaccia porta alla luce una vicenda simbolica di perdita e ritrovamento della propria umanità, e al tempo stesso costituisce una riflessione su metodo e pratica della storia orale, sulla differenza fra «testimonianza» e «racconto» e sul processo della memoria. Raccontare e ascoltare la storia di questo ebreo, di quest'uomo semplice e insieme complesso, orgoglioso e insieme umile, è un modo per rivendicare in questo tempo di morte la dignità di una semplice umanità in cerca di pace e di uguaglianza per tutti.
Aspiranti fascisti. Vademecum per contrastare la più grave minaccia alla democrazia
Federico Finchelstein
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 248
«Gli aspiranti fascisti sono estremisti che non hanno (ancora) toccato i livelli di fervore ideologico, violenza e menzogna raggiunti dai fascisti storici. Essi non sostengono apertamente il fascismo, ma gravitano verso stili e comportamenti politici di stampo fascista e rappresentano una pericolosa minaccia alla democrazia. Leader populisti come Trump non sono ancora fascisti poiché non hanno (ancora) distrutto la democrazia». Siamo in un'epoca di autoritarismi sostenuti da maggioranze elettorali: la nuova minaccia alla democrazia viene da leader eletti che usano i mezzi del fascismo per scardinare il sistema dall'interno. Federico Finchelstein, uno dei maggiori studiosi del fascismo e del populismo, analizza il fenomeno con grande lucidità: c'è una tendenza globale del XXI secolo verso una forma di autocrazia che, riprendendo elementi del populismo classico, lo ha tramutato in «aspirante fascismo». Se Trump e gli Stati Uniti rappresentano il caso più eclatante, la normalizzazione dell'antidemocrazia è ormai presente in diverse forme in ogni parte del mondo: nell'India di Narendra Modi e nell'Argentina di Javier Milei, in Israele con Benjamin Netanyahu, in Ungheria con Viktor Orbán e in Italia con Giorgia Meloni. Sono tutti «aspiranti fascisti»: non si proclamano apertamente fascisti, ma di quel sistema adottano i metodi, fermandosi – per ora – a un passo dalla dittatura. Secondo Finchelstein, dei quattro pilastri del fascismo – la violenza e la militarizzazione della politica, le bugie e la propaganda, la xenofobia, la dittatura – i primi tre sono già pienamente operativi in molti contesti politici attuali, manca solo il quarto. Ma sulla strada che porta alla dittatura fino ad ora questi leader hanno vacillato: il loro fascismo dunque è ancora solo un'aspirazione. Il 6 gennaio 2021 Donald Trump tentò un colpo di Stato; se fosse riuscito a portarlo a termine, probabilmente sarebbe diventato un dittatore. E tuttavia, dopo l'assalto a Capitol Hill, non soltanto Trump non è stato emarginato dalla politica, ma è rimasto il leader di riferimento della destra americana, e non solo, riuscendo a farsi rieleggere presidente. Forse la sua più duratura influenza sarà proprio la normalizzazione a livello globale degli aspiranti fascisti. Come considerare il trumpismo: una forma rude di autoritarismo o una forma blanda di fascismo? Rispondere a questo interrogativo è possibile se, come scrive Nadia Urbinati nella Prefazione al volume, «con Finchelstein, seguiamo il percorso storico del populismo come forma addomesticata assunta dal fascismo nel secondo dopoguerra». Questo libro è insieme una documentata analisi e un monito: se non impariamo a riconoscerli in tempo, gli aspiranti fascisti di oggi si trasformeranno nei dittatori di domani. La democrazia ha gli anticorpi per combatterli?
A nanna, gattini!
Bàrbara Castro Urío
Libro: Libro rilegato
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 24
Difficile trovare un animale più amato del gatto… Che abbia gli stivali o sia Stregatto come nel Paese di Alice, che sia un Aristogatto o un tontolone come il Tom di Jerry, i micioni e i gattini che s'intrufolano nelle pagine per l'infanzia non si possono contare. E qui ce ne sono addirittura 11 – ciascuno col suo colore e la sua stanzetta. Uno per volta corrono a fare la nanna, e dietro a loro gattoneranno di certo anche i piccoli lettori fino a cascare dal sonno… con grande gioia di mamma e papà! Età di lettura: da 2 anni.
