Fondazione Ente dello Spettacolo: Frames
Identità e disgregazione. Frammenti dal cinema contemporaneo
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2008
pagine: 200
Il volume trae origine dal Convegno Identità e disgregazione (Roma 11-12/12/07) ma riconfigura tutto il lavoro svolto durante l'11ª edizione del Festival del cinema spirituale "Tertio Millennio", nel cui ambito il convegno si è svolto. Dopo una sezione introduttiva e un gruppo di testi dedicati a Aleksandra di Sokurov, presentato in anteprima italiana proprio a Tertio Millennio, il libro rilegge la questione dell'identità e della disgregazione in due percorsi e in alcuni film di recentissima produzione: da una parte, configurandola come una delle cifre di una postmodernità plurima e proteiforme quanto chiusa e violenta, in cui incontro, dialogo, scambio tra identità cedono il passo allo scontro, al disagio, alla segregazione dell'Altro; dall'altra, il tema è interrogato come la volontaria disgregazione dell'identità, come la progettata cancellazione dell'Altro, questione che attraversa tutto il secolo scorso, scandito dai suoi tragici conflitti, dagli eccidi di massa, dai genocidi. Il libro contiene un testo di Sokurov e un'intervista al filosofo M. Dascal.
Incontro al neorealismo. Luoghi e visioni di un cinema pensato al presente
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2008
pagine: 272
Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale sul neorealismo tenutosi a Roma, presso l’Aula Magna del Centro Sperimentale di Cinematografia il 23 e il 24 ottobre 2007, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con lo stesso Centro Sperimentale.
Isole di cinema. Figure e forme dell'insularità
Simona Previti
Libro: Libro in brossura
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2010
pagine: 136
Che cos'è un'isola? Perché definire un paesaggio come “insulare”? La chiusura, la delimitazione ne fanno uno spazio sottratto dalla realtà quotidiana, ma allo stesso tempo affacciato sull'infinito – spazio chiuso, delimitato dai suoi bordi, dal cerchio dell’orizzonte; l’immensità però lo circonda. L’isola si pensa sempre rispetto a ciò che non è. Una dimensione spazio-temporale altra: si parte per rifugiarsi, evadere, per chiudersi entro i suoi confini protettivi, come vogliono tutte le fughe insulari della storia. Ma il cerchio non sempre protegge, a volte imprigiona, trattiene – isola-edenica/isola-inferno. Al cinema, l’insularità è condizione che incide fortemente sulla creazione: significa lasciare che qualcosa del luogo entri nel modo di filmare, sapere che qualcosa modificherà lo sguardo. Tutti i film insulari ritornano su forme simili di trattamento dello spazio – da Stromboli di Rossellini a Monica e il desiderio di Bergman, da L’avventura di Antonioni a Ai confini del mondo di Powell (ecc.) – un sistema di rime figurative che nasce per induzione dalla materia stessa dell’isola. I racconti dei set lo testimoniano: racconti di situazioni insulari tanto quanto i posti in cui si trovano, luoghi in cui ci si costringe per portare avanti progetti “impossibili”. Una piccola troupe, un numero ristretto di persone che si autoconfina; l'isolamento, il maltempo. Il film su un'isola è innanzitutto un'isola.
La realtà dopo il cinema. Percezione, senso, azione nel mondo visto
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2010
pagine: 192
All'origine di questo volume sta un convegno - il XIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici "Tertio Millennio". All'origine di quel convegno stava un'idea: sia che il dispositivo teorico preesistesse alla possibilità della sua esistenza concreta, sia che, invece, sia stata la messa in collezione di una serie di scoperte e invenzioni a far nascere il cinema, dopo la comparsa dell'"immagine in movimento" il mondo non è stato più lo stesso. Che il cinema abbia originato o seguito le rivoluzioni silenziose degli occhi e delle teste è discutibile. Quel che è certo è che dopo, non solo ci si è trovati nella necessità di ridefinire le categorie percettive e i modelli cognitivi, ma la stessa fisiologia della percezione si può dire abbia subito una lenta e sostanziale mutazione. Mentre s'inizia a comprendere la ricchezza estetica ed espressiva del cinema, mentre i diversi ambiti disciplinari tentano nuove alleanze per dar conto, retrospettivamente, dello "shock" cinematografico, il cinema, forse è già finito. Che senso avrebbe dunque chiedersi cosa sia, oggi, il mondo "nell'era della sua riproducibilità tecnica"? La risposta è che se forse il cinema come dispositivo materiale storicamente definito sta esaurendo la sua traiettoria, il cinema come organum dell'emozione e del pensiero è appena all'inizio del suo sviluppo.
