Ali Ribelli Edizioni

“Trittico del prima e del dopo” è l’ultimo libro di poesia di Giuseppe Napolitano. Opera 111 della sua vasta produzione, il volume è diviso in tre sezioni, diverse per ampiezza ma omogenee per contenuti, e raccoglie testi degli ultimi vent’anni, per lo più molto recenti.

“Prima stella a destra” è un viaggio tra futuro e realtà. Ogni racconto si intreccia con interrogativi universali. Preparati a esplorare gli orizzonti della fantascienza di Alessandro Montoro: sorprendente, riflessiva, indimenticabile. Benvenuti negli universi di “Prima stella a destra”, l’antologia che consacra Alessandro Montoro come una delle voci più innovative della fantascienza italiana. Dalla reincarnazione resa scienza all’esplorazione di realtà alternative. Da astronavi vuote a fantasmi di parenti deceduti. Da saloni di bellezza futuristici fino a terribili zone di guerra. Dall’ucronia matematica alla delicata simmetria tra umano e alieno. Ogni racconto è una finestra su un possibile domani. E una riflessione sul presente. Montoro intreccia avventura e critica sociale, etica e meraviglia, spingendoci a guardare al nostro mondo attraverso la lente della fantascienza. Siete pronti a partire?

“Nuovo inizio” è la terza pubblicazione di Edvige Gioia nella collana “La Stanza del Poeta”. Articolato in tre sezioni, introdotte da un’immagine classica, “Poesie d’amore”, “Rinascenza” e “Frammenti di vita”, il libro raccoglie una cinquantina di poesie, La tematica è quindi molto varia, ma l’espressione è sempre sostenuta.

La Capanna di Habe ha tutte le caratteristiche tematiche del cosiddetto romanzo di formazione (Bildungsroman). In esso si descrive l’evoluzione della personalità del protagonista verso la maturità attraverso il racconto delle passioni, delle emozioni e dei dolori. Il giovane eroe protagonista riesce a superare diverse prove e vive esperienze di vita quotidiana, spesso in antagonismo con l’ambiente che lo circonda, che concorrono nel farlo crescere e maturare. Nel romanzo troviamo il complesso rapporto con i genitori, il tema del viaggio come emancipazione personale, le difficoltà della vita di tutti i giorni e le tante sfide che lo costringono a una dura lotta per la conquista di un ruolo nella società. Ciò avviene nonostante l’ambiente idilliaco che lo circonda, fatto di una natura incontaminata e di paesaggi incantevoli che sembrano far pensare, a prima vista, a una adolescenza che scorre senza problemi. I cambiamenti cui assistiamo non sono solo esteriori ma anche interiori: molto marcata infatti è la dimensione psicologica.

Metamorfosi di un Leprecauno è un breve romanzo poetico che intende trasmettere al lettore l’importanza di non arrendersi mai e di inseguire i propri sogni, indipendentemente dall’età. È una storia che attraverso il viaggio del protagonista, un anziano Leprecauno, narra la sua evoluzione e crescita. La ricerca della felicità è il motore della storia e questo vitale bisogno verrà più volte messo in crisi a causa delle avversità incontrate. Sebbene il protagonista non rientri nella classica figura dell’eroe, egli cerca sempre di seguire la bussola morale che guida il suo animo tra contraddizioni, desideri e sogni. Nel tempo ingenuità, egoismo e sregolatezza faranno spazio a compassione, senso del dovere e pace interiore, permettendogli di comprendere quale sia il suo posto nel mondo. Il linguaggio utilizzato è caratterizzato da una forte musicalità e leggerezza stilistica che aiuta a creare un ambiente immersivo e coinvolgente per il lettore. Le illustrazioni presenti contribuiscono ulteriormente a quest’effetto, accompagnando il lettore in un mondo fatato, ma reale e concreto allo stesso tempo, specchio metaforico di ciò che siamo e che vorremmo essere.

Nell’anno 854 d. C. un uomo solitario avanza lungo la vecchia via Campana a Pozzuoli, inseguito da coloro che vogliono scoprire il suo segreto e uccidere lui e la sua ancestrale stirpe. Inavvertitamente l’uomo mette un piede in fallo e cade in una cisterna abbandonata dove troverà la morte. Oggi, Andrea Curtis, un archeologo che scava presso Pozzuoli, rinviene uno strano scheletro all’interno di una cisterna antica. Lo scheletro sembra avere dei piedi deformi, a chi appartiene? E perché giace abbandonato lì? Gli sembra proprio che sia addirittura un satiro! Ma altri sembrano interessati alla sua scoperta e quel rinvenimento darà luogo a una serie di avvenimenti che porteranno l’archeologo ad affrontare due fazioni che si combattono senza tregua da millenni per la salvaguardia o la distruzione di un’antica stirpe affine all’umanità.

