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21 Editore: Aspettando i barbari

La caduta dell’impero romano. Una storia infinita

La caduta dell’impero romano. Una storia infinita

Bertrand Lançon

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2021

pagine: 256

La caduta dell’Impero romano continua a fare scorrere fiumi d’inchiostro: essa ha suscitato in questi ultimi anni un numero di pubblicazioni senza precedenti. La si tratta a torto come un enigma storico che si potrebbe risolvere identificandone le cause, mentre è proprio la longevità dell’Impero romano a essere enigmatica. Tuttavia, se tale caduta affascina, è perché essa è uno specchio che riflette le paure contemporanee di declino e crollo, oggetto di un vero e proprio boom in seno all’ “impero americano” e all’Unione Europea. Questo libro si interroga sull’ultimo secolo dell’Impero romano, cercando di dimostrare che la sua caduta è nient’altro che uno spettro. Sebbene sia impossibile trattare un simile argomento in modo del tutto esaustivo, la cultura occidentale non sembra avere alcun desiderio di rinunciarvi. Ciò si deve al fatto che, probabilmente, questa rinuncia metterebbe in dubbio il pessimismo forzato che la sottintende. Questa “caduta” è divenuta una storia infinita, poiché ci si sforza invano di accumulare i fattori incerti di un avvenimento dai contorni non ben definiti, mentre essa in ultima analisi serve essenzialmente a sfogare le nostre angosce.
23,00

Il secolo dei Vandali. Storia di un’integrazione fallita

Il secolo dei Vandali. Storia di un’integrazione fallita

Umberto Roberto

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2020

pagine: 400

A distanza di tanti secoli, il nome dei Vandali evoca ancora immagini di furia distruttrice e ottusa violenza, quasi ad inquietante emblema di barbari invasori che annientarono un mondo di sublime civiltà. Sotto il nome dii Vandali, che dal 439 al 534 dominarono le ricche province dell’Africa romana, si cela una miscela di genti che costituiscono un’alterità affascinante rispetto ad altri popoli barbarici. Conservando la ricchezza delle città e delle terre conquistate, i Vandali fecero di Cartagine la loro splendida capitale e si assimilarono presto ai costumi e alla cultura raffinata dei loro sudditi romani. Apprezzarono il fascino opulento dell’Africa tardoantica, ma ebbero paura di esserne corrotti per l’esiguità del loro numero. Così, fin dal tempo del loro grande re Genserico, costruirono argini per contenere il rischio di un’integrazione troppo rapida. Si chiusero nell’isolamento dei loro spazi e nell’illusione di una missione storica fondata sulla custodia della loro religione, l’arianesimo. La chiusura li condannò a una irreversibile debolezza; e caddero soli, abbandonati dai sudditi, quando una spedizione imperiale bizantina riuscì nella riconquista di Cartagine. Dopo aver vissuto intensamente il loro ‘secolo’, i Vandali sparirono dalla storia del Mediterraneo tardoantico, scontando, perfino nella lugubre memoria delle loro imprese, il rifiuto di un’integrazione con le genti che avevano dominato.
23,00

Il fallimento dell'impero. Valente e lo Stato romano nel quarto secolo d.C.

Il fallimento dell'impero. Valente e lo Stato romano nel quarto secolo d.C.

Noel Lensky

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2019

pagine: 624

Nella memoria collettiva l’imperatore Valente (364-378 d.C.) è indissolubilmente legato alla disfatta di Adrianopoli, battaglia nella quale l’esercito romano venne quasi completamente annientato per mano dei goti e lo stesso imperatore trovò la morte. Questa sconfitta disastrosa imprigionò Valente nel ruolo di governante inadeguato, ignorante e violento, specialmente se confrontato con il fratello Valentiniano, che lo aveva voluto come collega affidandogli la parte orientale dell’impero. In questo libro, che non è una semplice biografia, seguendo le orme di Valente fin dai suoi esordi esploriamo l’impero romano nel tardo IV secolo con le sue feroci dispute religiose tra Cristiani, il tramonto del paganesimo, la pressione dei barbari alla frontiera, l’economia, la società delle grandi capitali Roma, Costantinopoli, Antiochia, ma anche quella delle regioni interne dell’impero.
23,00

