Libri di Carmine Romano
Napoli Ottocento. Dal sublime alla materia
Libro: Libro rilegato
editore: Electa
anno edizione: 2024
pagine: 400
Il volume accompagna la mostra omonima allestita a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, dal 27 marzo al 16 giugno 2024. "Napoli Ottocento" identifica e descrive un lungo periodo che, avviato sotto l'aspirazione cosmopolita dell'Italia Universale del Grand Tour, si dispiegò nella dialettica fra estetica e nuove scienze, trasformando Napoli da capitale illuminista in metropoli scientifica italiana. L'Ottocento a Napoli, il più grande e il più ricco di tutta la penisola, parte dal Sublime filosofico delle vedute del Vesuvio in eruzione, attraversa il realismo del plein air e il verismo, fino alle esperienze materiche delle avanguardie italiane. Un viaggio attraverso una scuola cosmopolita: da Volaire a Wright of Derby, Pitloo, Fergola e Turner, da Jones a Gigante, da Palizzi a Cammarano, De Nittis e Morelli, da Michetti, Toma e Degas, da Gemito e d'Orsi fino alle sperimentazioni con la materia di Antonio Mancini, preludio all'informale di Lucio Fontana, Alberto Burri e Salvatore Emblema.
Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere
Libro: Libro rilegato
editore: Editori Paparo
anno edizione: 2023
pagine: 460
«Questo volume non è un catalogo come gli altri, contiene anche gli atti del convegno di chiusura e si apre alla digitalizzazione, avviata proprio con la mostra. Depositi, storie ancora da scrivere è stato un vero e proprio viaggio nella storia, caratterizzato dall’originalità, dall’emozione delle scoperte e delle sorprese che caratterizzano ogni viaggio. Alcuni visitatori si sono divertiti a riconoscere, nelle opere esposte e poco conosciute, la storia che queste potevano raccontare, traendo delle conclusioni, più di qual volta insolite, dai confronti proposti dai curatori. Altri hanno ipotizzato nuove attribuzioni; altri ancora, scoraggiati, hanno preferito non tentare di ricostruire alcuna ipotesi, accettando una storia incerta, disordinata e senza trama. Probabilmente la storia non esiste se non viene scritta, analizzata e riorganizzata da storici, filosofi, insegnanti e musei. Come possiamo allora credere nella storia, nel suo corso o nel suo significato? Credendo nella linearità della storia, la quale tende verso un fine ultimo, siamo tutti hegeliani senza saperlo. Questo fine ultimo potrebbe essere la manifestazione del Divino? Ma Dio non è la fine della storia, ironizza Stephan nell’Ulisse di Joyce, è solo un grido in una strada. La storia, ci insegna Shakespeare nel lamento di Macbeth, è il racconto di un pazzo, narrata con gran rumore e furore e non significa nulla. L’eco delle sue parole, mentre scrivo questa breve prefazione, assume una forma terribile quando, nello stesso continente europeo, si rinnova, come se la storia non potesse insegnare nulla, non conservasse nulla, il dramma che ha ucciso tante persone e distrutto considerevolmente uno dei patrimoni artistici più belli e antichi dell’umanità. Uscire dal disordine è tuttavia l’unica scelta possibile, la nostra condanna e la nostra libertà: il sogno di un grande museo che racconti tutta la nostra storia, con la sua poesia, le sue incertezze, ma senza la severità di un linguaggio altisonante che si è rivelato estremamente dannoso». (Sylvain Bellenger)
Il presepe napoletano. La collezione Accardi
Carmine Romano
Libro: Libro rilegato
editore: Grimaldi & C.
anno edizione: 2018
pagine: 137
Vittorio Accardi fu il primo, in una famiglia colta ed educata all'arte, a dedicarsi al collezionismo presepiale. Lo fece con tale rispetto e amore, che la sua collezione può essere inserita tra le ultime degne di nota create nella seconda metà del '900. Ci riuscì entrando da neofita in quella cerchia di connoisseurs che hanno contribuito nel XX secolo, alla ripresa dell'interesse per questa speciale forma d'arte e alla sua evoluzione. Erano suoi amici i fratelli Catello, Raffaello Causa, Tommaso Leonetti, Gennaro Borrelli, Antonio Perrone, Alfonso Laino. Nomi importanti per gli appassionati di presepe, che evocano un mondo lontano, fatto di conoscenza e profonda competenza. L'amicizia con uno dei fratelli Catello, Eugenio, gli darà la spinta per iniziare a costruire il suo presepe. Un legame quasi filiale, quello instaurato col, commendatore, di grande reciproca ammirazione. Dai ricordi del figlio Luigi, emergono i dettagli di quel periodo: Gli anni 1950 sono quelli della mia infanzia e i miei ricordi dei rapporti con mio padre in quell'epoca sono indissolubilmente legati al mondo dei pastori, degli antiquari, dei collezionisti e degli artisti. Alle sue passioni artistiche exollezionistiche erano tipicamente dedicate le domeniche e lui mi portava con sé nei suoi giri per negozi, botteghe, studi di pittori o scultori molti dei quali erano a loro volta collezionisti. Si commentavano opere in fieri o già compiute, acquisti fatti da loro stessi o da terzi, vendite di pezzi importanti, preparazioni di mostre. Certamente c'erano anche contrattazioni e acquisti, ma nella mia memoria, dopo vari decenni, questi hanno lasciato il posto alla sensazione di club, che è l'unica rimasta in me [...]. In questo ambiente, il collezionista Vittorio si forma e si educa, cercando di capire e carpire le nozioni non scritte, bensì tramandate da chi nei pastori c'era nato. Inizia ad appuntare in un album dedicato alla sua raccolta, suggerimenti, impressioni, spunti per migliorare il presepe. E poi registra meticolosamente per ogni singolo pezzo scambi, doni e acquisti, con riferimenti puntuali alle date e al prezzo. Racconta di collezioni smembrate e ci introduce in un mondo, oramai scomparso, fatto di noti appassionati, venditori, antiquari, artisti e saponari, e di pezzi da inseguire per completare questa o quella scena.
