Libri di Guido Tigler
Considerazioni storico-artistiche sulla distrutta cattedrale doppia del colle di Pionta ad Arezzo
Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: EDIFIR
anno edizione: 2025
pagine: 136
Sul colle del Pionta, ubicato a Sud-Ovest delle mura etrusco-romane di Arezzo, già nell'Antichità esisteva un'area sacra con necropoli, poi usata pure dai Cristiani, che nel IV secolo vi seppellirono il santo vescovo Donato, inumato assieme a sant'Emerenziano in una sorta di catacomba, cui il vescovo Gelasio sovrapponeva un piccolo oratorio. Accanto sorse presto una basilica sepolcrale intitolata a Maria e a Santo Stefano, le cui tracce archeologiche più antiche sono state datate al VII o VIII secolo, la quale sembra essere diventata cattedrale nella seconda metà del IX secolo, quando – analogamente a quanto allora accaduto a Fiesole – veniva abbandonata la cattedrale paleocristiana intra moenia, identificabile forse con San Donato in Cremona nella zona poi occupata dalla fortezza medicea. Il volume si concentra sulla ricostruzione della prima metà dell'XI secolo, ad opera dell'architetto Maginardo, del castello episcopale, comprensivo di palazzo vescovile, sede del Capitolo dei canonici e delle due chiese di Santa Maria e Santo Stefano (allora dotata di cripta ad oratorio) e di San Donato, quest'ultima documentatamente esemplata su San Vitale di Ravenna, ma ispirata anche ad altri illustri modelli. Recenti scoperte archeologiche hanno appurato che questo martyrium a pianta centrale sorgeva proprio sopra la preesistente 'catacomba' con cui era in contatto visivo tramite un foro circolare nel pavimento. Vengono poi analizzati comparativamente i mosaici pavimentali e gli arredi scultorei delle due chiese di questa stessa fase e di quella dei primi del Duecento, quando il prospetto absidale di San Donato fu ricostruito in forme simili a quelle della Pieve di Santa Maria, come si evince dalle vedute dei secoli XV-XVII, di cui la prima è anteriore alla distruzione dell'edificio. Infine si prende in esame la poco nota spoliazione da parte delle milizie di Perugia ed Assisi nel 1335, la restituzione dei trofei nel 1372 nonché la finale distruzione e dilapidazione a partire dal 1561 da parte di Giorgio Vasari su ordine di Cosimo I.
Santa Maria degli Angeli a Firenze. Da monastero camaldolese a biblioteca umanistica
Libro: Libro in brossura
editore: Nardini
anno edizione: 2022
pagine: 704
A Firenze, gli abitanti e tutti gli storici dell'arte conoscono la Rotonda di Via degli Alfani, incompiuto capolavoro (1437) di Filippo Brunelleschi; pochi di loro sono invece in grado di riconnettere tale monumento rinascimentale al grande monastero di Santa Maria degli Angeli, la più importante fondazione camaldolese della Toscana che, sorta alle fine del Duecento, fu centro di spiritualità cenobitica, vivaio eccellente di studi umanistici e letterari e polo di fertile, straordinaria committenza artistica. L'intento del volume, la prima indagine sistematica dedicata a tutti gli aspetti della storia dell'ex complesso religioso, condotta con un approccio interdisciplinare, è quello di restituire memoria e significato alle sue lunghe e travagliate vicende. L'imponente insediamento fu infatti sottoposto nel corso del tempo a parcellizzazioni e a riusi impropri degli edifici, oggi afferenti a proprietà diverse, producendo la perdita della conoscenza dell'assetto originario come della sua peculiare identità. Alle progressive trasformazioni architettoniche e alla dispersione di gran parte dell'ingente patrimonio artistico, si aggiunsero, nel Novecento, ulteriori manomissioni strutturali, prima con la costruzione della Casa del Mutilato e in seguito con l'acquisizione di alcuni spazi da parte dell'Università degli Studi di Firenze per le Facoltà di Lettere e di Architettura. Ambienti oggetto ora di una riqualificazione funzionale, gestita dal 'Progetto Brunelleschi', promosso dall'Ateneo, rivolta all'ampliamento della Biblioteca Umanistica. La pubblicazione del volume, che ha tratto origine da tale progetto di riqualificazione, ne costituisce supporto conoscitivo e documentario. Dalla lettura dei saggi che hanno ripercorso la vita del monastero e recuperato opere, episodi di committenza e contesti dimenticati, emerge un rilevante, stratificato quanto poco conosciuto capitolo di storia di Firenze.
