Libri di Toni Ricciardi
Morire a Mattmark. L'ultima tragedia dell'emigrazione italiana
Toni Ricciardi
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2025
pagine: 192
A Mattmark non ci si fermava mai, si lavorava giorno e notte per costruire un’imponente diga capace di produrre l’energia necessaria a un paese, la Svizzera, che stava vivendo una crescita economica senza precedenti. Nel cantiere lavoravano più di mille persone, in maggioranza straniere e provenienti soprattutto dalla provincia italiana. La «piccola» Svizzera accoglieva da sola quasi il 50 per cento dell’intero flusso migratorio italiano, dando occupazione a operai impegnati in grandi opere, come la diga di Mattmark. Ma il 30 agosto 1965, in pochi secondi, accadde l’irreparabile: «Niente rumore. Solo, un vento terribile e i miei compagni volavano come farfalle. Poi ci fu un gran boato, e la fine. Autocarri e bulldozer scaraventati lontano». A parlare è uno dei sopravvissuti intervistati nel libro, uno dei testimoni della valanga di più di 2 milioni di metri cubi di ghiaccio che seppellì 88 lavoratori. Di questi, 56 erano italiani. Come a Marcinelle, la tragedia rappresentò una cesura nella lunga e travagliata storia dell’emigrazione italiana, segnando un punto di non ritorno. Inoltre, suscitò molto scalpore in tutta Europa: per la prima volta, stranieri e svizzeri morivano l’uno a fianco all’altro. Nei giorni successivi si scavò senza sosta con la speranza di trovare ancora vivi amici, padri, fratelli, figli. Ci vollero quasi due anni per recuperare i resti dell’ultima salma. Questa storia si concluse nel modo peggiore: i tempi dell’inchiesta furono lunghissimi, oltre sei anni, e i diciassette imputati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo furono tutti assolti, nonostante l’instabilità del ghiacciaio fosse nota da secoli. In appello andò anche peggio, con la conferma dell’assoluzione e la condanna dei familiari delle vittime al pagamento delle spese processuali. A sessant’anni di distanza, come scrive Toni Ricciardi nell’introduzione a questa nuova edizione, se Mattmark non è più una «Marcinelle dimenticata», resta ancora un interrogativo: l’Italia e anche la stessa Svizzera sono state all’altezza della storia?
Storia dell'emigrazione italiana in Europa. Volume Vol. 2
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2024
pagine: 256
Il Trattato di Roma, che nel marzo 1957 segnò in maniera decisiva il futuro processo di integrazione europea, rappresentò la risposta più alta alla tragedia di Marcinelle dell’anno precedente, nella quale l’Italia aveva subito il maggior numero di vittime. L’appuntamento di Roma diede concretezza alla Conferenza di Messina del 1955, nella quale la libera circolazione della forza lavoro tra paesi fondatori doveva rappresentare il punto di svolta, e vide l’Italia partecipare come un nuovo soggetto, che sedeva a pieno titolo al tavolo delle grandi potenze economiche del tempo. Gli accordi di emigrazione trovarono la loro massima consacrazione con una ulteriore direttrice, quella dell’allora Repubblica federale tedesca, pronta dagli anni sessanta ad accogliere lavoratori nelle proprie industrie automobilistiche. Nel contesto della definitiva divisione in blocchi contrapposti, l’Italia, tra i paesi fondatori della nuova Europa, rimaneva un serbatoio di manodopera, ma allo stesso tempo si apprestava a vivere i fasti del suo pur breve miracolo economico. La provincia italiana – in primis i piccoli comuni del Meridione, il Nord con minore intensità rispetto al passato – continuava ad alimentare i flussi migratori, quasi esclusivamente