La cavalleria nel mondo antico. Dagli assiri alle invasioni barbariche

La cavalleria nel mondo antico. Dagli assiri alle invasioni barbariche

Maxime Petitjean

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2018

pagine: 255

Quando pensiamo agli eserciti dell'antichità, la prima immagine che ci viene in mente sono le grandi armate di fanteria, gli opliti greci, i legionari romani. Ma in realtà anche la cavalleria ebbe un ruolo importantissimo nella guerra antica. Questo libro segue gli sviluppi della forza equestre attraverso i secoli. Nel mondo greco e a Roma, la cavalleria rappresentò assai spesso la forza in grado di decidere le sorti del combattimento. Essa conobbe un momento di grande splendore durante le campagne di Alessandro il Macedone prima e nel Basso Impero romano poi, grazie all'integrazione di cavalieri di origini diverse che contribuirono a diffondere nuove pratiche belliche. Le innovazioni a livello dell'armamento e dei finimenti assicurarono una sempre maggiore efficacia al combattente a cavallo. Una notevole attenzione viene qui dedicata agli aspetti pratici: l'organizzazione delle unità combattenti, le procedure di arruolamento, la formazione di combattimento dei cavalieri. Non mancano infine le battaglie, dagli scontri dei cavalieri di Sargon contro l'esercito urarteo alla campagna di Alessandro in Oriente, dalle guerre puniche ai combattimenti contro le popolazioni "barbariche" in epoca tardoantica. La ricostruzione delle azioni della cavalleria, attraverso un'attenta analisi dei testi antichi, ci permette di seguire le tattiche messe a punto dai grandi generali dell'antichità e di apprezzare l'incredibile polivalenza delle forze montate.
23,00

Giustiniano. Il sogno di un impero cristiano universale

Giustiniano. Il sogno di un impero cristiano universale

Pierre Maraval

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2017

pagine: XII-432

Giustiniano divenne imperatore romano d'Oriente nel 527. Nel corso di circa quarantanni, il sovrano di Costantinopoli perseguì un unico obiettivo: riformare, espandere, unire il suo impero nella stessa confessione cristiana e farne la maggior potenza del mondo mediterraneo. Imperatore infaticabile, Giustiniano unificò il diritto con il Codice giustinianeo e numerose leggi (le Novelle); edificò importanti monumenti, tra i quali la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, capolavoro d'arte bizantina. Imperatore cristiano, egli adottò una politica religiosa punitiva nei confronti dei dissidenti, pagani o eretici che fossero, impegnandosi nella definizione di una dottrina ortodossa, organizzando concili ed emanando editti. Con l'aiuto di generali di valore come Belisario e Narsete difese l'impero efficacemente dagli attacchi dei Persiani e di numerosi popoli barbari. La riconquista dell'Africa settentrionale e dell'Italia, che i Vandali e gli Ostrogoti avevano occupato, fu uno dei suoi maggiori successi. Se il suo lungo regno non fu privo di ombre - persistenza delle divisioni nella Chiesa cristiana, riconquista effimera in Occidente - Giustiniano condusse innegabilmente l'impero romano d'Oriente al suo apogeo.
23,00

