Giapeto: Saggi
Saggio sulla sicurezza economico finanziaria e antiriciclaggio
Libro: Libro in brossura
editore: Giapeto
anno edizione: 2022
pagine: 343
Una delle più importanti sfide che le democrazie moderne si trovano a dover affrontare oggi è legata al mantenimento e alla difesa della propria sicurezza economica e finanziaria, vale a dire difendere il Paese dalle minacce che possono mettere a rischio le grandezze economiche nazionali del reddito, del risparmio, della spesa e del mercato; che possono minare la fiducia dalla quale esse traggono l’indispensabile alimento; che sottraggono o distraggono le risorse destinate ad assicurarne lo sviluppo. Il volume, poste tali premesse, raccoglie contributi di docenti universitari, magistrati e ufficiali della Guardia di Finanza, al fine di fornire a studenti, concorsisti e operatori del diritto, le conoscenze utili per comprendere il fenomeno del riciclaggio di denaro da una prospettiva non solo teorica ma anche applicativa. In particolare, per ogni argomento affrontato, l’analisi e il commento del dato normativo sono accompagnati, anche se in maniera non eccessiva, da approfondimenti della giurisprudenza nazionale ed europea, proprio al fine di fornire al lettore gli strumenti utili per affinare e perfezionare la sua conoscenza teorica e pratica. Il presente saggio, dunque, si propone di fornire una fotografia generale (sotto i diversi profili: giurisprudenziali, legislativi e investigativi) della criminalità economica e finanziaria e dei metodi di contrasto.
Comunicazione 4.0. Percorsi di cittadinanza attiva
Elio Pariota
Libro: Copertina morbida
editore: Giapeto
anno edizione: 2019
pagine: 359
Non basta conquistare il sapere, occorre anche saper fare e saper essere, per poter andare lungo le strade della quotidianità, là dove il sapere aiuta a trasformare le difficoltà in opportunità e gli ostacoli in incentivi per la crescita e lo sviluppo. È quello che insegna Elio Pariota con il suo Blog, nel suo settimanale appuntamento con la comunità di Unipegaso, in decine di pagine che oggi vengono raccolte in volume perché possano ancora essere utili, e possano valere come esempio di discrezione e di forza propositiva, di semplicità e, al tempo stesso, di intelligente interpretazione della complessità. Si tratta di un raro esempio di giornalismo franco ed essenziale, penetrante ed efficace: una sorta di inconsueto brand journalism che conferisce immagine e forza, non già ad un marchio, ma ad un'idea, e che si impegna non per etichettare un'azienda, ma per dare risalto ad un compito. Lo stesso compito per il quale si vuole che l'università sí impegni nei cosiddetti percorsi trasversali, allo scopo di rendere gli allievi capaci di farsi interpreti efficaci della cittadinanza attiva. È il traguardo cui perviene Elio Pariota con queste pagine, quasi sussurrate, ma sempre coinvolgenti e tali da motivare la ricerca, l'analisi critica e l'impegno nel sociale.
Aldo Moro. Una lezione di democrazia
Giuseppe Fioroni, Giovanni Iannuzzi
Libro: Copertina morbida
editore: Giapeto
anno edizione: 2018
pagine: 96
Quarant'anni fa il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro distrussero, insieme alla vita di Moro e degli uomini della sua scorta, un grande progetto organico di cambiamento e rigenerazione del nostro sistema democratico, creando nel Paese un autentico trauma. Nei decenni successivi il sistema politico italiano non ha saputo voltare pagina rispetto alle paure, ai silenzi e agli imbarazzi che hanno caratterizzato il sequestro Moro e portare a termine un coerente progetto di riforma. Il sistema dei partiti si è così destinato a una navigazione a vista e, in prospettiva, a uno sfaldamento del sistema stesso. La Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, che ha recentemente concluso i suoi lavori, ha evidenziato le lacune delle precedenti ricostruzioni e ha dimostrato che sull'operazione militare delle Brigate Rosse si innestò l'azione di una pluralità di soggetti, che per ragioni diverse, influirono sulla gestione e tragica conclusione del sequestro. In questo ambito è emersa pure l'esigenza di confrontarsi globalmente con l'opera politica di Moro, anche perché è solo a partire da questa che si può realmente comprendere - su un piano storico e politico - la vicenda del suo omicidio. La finalità di questo piccolo volume è dunque quella di consentire una migliore conoscenza dell'azione politica di Moro e, allo stesso tempo, di recuperare la sua progettualità in una fase storica in cui la dimensione culturale e progettuale della politica è stata spesso superata da una fiducia superficiale nei meccanismi di selezione della rappresentanza. Al contrario, proprio l'esperienza di Moro evidenzia la centralità del tema della costruzione di un tessuto di valori e ideali comuni e di un circuito virtuoso tra forze sociali e forze politiche. I brevi capitoli in cui si articola il saggio prendono in esame l'azione politica di Moro sin dagli anni dell'Assemblea costituente per poi giungere all'esperienza del Centro-Sinistra, alla sua azione politica interna e internazionale negli anni Settanta e infine al suo omicidio. Il filo conduttore che emerge è l'attualità del contributo di Moro, non solo per l'incisività delle soluzioni proposte alle grandi questioni dei diritti e dell'organizzazione dei pubblici poteri, ma anche per la cultura politica che è alla base della sua azione. Una cultura fondata sui principi di dignità della persona, sulla ricerca di un rapporto virtuoso tra democrazia e libertà attraverso il pluralismo delle formazioni sociali, sulla concezione dinamica del rapporto tra la politica e i mondi vitali della società.