rivolti verso l’Europa e in particolare verso le ripristinate industrie tedesche. In questa fase, il modello del lavoro stagionale ebbe la sua massima applicazione, modificando non solo l’approccio verso il lavoro, ma anche gli assetti delle periferie dei grandi centri urbani europei, con le baracche che ospitavano i lavoratori migranti. A chi partiva per una stagione di lavoro veniva vietato, in molti casi, il ricongiungimento familiare e di conseguenza in questo periodo prese forma il fenomeno dei bambini clandestini, diffuso in particolare in Svizzera, paese nel quale il 30 agosto 1965 si consumò l’ultima grande tragedia dell’emigrazione italiana, Mattmark. Contestualmente, tra la fine degli anni cinquanta e settanta, il processo di integrazione europea visse lo slancio decisivo. Nel 1979, con le prime elezioni dirette del Parlamento, l’Europa politica, non solo quella economica, avviò la lenta definizione di una nuova cittadinanza europea, nata dalla Rivoluzione francese, forgiatasi nella tragedia di Marcinelle, che vivrà la propria stagione d’oro nei decenni immediatamente successivi – come vedremo nel terzo volume di quest’opera – e fasi alterne con l’avvio del nuovo millennio, come vedremo nel quarto e ultimo volume. Le migrazioni non sono mai state solo il risultato della ricerca di opportunità migliori da parte delle persone, ma anche il frutto di una complessa serie di processi economici e geopolitici. Allo stesso tempo, le migrazioni sono probabilmente una delle chiavi interpretative, tra le più significative, per comprendere il lungo processo della storia della globalizzazione, intesa nel suo senso più ampio e onnicomprensivo. Per questa ragione, i quattro volumi di Storia dell’emigrazione italiana in Europa – dalla Rivoluzione francese fino ai giorni del Covid-19 – si sviluppano attraverso l’analisi delle direttrici, delle dinamiche e delle politiche migratorie poste in essere dall’Italia e dai paesi europei. L’emigrazione prima e la mobilità poi sono gli elementi primari per definire la cronologia degli eventi, a cui, senza tralasciare i momenti di cesura tradizionali della storia europea e italiana, viene intrecciata la cronologia della costruzione dello spazio comune europeo.
Più svizzeri, sempre italiani. Mezzo secolo dopo l'«iniziativa Schwarzenbach»
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2022
pagine: 128
Fra le tante “Italie” sorte nel mondo, quella sviluppatasi in Svizzera, con l’emigrazione prima e con la mobilità poi, ha indubbiamente caratteristiche del tutto particolari e uniche. Questa storia, fatta di tante storie personali e allo stesso tempo collettive, va analizzata nel lungo periodo tra successi e insuccessi, intrecciandola con la nuova mobilità, ripresa con forza a partire dai primi anni del Duemila e molto più composita di quanto si tenda a credere. L’emigrazione italiana in Svizzera nel secondo Dopoguerra si è contraddistinta per varie vicissitudini: Mattmark, la più grave tragedia del fordismo in Svizzera; il fenomeno più esteso di clandestinità migratoria della recente storia occidentale, che ha visto vittime decine di migliaia di bambini; fino a momenti di potenziale rottura, come il voto sull’“iniziativa Schwarzenbach” del 7 giugno 1970 che intendeva limitare il numero degli stranieri al 10 per cento della popolazione totale. I cinque anni da Mattmark a Schwarzenbach hanno probabilmente segnato la svolta e impresso all’emigrazione italiana in Svizzera un corso diverso. Con contributi di: Paolo Barcella, Sandro Cattacin, Rosita Fibbi, Delfina Licata, Marco Nardone, Stéfanie Prezioso e Toni Ricciardi.