Sentieri di immaginazione. Paul Ricoeur e la vita fino alla morte: le sfide del cinema
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2010
pagine: 382
Sui sentieri dell'immaginazione, il testo coniuga un.operazione della fantasia con un auspicio dell'esistenza reale, la poiesis con la praxis, la fabula con la vita. Allo scopo, tralasciando l.immaginario poetico del post-mortem e quello consolatorio-fideistico di certi linguaggi religiosi, gli autori si mettono in dialogo con Paul Ricoeur, uno dei grandi Maestri che hanno attraversato e occupato la scena del XX secolo fino a un recente passato. In questa ottica, da una parte viene letto il problema filosofico-esistenziale della vita fino alla morte; dall'altra vengono discusse le modalità con cui il mondo dell'arte e, in particolare, del cinema esplorano i vissuti dell'uomo di fronte all'annuncio, all'imminenza, all'angoscia della morte. Nei due casi, si tratta di un interrogativo che suscita i più vari atteggiamenti, dal tentativo mediatico di esorcizzarla, fino al discuterne per coglierne i tratti, nel tentativo di assumerla con consapevolezza e senza terrore. Il lavoro è diviso in tre parti: La vita fino alla morte; Il regno dell.immagine; Testimonianze. Ciascuna accoglie un saggio di Ricoeur, quasi a rendere visibile il dialogo degli autori con il Maestro in un confronto ermeneutico in cui al di là del dialogo faccia a faccia con l'autore, di questi si fa esperienza soltanto nella lettura della sua opera. È lo spazio di iniziativa del pensare a partire da, che gli autori del presente testo assumono con serietà e impegno, come lo stesso argomento richiede.
Osservare l'incanto. Il cinema e l'arte di Aleksandr Sokurov
Denis Brotto
Libro: Libro in brossura
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2010
pagine: 344
Questo libro mira a costituire una lettura dell'opera di Aleksandr Sokurov con la volontà di metterne in rilievo i principi formali, i fondamenti nodali ed i concetti più stringenti, facendo emergere la particolare e proteiforme relazione che questo cinema rivela di avere con le altre arti e con le altre forme di linguaggio. Una relazione di cui si nutre e sulla quale basa la propria essenza. In luogo del pur complesso dialogo tra linguaggi, è l’idea stessa di arte definita da Sokurov a mostrarsi ancor più accentuata ed eclettica, comprendendo al suo interno il concetto medesimo di cultura, di memoria, di ascesi spirituale. […] Michail Bachtin riservò per Fëdor Dostoevskij la definizione di «grande polifonista», un'espressione che va a buon diritto allargata anche a Sokurov. Un polifonista in grado di addentrarsi attraverso il suo lavoro nei grandi quesiti dell’arte come dello spirito dell'uomo, rimarcando la propria attenzione a quell'idea di pneuma riferita tanto alla componente fisica dell'essere umano, quanto alla sua interiorità. […] «Cerco negli occhi che incontro, in Russia come in Europa occidentale, un senso di gioia, di consolazione. Ma trovo quel che cerco solamente in frammenti di dipinti antichi». È l’arte, la pittura, come la letteratura, a costituire la vera forma di consolazione per l'essere umano. Una forma di consolazione da cui tuttavia cercare di ricominciare un dialogo anche con i propri simili.
L'infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini
Oscar Iarussi
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2009
pagine: 176
Fellini anticipa la nostra condizione postmoderna, senza tuttavia compiacersi della "debolezza" di pensiero che molti le attribuiscono e coltivano. E lo fa d'istinto, di cuore, grazie al suo onnivoro desiderio di conoscere, palpare, smontare il giocattolo della vita, toccare con mano un oggetto, una forma, un’idea e lasciarli cadere, così, per vedere l'effetto che fa. Per prendere le distanze tra il sopra e il sotto, scoprire la vertiginosa bellezza dell’ignoto nel noto. Le sue visioni non scaturiscono dal reale o dal presente, tanto meno dal "visibile", ma dalla memoria, dalla fantasia, e dall’"invisibile", che si stagliano all’improvviso nella notte. Dal buio, la luce. Come le apparizioni del piccolo pifferaio salvifico in 8 ½ o del favoloso Rex in Amarcord. L’autore riminese vincitore di cinque premi Oscar, pur coltissimo, non è un intellettuale. È qualcosa di più: un principe degli affetti, bravissimo a percepire prima che a razionalizzare, a concretare in pellicola i sogni e gli incubi che ne cullano e tormentano il genio. Federico Fellini scommette sul sorriso del bambino: è il personale rimedio contro la malinconia del vivere ed è un antidoto ai tragici passaggi del ‘900 (il fascismo, la guerra, il malessere celato nella stagione del boom). A cinquant’anni dallo shock epocale di La dolce vita, il suo cinema continua ad annoverare tantissimi ammiratori, eppure è privo di eredi, giacché inimitabile e irripetibile. Piuttosto, è un cinema in cerca di fratelli che trova o ritrova sotto il segno gioioso, ma anche amaro, di un’infanzia “eterna”. È questo il taglio saggistico adottato per rivisitare la filmografia felliniana in un orizzonte culturale più largo dello schermo e nell’analisi dettagliata di alcune sequenze esemplari. Fellini è qui sottratto all’equivoco del maestro fastoso, enfatico, "barocco", e viene in luce per la sobrietà poetica, la stilizzazione simbolica del mondo, le ardite decostruzioni narrative e linguistiche. Il libro, prendendo le mosse dal ricordo autobiografico di un "magico" incontro con Fellini, non nasconde il debito d’amore verso il regista che, come pochi altri, è un sinonimo di Cinema.