Il sintagma discontinuo. Possibilità, poteri, diritti
Orazio Ciliberti
Libro: Libro in brossura
editore: Giapeto
anno edizione: 2018
pagine: 503
L'ipotesi teorica che pone tra loro in relazione - di coerenza o di compatibilità - evoluzionismo, genetica, neuroscienze, meccanica quantistica, teoria dei sistemi operativi, sociologia della tecnica, linguistica e molto altro, strutturando così il fondamento di una nuova e più ampia visione filosofica dei fenomeni giuridici, può essere definita come super-teoria o ultra-teoria, mutuando dal lessico di filosofi in questo libro soltanto citati, come Mario Losano e Roberto Unger. Una super-teoria cerca spiegazioni esaurienti e metodiche; un'ultra-teoria rifiuta il tentativo di sviluppare un sistema teoretico, senza tuttavia indulgere alla paralisi intellettuale. Entrambe provano a individuare e descrivere reti di relazioni discorsive tra saperi specialistici. Volendo classificare questo studio, si può dire che esso sia un tentativo di costruire un'ultra-teoria, offrendo una nuova prospettiva critica al pensiero che problematizza l'esperienza giuridica. Molti temi e argomenti sono appena accennati, altri tornano nella trattazione con ripetitività, quasi che l'autore non sia soddisfatto della prospettiva unilaterale e cerchi prospettive multiple. "Il sintagma discontinuo" è un discorso che contiene un altro discorso, è - in effetti - una prospettiva multipla che abbraccia molti discorsi senza rinnegare il dogma della specializzazione di saperi scientifici, culture, linguaggi. È un punto di vista sulla città, in senso leibniziano, che ambisce all'approdo verso una teoria antropo-sociale del diritto. La riflessione di Orazio Ciliberti – un giudice italiano sessantenne che, dai tempi del liceo e dall'incontro con un maestro al quale dedica il libro (Gerardo De Caro, a sua volta allievo di Giovanni Gentile), non ha mai smesso di studiare filosofia e per la prima volta, nell'età matura, si cimenta con un lungo scritto filosofico – è piena di spunti stimolanti, intuizioni, ripetizioni avvolgenti, ma non è propriamente una teoria, è piuttosto una ricerca delle ragioni profonde, delle connessioni, anche etimologiche, delle parole e dei discorsi tra loro. È lo scritto di un giudice che, ispirato dal "Nietzsche" di Martin Heidegger, pensa alla giustizia come all'estremo compito della filosofia. Presentazione di Fiammetta Fanizza.
L'assetto variabile del diritto al silenzio nel processo
Giuseppe Saccone
Libro: Libro in brossura
editore: Giapeto
anno edizione: 2023
pagine: 211
Il diritto al silenzio – saldamente ancorato alle garanzie costituzionali ed ai diritti naturali sanciti dalle Carte Internazionali a tutela di chiunque, accusato di reato, sia sottoposto a procedimento penale – si caratterizza per l'«assetto variabile» che ha via via assunto sia nelle varie epoche che hanno attraversato lo sviluppo della cultura giuridica, sia nell'ordinamento processuale nazionale a partire dal dopoguerra fino ai tempi recenti. La mutevolezza dei meccanismi a presidio della regola del nemo tenetur se detegere – secondo cui nessuno può essere obbligato a deporre contro se stesso – è derivata dalla necessità di assicurare un contraddittorio sempre più effettivo tra accusato e accusatore, culminata nell'approvazione della legge di attuazione del giusto processo e nella conseguente modifica dell'art. 111 della Costituzione. Ne è derivata una progressiva revisione dei meccanismi a presidio del diritto-principio (ius tacendi/nemo tenetur se detegere) – dalle molteplici implicazioni: inizialmente stritolato «dal rigore dell'apparato coercitivo volto a ottenere il rispetto dell’obbligo di verità», evolve verso dimensioni – prima – di «silenzio tollerato» e – quindi – di «silenzio protetto», il cui eventuale riconoscimento ha imposto un progressivo ridimensionamento della latitudine operativa. Passando dall'analisi nel tempo a quella dei tempi – e dunque dei luoghi – del procedimento penale in cui può trovare affermazione, la ricerca ripercorre la multiforme dinamica dei comportamenti adottabili dall'imputato in cui confluisce la "rosa" di situazioni estremamente diversificate attraverso le quali si esplica lo ius tacendi e che spaziano dal diritto a essere avvisato della facoltà di non rispondere, a quello di non essere obbligato a rendere dichiarazioni autoincriminanti, passando per la possibilità di tacere su tutto o di non dare risposta a singole domande, finanche di mentire.