Storia dell'emigrazione italiana in Europa. Volume Vol. 1
Libro: Libro in brossura
editore: Donzelli
anno edizione: 2022
pagine: 272
La Rivoluzione francese ha generato molteplici ondate di migrazione di massa. Gli emigranti, come venivano chiamati, hanno plasmato una geografia di città di accoglienza costellata da luoghi che offrivano l’asilo della libertà. Per la prima volta nella storia europea, questo diritto è stato ufficialmente offerto a chi era perseguitato per motivi politici o religiosi. In realtà, già durante il medioevo veniva garantita una sorta d’immunità a chi fuggiva da persecuzioni di varia natura, tanto che, verso la fine del XVII secolo, si erano sempre più rafforzate in tutta Europa le migrazioni temporanee, creando un imponente potenziale umano mobile e, dunque, mobilitabile. Due secoli prima della costruzione delle ferrovie, l’intero continente era quindi percorso da lavoratori migranti, a dimostrazione che la vita non era così sedentaria come spesso si pensa e che la circolazione delle persone era assai più consistente di quella delle merci. L’imperialismo europeo sconvolse il mondo e la geopolitica, vide la nascita di quanto ancora caratterizza l’odierna società urbana, dalla cultura di massa agli spettacoli sportivi, dai giornali al cinema, e creò l’economia mondiale e il capitalismo moderno.
Dalla valigia di cartone al web. La rete sociale degli italiani in Svizzera
Toni Ricciardi, Sandro Cattacin, Irene Pellegrini
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2022
pagine: 108
Chi sono le italiane e gli italiani che vivono oggi in Svizzera? Come è cambiata la loro presenza? Le associazioni in migrazione, molto attive in passato e particolarmente diffuse in Svizzera rispetto agli altri paesi, vi svolgono ancora un ruolo o sono forme di organizzazione superate? Sono gli interrogativi alla base di questo lavoro, che interseca la storia all'analisi sul campo. Nonostante la Svizzera sia l'unico paese al mondo in cui l'italiano è riconosciuto come una delle lingue ufficiali, la sua diffusione, soprattutto dal secondo dopoguerra, è dovuta principalmente alla crescente presenza della comunità italiana. Una comunità che attualmente conta quasi 700 000 persone, di cui più della metà con la doppia cittadinanza, e che rappresenta la terza collettività italiana nel mondo. Una presenza storica che ha cambiato pelle: ha lasciato le valigie di cartone per affidarsi sempre più al web. Chi oggi decide di vivere in Svizzera trova un clima sociale aperto, dove l'italianità non è più un ostacolo, ma si è trasformata in opportunità e risorsa
Covid-19. La prospettiva delle scienze sociali
Libro: Libro in brossura
editore: Krill Books
anno edizione: 2020
Raramente, nella storia dell'uomo, è successo che – come nel caso della pandemia da Covid-19 – l'intero pianeta fosse investito da un unico fenomeno e contemporaneamente tutti avessero la consapevolezza delle sue dimensioni e della sua forza, e occupasse pressoché completamente lo spazio dei media, diventando anche, fuori delle dimensioni pubbliche, l'unico argomento di discussione, conversazione, riflessione, litigio; un fenomeno che coinvolge in pieno le istituzioni statali, le politiche, l'economia, ma anche direttamente – e in molti casi dolorosamente – le singole persone, le nostre identità. Questa è la complessità che Sandro Cattacin, Fiorenza Gamba, Marco Nardone e Toni Ricciardi, tutti studiosi impegnati in Svizzera, con questa ricca raccolta di interventi proposti da autori coinvolti in varie articolazioni delle scienze sociali – dalla demografia, alle sociologie, alla storia – vogliono restituire. Nei saggi proposti si adottano una serie di prospettive sull'esperienza che ha cambiato le nostre vite e che è destinata a scompaginare il nostro futuro. Il libro è composto di cinque parti, ognuna definita da un'unità tematica e raccoglie un ricco insieme di sguardi: storia globale delle pandemie, assetti della comunicazione, modelli di consumo, dinamiche economiche e produttive, rituali, nuove parole che hanno colonizzato le nostre vite, pratiche di stigmatizzazione, posizione sociale delle vulnerabilità…Questi e tanti altri sono i campi di osservazione attraverso cui provare a offrire modelli di analisi e riflessione che possano aiutarci a decodificare ciò che accade e a prepararci per ciò che succederà nel nostro prossimo futuro.