Gruamons magister bonus. L’attività pistoiese degli allievi di Guglielmo. Volume Vol. 1
Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: Sillabe
anno edizione: 2019
pagine: 96
Il secondo numero della serie che documenta gli incontri al Musei dell’Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia, con tema: Medioevo pistoiese tra novità e scoperte. Considerato il periodo d’oro della città di Pistoia, il Medioevo, pur nelle molteplici contraddizioni che ne segnano il contesto storico, vede la nascita di straordinari capolavori. Il loro studio consente di mettere a fuoco la ricchezza dei linguaggi artistici che determinarono la formazione di una koinè intorno alla quale la città doveva costruire la propria identità e, insieme, i caratteri peculiari della sua arte. La scelta dei temi, che sono stati sviluppati nei tre incontri del ciclo, ha offerto la dimostrazione che ancora molti sono gli spazi di indagine e di approfondimento all’interno di questo intrigante periodo della storia pistoiese. Con un’ampia documentazione fotografica a colori, inedita, dei pregevoli monumenti pistoiesi.
Scultura e pittura del medioevo a Treviso. Volume Vol. 1
Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: CERM
anno edizione: 2018
pagine: 353
Il volume sulle arti figurative del Medioevo a Treviso esamina la negletta scultura architettonica, formata prevalentemente da frammenti erratici di arredi liturgici, ponendosi come limiti cronologici i tempi del vescovo Felice, che nel 569 risparmiò alla città sul Sile la distruzione da parte dei Longobardi, e la conclusione del cantiere romanico del Duomo, attestata dall'iscrizione con la data 1141 del mosaico pavimentale in gran parte perduto. Malgrado le tracce artistiche di questi secoli bui siano innegabilmente scarse, di ardua lettura e forse, di per sé, di non eccezionale importanza, una loro attenta analisi può dare indizi significativi agli storici, se condotta - come qui si è tentato di fare - contestualmente a un riesame di tutte le testimonianze documentarie, dalle fonti scritte alle leggende agiografiche sui martiri e alle incerte notizie sulle loro reliquie, dai controversi dati archeologici alle parlanti emergenze architettonico-urbanistiche. Pur non essendo mai stata un vero centro di produzione di sculture, Treviso costituisce un punto di osservazione privilegiato per lo studio dell'irradiamento dalle sponde adriatiche all'Italia del Nord-Est delle opere e degli influssi prima di Costantinopoli e Ravenna, poi di Venezia, ma anche per la difficile ricostruzione del ruolo avuto da Parenzo durante lo scisma tricapitolino, di Grado nell'età esarcale, di Cividale del Friuli e Cittanova Eracleia nell'VIII secolo. Includendo nel campo d'indagine città morte come Altino, Torcello, Oderzo e Concordia, ma anche Ceneda, fiorente in età longobarda, il libro offre una panoramica ad ampio raggio, in cui spicca la precoce affermazione della scuola lagunare già fra la seconda metà dell'VIII e l'inizio del IX secolo (anzi, in un excursus sull'origine di Venezia si arriva a sostenere che proprio l'abbondante produzione scultorea, specie di sarcofagi e vere da pozzo, del Dogado venetico in quest'epoca aiuti a dimostrare che la zona si è intensamente popolata ed ha avuto rilevanza economica solo da allora). Analogamente per l'XI secolo la ricostruzione del Duomo di Treviso del vescovo Rotario getta luce sui cantieri delle cattedrali di Aquileia e Torcello e dell'abbaziale di Pomposa, così come il cantiere del Duomo del 1141 è connesso con quelli "contariniani" della stessa Pomposa, di Padova e Murano.
La ricostruzione del Duomo di San Zeno a Pistoia nel XII secolo. Incontri a Palazzo. Volume Vol. 1
Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: Sillabe
anno edizione: 2017
pagine: 96
Un volume monografico con un contributo di alto profilo scientifico a firma di Guido Tigler e costituisce l’esito più recente di un preciso indirizzo che, negli ultimi due anni, è stato impresso alla programmazione delle attività dei Musei dell’Antico Palazzo dei Vescovi. Questi costituiscono un contesto di straordinarie potenzialità, scrigno prezioso delle memorie della città, delle sue stratificazioni identitarie e di alcuni capolavori assoluti della sua arte; attraverso lo studio del Palazzo e delle opere ivi conservate è possibile capire molto della storia di Pistoia e anche le incursioni visive, sollecitate lungo il percorso museale dalle aperture delle bifore del Palazzo sulla piazza del Duomo, aiutano a sottolineare le strette relazioni che sono intercorse nei secoli tra i diversi luoghi istituzionali della città. Il Duomo di San Zeno a Pistoia, che Giorgio Vasari diceva costruito nel 1240 da Nicola Pisano, è stato poi creduto ricostruito in parte subito dopo l’incendio del 1202, ma viene oggi riferito alla prima metà del XII secolo, subito dopo il presunto incendio del 1108.