Teodato. La caduta del regno ostrogoto d'Italia

Teodato. La caduta del regno ostrogoto d'Italia

Massimiliano Vitiello

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2017

pagine: 350

Educato in filosofia platonica anziché nell'arte della guerra, Teodato non faceva parte dei piani di successione di Teodorico. La sua nomina inattesa a coreggente da parte di Amalasunta, sua cugina, lo trascinò negli intrighi della corte gotica. Teodato avrebbe presto cospirato con i nemici della regina per liberarsi di lei, con cui non era mai stato in buoni rapporti. Tuttavia, una volta sul trono d'Italia, le sue carenze in materia politica e militare lo resero un re inefficiente e pericolosamente incompetente. Sconfitto dall'imperatore Giustiniano, Teodato venne presto assassinato e il suo popolo lo rimpiazzò con un re guerriero. In questo libro, Massimiliano Vitiello esplora rigorosamente l'immagine di Teodato e ne ricostruisce la biografia nel complesso quadro della diplomazia e degli intrighi politici del sesto secolo d.C. Ritraendo la figura tragica di un sovrano incapace, il cui breve regno accelerò la fine dell'Italia ostrogota, l'autore fa luce sulla vita di Teodato e sulle dinamiche politiche del mondo mediterraneo di quel periodo. Teodato era il figlio di Amalafrida, la sorella del re ostrogoto Teodorico. Nacque in casa di suo zio in Mesia o forse nei Balcani probabilmente sul finire degli anni '80 del V secolo. Trascorse la sua giovinezza al palazzo di Ravenna, dove ricevette un'educazione di tipo tradizionale romano, appassionandosi di lettere e di filosofia platonica. Sebbene appartenesse alla dinastia degli Amali, non venne mai preso in considerazione per il trono d'Italia, che Teodorico nel 526 lasciò all'appena decenne Atalarico, il figlio di sua figlia Amalasunta. Tuttavia, non appena otto anni dopo il giovane re morì, Teodato venne chiamato a corte da sua cugina, la quale lo nominò coreggente. Non contento di regnare con pari poteri insieme ad Amalasunta, verso la quale serbava vecchi rancori, e fomentato dalla fazione gotica ostile alla regina, Teodato si liberò presto di sua cugina, deponendola e poi mandandola in esilio su un'isoletta nel lago di Bolsena. Qui poco tempo dopo venne assassinata. Macchiandosi di tale delitto, Teodato aveva compromesso la sua immagine di sovrano di fronte ai Romani e Giustiniano trovò in questo episodio il pretesto per iniziare la guerra di annessione al suo impero del regno ostrogoto d'Italia. Sconfitto ripetutamente dall'esercito di Belisario in avanzata, Teodato venne deposto dal suo popolo in armi, che elesse re il guerriero Vitige. Poco dopo sarebbe stato assassinato dai sicari del nuovo re.
23,00

Claudio. Il principe inatteso

Claudio. Il principe inatteso

Pierangelo Buongiorno

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2017

pagine: 314

Il colpo di mano con il quale Claudio si impadronì dell'impero arrivò la sera del 24 gennaio 41. Caligola era stato ucciso da poche ore e il senato arrancava sulla decisione da assumere. Tiberio Claudio Nerone Germanico fu salutato imperatore dai pretoriani, che lo condussero al castro. Dopo alcune ore di tensione, il senato dovette cedere e conferirgli formalmente il potere. Iniziava un principato inatteso, ma non imprevedibile. Del resto per formazione, vincoli familiari e legami politici, quella di Claudio era la candidatura più forte per la successione. Di certo una soluzione più credibile del ripristino della libertas repubblicana, che solo pochi idealisti in fondo volevano, ma che nessuno di quanti sedevano in senato aveva mai conosciuto. Claudio governò oltre tredici anni, vissuti sotto ripetute minacce di congiure e rovesciamenti di sorte. Nonostante lo sfavore di Seneca e poi della storiografia senatoria, che ce lo consegnano come un debole soggiogato da donne e liberti, Claudio ampliò i confini dell'impero, ne ammodernò le strutture amministrative e modificò profondamente quelle istituzionali, quasi sempre però in nome di una pretesa continuità con i modelli della tradizione.
21,00