Italia di mezzo. Ritratti. Una campagna radicale
Simone Rusci, Marco Voltini
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 160
«La provincia di Grosseto costituisce uno strano pezzo di Toscana, che qualcuno definirebbe “minore” contrapponendola alla Toscana da cartolina, quella del Chianti, della Val d'Orcia, di Siena e di Firenze. Una Toscana altra, a metà, ibrida per gli stessi toscani “maggiori”, che la percepiscono non tanto come terra di confine quanto come un gradiente di transizione tra l'alto Lazio e la vera Toscana. Dal volume emerge in effetti una Toscana diversa, ampia e distante rispetto a quella dei borghi e delle città d'arte, arretrata ma non povera, ricca di bellezze territoriali e paesaggistiche, che non cresce con costanza ma che ogni tanto balza in avanti grazie a una modernità congenita e poco convenzionale. Un'area in cui il Novecento ha inciso profondamente, trasformando in maniera radicale lo spazio urbano, la costa e soprattutto la campagna, e mettendo in moto dinamiche per gli sviluppi che già sono in atto e per quelli che si compiranno nel prossimo futuro». Il territorio grossetano è imbrigliato in un ossimoro narrativo. Da un lato, vi è il racconto dello spazio abitato percepito come isolato dal resto del paese, a causa del deficit infrastrutturale, dell'assenza di distretti manifatturieri e di poli industriali di rilievo. Dall'altro, emergono trasformazioni territoriali talmente profonde da poter essere definite radicali: la faticosa bonifica del Padule di Castiglione, l'espansione di Grosseto in una grande periferia – come osservava Luciano Bianciardi – e una valorizzazione del territorio attraverso l'istituzione di importanti parchi regionali e zone di tutela. Il Grossetano è dunque periferico, ma al tempo stesso un banco di prova per misurare le eredità e le prospettive della modernità del Novecento. Nonostante la crescita, il territorio rurale resta autenticamente agricolo, poco segnato dalla dispersione insediativa, che ha una forte polarizzazione sul capoluogo. Anche lungo la costa l'urbanizzazione non si è consolidata in un continuum edificato, caratteristica ormai rara nelle pianure costiere italiane. Il libro articola alcuni quadri interpretativi, attraverso storie e luoghi emblematici. Grosseto, uno dei comuni più estesi d'Italia, presenta un piccolo nucleo storico circondato da una vasta espansione novecentesca tale da ribaltare il rapporto tra centro e periferia. Le forme plurali di una campagna esito della bonifica e della riforma agraria mutano, pur mantenendo una qualità paesaggistica diffusa: molti poderi si sono riconvertiti in b&b e agriturismi; l'agricoltura di pregio si è spostata in collina, reinventando prodotti enogastronomici di successo che hanno ridefinito valori economici e immobiliari; la costa è divenuta un riferimento del turismo estivo e spazio di rilevanza ecologica. Dal Parco della Maremma alle dune fossili, dalla Pineta del Tombolo alla riserva della Diaccia Botrona, fino alle colline di Castiglione della Pescaia, questo paesaggio appare figlio di una geografia di lunga data. In realtà, è un ambiente pienamente moderno, oggi attraversato da trasformazioni legate al cambiamento climatico e alle profonde mutazioni socio-demografiche del paese.
La vendetta dei luoghi che non contano. Disuguaglianze e voto di protesta
Andrés Rodríguez Pose
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 180
«Il concetto dei “luoghi lasciati indietro” è ormai un cliché: il paese che si svuota, la città media postindustriale senza più capacità produttiva, il divario crescente tra grandi città dinamiche e il resto del paese. È necessario recuperare una modalità di governo che tratti ogni luogo come se contasse, soprattutto perché, democraticamente, conta». La crescente distanza tra i luoghi che contano e quelli che non contano è oggi uno dei principali fattori di fragilità delle democrazie. Le diseguaglianze non si manifestano più solo tra individui, ma tra territori: è nei luoghi trascurati, privi di prospettive economiche e di potere, che si radicano il risentimento e la sfiducia verso le istituzioni. La geografia del malcontento politico si sovrappone così a quella della marginalità sociale, trasformando il disagio delle persone in un sentimento collettivo di esclusione. Il volume raccoglie alcuni dei contributi più rilevanti di Andrés Rodríguez-Pose, cui si aggiunge un capitolo inedito dedicato all'Italia e alla sua specifica geografia del voto antisistema, che mette in luce come le fratture territoriali del nostro paese e le loro conseguenze politiche si inseriscano nel più ampio quadro europeo. Attraverso un'analisi che intreccia geografia economica, sociologia dello sviluppo locale e scienza politica, viene mostrato come i divari territoriali alimentino l'ascesa di forze politiche anti-establishment, capaci di intercettare la protesta dei luoghi ai margini della globalizzazione. Nei territori colpiti dalla deindustrializzazione, dal calo demografico e dall'impoverimento delle infrastrutture civiche, la perdita di opportunità e di riconoscimento sociale si traduce in un voto di rottura, rivolto contro centri e classi dirigenti percepiti come lontani e indifferenti. Dove lo sviluppo ristagna e la fiducia si dissolve, l'illusione del cambiamento radicale trova terreno fertile. Il libro invita a superare la logica puramente redistributiva delle politiche pubbliche che per affermare l'urgenza di strategie che restituiscano ai territori potere, autonomia e capacità decisionale. Le diseguaglianze spaziali non producono solo stagnazione economica, ma erodono lo spirito civico e mettono in discussione la stessa architettura della democrazia rappresentativa.