Il museo e la città. Vicende artistiche pistoiesi dalla metà del XII secolo alla fine del Duecento
Fulvio Cervini, Andrea De Marchi, Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: Gli Ori
anno edizione: 2011
pagine: 88
Se quello pistoiese è uno dei capitoli più interessanti della storia dell'architettura romanica in Toscana intorno alla metà del XII secolo, tra i principali protagonisti del rinnovamento artistico italiano emerge la figura di maestro Guglielmo, scultore attivo nell'antico pergamo del Duomo di Pisa tra il 1158 e il 1162, ma anche in un pulpito oggi smembrato per la Cattedrale di San Zeno a Pistoia. Le testimonianze pittoriche sono invece molto rare almeno fino alla metà del Duecento, ma subito dopo la metà del secolo una personalità basilare per gli esiti della cultura figurativa pistoiese è quel Coppo di Marcovaldo, pittore fiorentino, che intorno al 1274 realizza un complesso apparato decorativo destinato al tramezzo della Cattedrale. Suo valente collaboratore si rivela il figlio Salerno, verosimilmente il responsabile della Croce dipinta, recentemente restaurata, che oltre ai modelli paterni guarda alle vibranti morbidezze pittoriche del grande Cimabue, traghettando così la pittura romanica verso i suoi apici qualitativi prima dell'avvento di Giotto.
I quaderni delle abbazie storiche della Toscana. Volume Vol. 4/1
Libro: Libro rilegato
editore: Ist. per la Valorizzazione Abbazie Storiche della Toscana
anno edizione: 2020
pagine: 96
LE CRIPTE MEDIEVALI DELLA TOSCANA 1. Abbadia San Salvatore Atti del convegno, Abbazia del Ss. Salvatore al Monte Amiata - 1 agosto 2019
Toscana romanica
Guido Tigler
Libro: Libro rilegato
editore: Jaca Book
anno edizione: 2006
pagine: 352
In questo volume l'autore propone un quadro nuovo della geografia artistica della Toscana romanica e insieme ne suggerisce un ideale itinerario di visita fra i principali monumenti. Punto di partenza è l'eccezionale frammentazione culturale e politica del periodo considerato (secoli XI-XIII), dove ogni diocesi e ogni città hanno vicende proprie, così come attorno ai territori dei liberi comuni si creano aree residue in cui permane al potere il vecchio mondo feudale, incluse le abbazie. Il percorso muove dalla Via Francigena, con l'attraversamento della Lunigiana e una prima sosta a Carrara, per poi puntare su Pisa, che fu certamente il centro irradiatore più vitale nei secoli che qui interessano. Già il primo romanico pisano del secondo quarto dell'XI secolo ebbe un riflesso in Lunigiana. Il classicismo di Buscheto, grande artefice del duomo di Pisa, fu poi recepito in Lucchesia e a Firenze.
Colonne di porfido e porte di bronzo o legno. Racconti fiorentini e pisani sulla guerra delle Baleari (1113-1115)
Guido Tigler
Libro: Libro in brossura
editore: Nardini
anno edizione: 2023
pagine: 100
A Firenze e a Pisa si raccontano, in versioni leggermente diverse, leggende 'popolari' - ma riconducibili a opinioni di cronisti e letterati - sui presunti trofei della spedizione dei Pisani contro i Saraceni delle Baleari negli anni 1113-1115: una coppia di colonne di porfido collocate davanti alla facciata del Battistero di Firenze e una terza più piccola colonna porfirea nonché una porta di bronzo oppure di legno, che si trovavano prima dell'incendio del 1595 nella facciata del Duomo di Pisa. In questo studio si ripercorrono la genesi e lo sviluppo dei due filoni leggendari, quello fiorentino attestato già nella seconda metà del Duecento, e quello pisano che ne derivò nel corso del Trecento, proponendo anche una ben diversa spiegazione per l'arrivo a Pisa nel 1118 di una porta bronzea ageminata e di colonne porfiree, poi donate ai Fiorentini.