Nero su bianco. Le politiche per il cinema negli ottant'anni della Rivista del Cinematografo
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2008
pagine: 153
La «Rivista del Cinematografo» rappresenta, nel panorama dell’editoria cinematografica italiana, un caso unico per longevità, dal momento che attraversa ottanta anni della storia italiana. Essa intercetta, con modalità di volta in volta differenti, il multiforme interesse e impegno della Chiesa - tanto nelle espressioni del magistero, quanto in quelle delle iniziative di base - nei confronti del mezzo cinematografico. Il volume presenta una storia della rivista volta a comprendere quali idee di cinema emergano (e talora confliggano) sulle sue pagine negli anni, dalle origini del periodico ai nostri giorni. Il percorso cronologico diviene allora anche un percorso tematico, diviso in ampie e articolate aree di problemi distinte e insieme interrelate.
La necessità di morire. Il cinema di Pier Paolo Pasolini e il sacro
Tomaso Subini
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2008
pagine: 118
La produzione cinematografica di Pier Paolo Pasolini è percorribile per più vie, che a volte si presentano come impervi sentieri, altre come vere e proprie strade maestre: se non esaustiva, è certamente di grande rilievo quella segnata dall'interesse per la dimensione del sacro, lungo cui si muove il presente volume. Da posizioni spesso provocatorie, Pasolini ha affrontato quello che lui stesso definiva il "momento religioso dell'umanità" in due periodi contigui ma distinti della sua opera degli anni Sessanta: il primo lo vede intrecciare significative relazioni con il mondo cattolico, o meglio con la sua ala progressista; il secondo risalire alle radici stesse del sacro in quanto fondamento aconfessionale di ogni espressione religiosa.
La cospirazione del silenzio. Appunti su cinema e tragedia del moderno
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2007
pagine: 123
Ripensare, attraverso il cinema, il Novecento, il suo tragitto tragico e doloroso, ma anche l'eredità pesante e ineludibile che esso consegna al secolo e al millennio che gli succedono. Guardare il secolo breve attraverso una delle sue più significative espressioni, cercando di comprendere in che modo essa ha saputo restituire il senso di un'età tanto affascinante e carica di suggestioni quanto evidentemente drammatica e brutale. Un percorso circoscritto, strutturato attorno al concetto di silenzio: dal silenzio che avvolge e rende tragica l'incapacità degli uomini di assegnare un senso alla propria esistenza, al silenzio che intende nascondere, oscurare o perfino negare il male di cui l'uomo è stato ed è capace. Il volume raccoglie gli atti del Convegno Internazionale La cospirazione del silenzio, tenutosi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma nei giorni 14 e 15 novembre 2006, nell'ambito della X edizione del Festival del Cinema Spirituale Tertio Millennio.
Tentazione di credere. Il cinema di fronte all'assoluto: un percorso
Libro
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2006
pagine: 120
In virtù delle molteplici capacità di un linguaggio tanto immediato ed efficace quanto potenzialmente capace di modellare le più ardite architetture di pensiero, il cinema ha sempre cercato di dialogare con l’assoluto, di dare forma e immagine all’invisibile. Attorno a questo tema si è articolato il convegno internazionale Tentazione di credere, svoltosi all’Università di Roma Tre nei giorni 22 e 23 novembre del 2005, nell’ambito della IXª edizione del Festival del Cinema Spirituale Tertio Millennio. Il libro raccoglie gli atti del convegno e vi affianca un saggio inedito in Italia di uno dei più insigni ed originali interpreti della società contemporanea, il filosofo canadese Charles Taylor.
Attraverso lo schermo. Cinema e cultura cattolica in Italia
Libro: Prodotto composito per la vendita al dettaglio
editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
anno edizione: 2006
pagine: 928
Negli ultimi anni è emersa con sempre maggiore evidenza l’impossibilità di una storia del cinema separata dall’orizzonte di una storia della cultura. I fenomeni e le istituzioni cinematografici si sono rivelati parte integrante del complesso meccanismo mediante il quale un corpo sociale rappresenta la propria identità, costruisce la propria memoria, consegna un senso alle proprie scelte. La cultura assume infatti all’interno della modernità una dimensione di massa e dunque una estrema ricchezza di dinamiche e tensioni comunicative: fenomeni cui il cinema partecipa in prima persona. E’ appunto a partire da questa congiunzione tra storia del cinema e storia della cultura che quest’opera, suddivisa in tre volumi, intende ricostruire la complessa vicenda del rapporto tra la Chiesa e il cinema in Italia, dalle origini del medium ai nostri giorni.