Il terremoto dell'Irpinia. Cronaca, storia e memoria dell'evento più catastrofico dell'Italia repubblicana
Toni Ricciardi, Generoso Picone, Luigi Fiorentino
Libro
editore: Donzelli
anno edizione: 2020
pagine: 240
Tremila morti, novemila feriti e oltre trecentomila senzatetto fanno del terremoto dell'Irpinia l'evento più catastrofico della storia repubblicana: era il 23 novembre del 1980 quando la terra cominciò a tremare, provocando in soli novanta secondi una devastazione senza precedenti. A quarant'anni da quella tragedia, questo libro ne ripercorre la storia, basandosi su un accurato lavoro di ricerca sulle fonti d'archivio, ma anche sulla memoria orale e sull'immaginario legato a quell'evento. Il terremoto dell'Irpinia segnò un punto di svolta sia in tema di gestione delle emergenze territoriali sia nel perfezionamento delle norme in materia di ricostruzione dei territori altamente sismici. Ciò nonostante, il racconto del sisma pare essere consegnato soltanto al canone giornalistico e, in particolare, alla declinazione dell'inchiesta giudiziaria famosa come «Irpiniagate» che ha investigato su sprechi, tangenti e malaffare, ma che è stata anche l'occasione per strumentalizzazioni politiche che, rivitalizzando l'antico pregiudizio antimeridionale, hanno dato l'impulso decisivo a un movimento come la Lega nord e alla costruzione di una narrazione che ha visto nei decenni il riproporsi della questione meridionale.
Dalla parte di John Fante. Scritti e testimonianze
Libro: Libro in brossura
editore: Carocci
anno edizione: 2020
pagine: 164
Questa storia ebbe inizio più di due secoli fa a Torricella Peligna, il piccolo borgo abruzzese da dove partì il nonno di John Fante, uno degli scrittori americani più amati, controversi e originali del Novecento. Il John Fante Festival “Il dio di mio padre”, a lui dedicato e che da 15 anni si tiene nel paese dei suoi avi, trova in questo volume le voci di chi vi ha partecipato per almeno un’edizione. Allo sguardo appassionato dei figli Victoria, Jim e Dan, ma anche di chi ha conosciuto da vicino la sua famiglia, come lo sceneggiatore Frank Spotnitz e la direttrice del festival Giovanna Di Lello, si unisce l’omaggio di scrittori come Sandro Veronesi, Marco Vichi, Giancarlo De Cataldo, Simona Baldelli, Gaetano Cappelli, Alessio Romano, fino al filosofo Gianni Vattimo e al cantautore Vinicio Capossela, tutti suoi grandi estimatori e divulgatori. La raccolta è arricchita, inoltre, da un contributo postumo di Francesco Durante, uno dei massimi esperti di John Fante in Italia, cui si affiancano saggi sulla sua opera narrativa e cinematografica firmati dagli studiosi Antonio Buonanno, Fred Gardaphé, Lia Giancristofaro e Giuliana Muscio.
Breve storia dell'emigrazione italiana in Svizzera. Dall'esodo di massa alle nuove mobilità
Toni Ricciardi
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2018
pagine: 246
In fatto di migrazione, la Svizzera rappresenta un caso emblematico e, insieme, un modello ricco di paradossi. Nel 2014, quando per una manciata di voti passò l'iniziativa contro l'immigrazione di massa, la Svizzera espresse anche la nazionale più cosmopolita del Mondiale in Brasile. È il paese europeo che nel secolo scorso ha conosciuto il tasso d'immigrazione più alto del continente, assorbendo quasi la metà dell'emigrazione italiana del secondo dopoguerra. In settant'anni ha raddoppiato la sua popolazione, passando da quattro milioni agli oltre otto odierni, e la migrazione è al centro del dibattito da sempre. Nel 1948, per la prima volta nella sua storia, la Svizzera firmò un accordo di reclutamento di manodopera straniera, che divenne un modello per i successivi e cambiò per sempre la sua storia e quella del suo principale fornitore di donne e uomini, l'Italia. Paese dal quale, a partire dai trafori dell'Ottocento e per un secolo, sono giunti oltre cinque milioni di persone, la metà solo nel secondo dopoguerra. Ancora oggi, quella in Svizzera è la terza comunità italiana nel mondo. Concepita come temporanea, dopo qualche decennio divenne stanziale e rappresentò il carburante per la crescita e l'espansione dell'economia elvetica. A tutt'oggi, la Svizzera è l'unico paese al mondo, oltre all'Italia, in cui l'italiano è lingua ufficiale. E l'italianità, pur tra alti e bassi, è riconosciuta, ricercata, apprezzata. Da un decennio si registra la ripresa di una nuova mobilità italiana: alle professioni specializzate si è unito il crescente numero di frontalieri e di chi è alla ricerca di un lavoro qualsiasi. Il rischio è che si ripropongano le questioni di un passato ricco di suggestioni e contraddizioni, che fanno della migrazione italiana in Svizzera un unicum senza precedenti. Prefazione di Sandra Cattacin.