Trust e atto di destinazione nelle successioni e donazioni
Saverio Bartoli, Daniele Muritano, Carmine Romano
Libro: Libro rilegato
editore: Giuffrè
anno edizione: 2014
pagine: XII-434
L'opera analizza in modo approfondito il rapporto fra due istituti similari ma non esattamente sovrapponibili - il c.d. trust "interno" regolato da un diritto straniero e l'atto di destinazione previsto dall'art.2645-ter c.c.- e le nostre norme interne, sia civilistiche che fiscali, dettate in tema di successioni mortis causa e di donazioni. Il volume, utile strumento sia per lo studioso che per il professionista, dopo un capitolo introduttivo, si occupa delle ipotesi in cui tali istituti trovino la loro fonte in un atto liberale fra vivi ovvero in un testamento; del rapporto fra essi ed il sistema normativo posto a presidio dei diritti dei legittimari; del loro possibile utilizzo in combinazione con il patto di famiglia di cui agli artt.768-bis e segg., nonché delle relazioni con le norme in tema di collazione. Conclude l'opera l'esame delle imposte indirette applicabili ai due istituti.
Condizione e modus
Giovanni Tatarano, Carmine Romano
Libro
editore: Edizioni Scientifiche Italiane
anno edizione: 2009
pagine: 488
La portata accidentale degli elementi negoziali trattati in questo volume sembra non inficiare l'essenzialità della loro valenza nei contesti in cui vengono apposti. La condizione, strumento di selezione degli interessi contrattuali, trova nell'incertezza del fatto condizionante, al tempo stesso, il limite e la forza programmatica dell'autonomia privata. Quest'ultima risulta, in tal modo, essere la vera protagonista dell'intera vicenda condizionale sia in fase di pendenza che di retroattività della condizione (soprattutto attraverso il suo uso atipico), sino a raggiungere completa esplicazione nella prassi negoziale. Lo studio della disposizione modale, invece, è occasione per rimeditare taluni assunti relativi alla causa del regolamento negoziale di fonte donativa o testamentaria. Analizzando i delicati rapporti tra il modus e gli estremi tipici del contratto di donazione si giunge ad una convinta affermazione dell'autonomia strutturale della disposizione modale quale negozio collegato al contratto di donazione.
Gemito. Dalla scultura al disegno
Libro: Libro in brossura
editore: Electa
anno edizione: 2020
pagine: 248
"Una grande vita romanzesca" e "un'incomparabile abilità nel captare le anime": così Vincenzo Gemito è tratteggiato dal direttore di Capodimonte Sylvain Bellenger nella prefazione al catalogo della mostra "Gemito. Dalla scultura al disegno", allestita a Napoli, presso il Museo di Capodimonte, dall'11 settembre al 15 novembre 2020. Nato a Napoli nel 1852, la sua storia personale ha, da subito, le caratteristiche del dramma: abbandonato ed esposto alla ruota dell'Annunziata, Gemito vive la sua infanzia per le strade della città, da cui peraltro trae la prima e fondamentale fonte di ispirazione. Giunge alla fama mondiale all'età di 25 anni con uno dei suoi soggetti popolari più famosi, il Pescatore, presentato all'Esposizione universale di Parigi del 1878. Torna poi a Napoli, richiamato dalla famiglia, dove crea la sua prima fonderia e vive un periodo di intensa produzione artistica, seguito da profonde crisi di instabilità mentale che lo porteranno ad isolarsi. Vent'anni di buio a cui segue l'ultima produzione, che questa mostra mette in luce evidenziando gli stretti rapporti dello scultore con gli artisti della secessione artistica europea degli inizi del Novecento e della pittura metafisica. Morirà a Napoli nel 1929. La mostra e il catalogo sono suddivisi in nove sezioni in cui le opere di Gemito sono disposte cronologicamente e associate a quelle di artisti suoi contemporanei. Due sezioni di approfondimento sono dedicate ai due grandi amori della sua vita: la francese Mathilde Duffaud e la napoletana Anna Cutolo.