L'ultimo romano. Il generale Bonifacio e la crisi dell’impero d’Occidente

L'ultimo romano. Il generale Bonifacio e la crisi dell’impero d’Occidente

Jeroen W.P. Wijnendaele

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2017

pagine: 287

Nel quinto secolo, l’Impero Romano d’Occidente è sprofondato nel caos, e sta lentamente disgregandosi sotto i colpi delle numerose popolazioni di stirpe barbarica che lo assediano. In questo scenario la figura del “comes Africae” Bonifacio assume un ruolo chiave. Ambizioso e carismatico comandante militare sposerà una principessa Visigota e otterrà così un seguito di guerrieri con i quali formerà una temibile guardia privata. Richiamato in Italia dopo l’invasione dell’Africa da parte dei Vandali, per opporsi al generale Ezio, morirà in uno scontro con quest’ultimo presso Rimini. Lo storico Procopio ricorda Bonifacio (e il suo grande rivale Aezio) con queste parole: «Giunsero a un grado di magnanimità ed eccellenza che se uno li definisse gli ultimi romani non si sbaglierebbe, tanto era vero che tutte le ottime qualità dei romani erano incarnate in questi uomini».
20,00

Nuvole a Occidente. La conquista romana della Grecia

Nuvole a Occidente. La conquista romana della Grecia

Robin Waterfield

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2016

pagine: 318

Il titolo di questo libro si ispira a un passo di Polibio: le "nuvole a occidente" sono la metafora che secondo lo storico fu utilizzata dal dignitario degli Etoli, Agelao, per esprimere l'incombere della minaccia romana sugli affari della Grecia. "Se mai lascerete che le nuvole che ora si stanno addensando a occidente incombano sulla Grecia, temo fortemente che [...] ci ritroveremo a implorare gli dei di concederci questo diritto, di fare la guerra e la pace gli uni con gli altri a piacimento e, in generale, di gestire da noi le nostre dispute interne". In uno spazio di tempo relativamente breve, dal 229 al 146 a.C., Roma riuscì a imporre il suo dominio sulla Grecia e a porre fine a un regno ellenistico, la Macedonia, insidiandone seriamente un altro, quello di Siria. La rapidità dell'espansione romana non mancò di impressionare gli intellettuali del tempo, in particolare proprio lo storico greco Polibio di Megalopoli, prima ostaggio presso la potente famiglia degli Scipioni e poi mediatore tra i suoi compatrioti e i nuovi conquistatori. A contatto con il raffinato sistema di pensiero che aveva visto la luce in Grecia, i Romani furono spinti per la prima volta a interrogarsi sulla loro identità e su quale dovesse essere il loro ruolo nel mondo sul quale stavano imponendo gradualmente l'egemonia.
18,00

I figli di Costantino

I figli di Costantino

Pierre Maraval

Libro: Libro in brossura

editore: 21 Editore

anno edizione: 2015

pagine: 407

L'imperatore Costantino ebbe quattro figli: Crispo, Costantino II, Costante e Costanzo II. Tre di loro ebbero un destino tragico. Il primo, Crispo, scomparve in circostanze piuttosto misteriose quando il padre era ancora in vita. Altri due, Costantino II e Costante, rimasero al potere per un periodo piuttosto breve: tre anni il primo (337-340), tredici il secondo (337-361): a entrambi toccò poi una fine piuttosto ingloriosa. Fu il terzogenito, Costanzo II, quello che più di ogni altro volle collocare il proprio regno nel ricordo del padre, a governare più a lungo (337-361). Tuttavia, nonostante i ventiquattro anni di regno e malgrado l'efficace difesa dei confini, lo sforzo, spesso vano, di mantenere la Chiesa unita e i numerosi tentativi di usurpazione sventati, l'opinione comune non ha mai ricordato Costanzo con particolare interesse, probabile riflesso dello sfavore con cui il più grande storico dell'epoca, Ammiano Marcellino, lo consegnò ai posteri.
19,00

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