Luglio 1630, un gesuita ex missionario sta per rientrare in Italia da Madrid, dove è stato accolto e onorato dal Re per la sua inventione sulla misura della longitudine che permetterà alla navigazione rotte sicure. Deve tornare a Roma, richiamato dopo quindici anni di missione nelle Indie Orientali e nella penisola iberica. Cristoforo Borri è fin da novizio in cerca di gloria e onori, ha a che fare con un’Italia tormentata dal potere temporale della Chiesa. L’unica strada per l’agognato riscatto è la navigazione, così quindici anni prima era partito per la Cocincina, l’odierno Vietnam. Le sue vicende intrecciano temi importanti e contraddittori, ma come spesso accade nella storia umana, la forza del potere riduce al silenzio gli innovatori, coloro che ipotizzano e diffondono opinioni destabilizzanti: per contrappasso, l’essere dimenticato era stata la condanna inferta all’indisciplinato gesuita. Ed è così che più i vari frammenti della storia venivano a galla, più prendeva forma la plausibile soluzione del mistero della sua fine.

Giacomo Puccini è stato innanzitutto un innovatore. La sua ricerca di una tessitura melodica lo ha spinto nel tempo ad aprirsi al futuro. È stato capace di intuire prima di tanti altri compositori cosa sarebbe diventata la composizione e come si sarebbe trasformato il teatro lirico. La sua forza innovativa, la sua innata ricerca psicologica hanno fatto della sua musica un tesoro inestimabile e inesauribile. Puccini lasciò la Turandot in un mistero sonoro, ma con quest’opera recupera quello che aveva iniziato con Tosca e approfondito nella Fanciulla del West, ne La Rondine e nel Trittico. Un irresistibile suono dal quale non è possibile esimere il proprio ascolto. Soprattutto quello interiore.

Il romanzo insegue le imprese di Marcantonio Colonna e Muezzinzade Alì Pascià che a Lepanto si sono battuti senza limitazione di colpi. Un luogo non luogo, Lepanto, dove «tanta ruina si fé da una parte e dall’altra che è difficili il descrivere alle genti. Il rimbombo delle cannonate, il fischio della moschetteria, gli urli dei Turchi, i gemiti dei moribondi, componevano una musica roca et spaventevole, et videsi il mar coperto di rottami et di navigli, et di cadaveri insanguinati che ne rosarono l’acque per giorni interi.» E fu una guerra tra civiltà opposte quella combattuta a Lepanto il 7 ottobre 1571, una guerra che ha cambiato il destino dell’Europa e le mire espansionistiche dei Turchi-Ottomani, sempre più protesi alla conquista dell’occidente per mortificarne la sua identità cattolico-cristiana. Ognuno è parte del proprio mondo, delle follie con le quali è cresciuto, dei limiti della specie umana frantumata tra credi, religioni, e millenni di storia che hanno remato a sfavore.

Jordhan è un ragazzo somalo. Jordhan è un povero migrante scappato da una guerra disastrosa non voluta ma subita. Arrivato a Lampedusa dopo sofferenze e mortificazioni indicibili, desiderava restare in Italia per un'importante missione da compiere: «Raggiungere Gaeta per mettersi in cerca di Adelina.» Suo fratello Husami ne era convinto. Sapeva che Jordhan ci sarebbe riuscito, che avrebbe attraversato il Mediterraneo portandosi appresso una lettera e due fotografie. Mostravano padre Rolando Lecci con i suoi bambini in un villaggio sperduto nel Matar, tra i corsi d'acqua Baro ed Akobo, all'origine del grande fiume Sobat. «Portarle a destinazione», gli aveva fatto Husami dopo i saluti e le raccomandazioni. «Colei che le riceverà ti accoglierà come un figlio dei suoi. Vai, adesso! Il Signore è dalla tua parte.»

Complementare a «Lepanto, il romanzo di una battaglia», il testo: «Curiosità e scritti storici...» rappresenta la quarta parte della collana Utopia di un viaggio nel Mediterraneo, che mette in evidenza storie e vicende, spesso rivisitate, accadute sui nostri mari fin dall'antichità. Il conflitto alla base del romanzo, e che a Lepanto ha sancito la vittoria dei cristiani sui musulmani, è apparso come una lezione data dall'Altissimo al Turco-Ottomano, che da decenni imperversava per il Mediterraneo portando terrore e violenza dappertutto. La notizia della vittoria, arrivata al Santo Padre due settimane dopo la conclusione della battaglia, portò giubilo e soddisfazione in Vaticano, tant’è che Pio V, dopo aver pregato tutta la notte con le parole del vecchio Simeone, attribuì la gloria della vittoria alla Vergine Maria, alla quale dedicò l'anniversario del 7 ottobre attraverso il titolo: «Auxilium Christianorum ora pro nobis», aggiunto alle suppliche che attraverso le Litanie Lauretane le venivano rivolte durante la recita del Rosario.

L’evoluzione della gastronomia della provincia di Latina vive un passaggio epocale, dopo la caduta dell’impero romano, che segna il passaggio dalla cucina romana a quella tardo rinascimentale fino a definire i contorni della cucina tradizionale attuale. Gusti e ricette furono lentamente modificati dalla introduzione di nuove colture e della filiera bufalina, oltre che dalle migrazioni di gruppi etnici e religiosi. La famiglia Caetani, tra la fine del XIV secolo e la fine del XVI secolo, assicurò alla quasi totalità della provincia un periodo di stabilità amministrativa e di accurata gestione di molte risorse alimentari. Il testo propone una retrospettiva di quel periodo sia mediante un’analisi delle fonti, sia attraverso un’indagine territoriale delle pietanze che in parte ancora oggi costituiscono l’identità della provincia.