Fiori nel deserto. 50 racconti (e 1 poesia) di giovani irpini in cerca di futuro
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Delta 3
anno edizione: 2017
pagine: 216
Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone
Toni Ricciardi
Libro: Copertina morbida
editore: Donzelli
anno edizione: 2016
pagine: 175
Marcinelle è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all'estero. Non fu la prima né l'ultima, ma rappresenta uno dei tasselli più dolorosi del variegato mosaico della migrazione italiana nel mondo. L'incendio nella miniera di Marcinelle, avvenuto l'8 agosto 1956 - nel quale morirono 262 lavoratori di dodici nazionalità, tra cui 136 italiani -, non costituì solo l'ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un'intera epopea migratoria. Alla faticosa ricerca di un nuovo assetto istituzionale e in una condizione di incertezza totale sul proprio futuro, l'Italia, fin dal 1946, aveva gettato le basi organizzative di uno dei più imponenti sistemi di esportazione di manodopera che la recente storia occidentale ricordi. Le piazze e i bar dei paesini, da Nord a Sud, furono tappezzati di manifesti rosa che incitavano a partire per le miniere del Belgio. Parallelamente ai centri di emigrazione, si sviluppò anche la rete dei trafficanti di migranti. Regolari o irregolari, l'importante era che fossero tanti, un esercito chiamato a combattere la "battaglia del carbone", scavando nelle viscere della terra quella risorsa necessaria al rilancio economico dell'Europa. Molti, dopo i primi mesi, rimpatriarono o furono arrestati per il rifiuto di sottostare alle condizioni disumane su cui Bruxelles e Roma si erano accordate.
Associazionismo ed emigrazione. Storia delle colonie libere e degli italiani in Svizzera
Toni Ricciardi
Libro: Copertina morbida
editore: Laterza
anno edizione: 2013
pagine: 306
Le miniere di carbone in Belgio, le industrie in Germania, gli ultimi viaggi transoceanici nell'America Latina o verso l'Australia: sono queste le immagini che vengono subito in mente pensando agli italiani all'estero. Al contrario, la Svizzera, che dal secondo dopoguerra e fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso ha accolto da sola quasi il cinquanta per cento del flusso migratorio italiano, per lungo tempo è stata sottovalutata e quasi dimenticata dalla storiografia nazionale, nonostante abbia attirato milioni di italiani, prevalentemente del Nord-Nordest e poi, a partire dagli anni Sessanta, del Sud. Come poco conosciuta è anche la storia della tragedia di Mattinarle, la Marcinelle dimenticata. È proprio in Svizzera che viene fondata nel 1943 la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS), un'eccezione senza precedenti nella storia dell'associazionismo italiano in emigrazione, nata dall'esigenza di assicurare una rappresentanza unitaria di tutti gli italiani e degli esuli del fascismo. Toni Ricciardi racconta la presenza italiana in Svizzera a partire dal secondo dopoguerra e durante tutta la fase della Guerra fredda. Una presenza che sarà caratterizzata da stagionalità e precarietà, oltre che da un alto tasso di clandestinità, la pagina più buia e poco conosciuta dell'immenso mosaico dell'emigrazione italiana, con protagonisti migliaia di bambini.