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La Casa Usher: I quaderni del Teatro Vagante

La presenza e il fare. Teatro e liturgia

La presenza e il fare. Teatro e liturgia

Libro: Libro in brossura

editore: La Casa Usher

anno edizione: 2025

pagine: 224

Nell’aprile del ’79, a Pontedera e in uno sperduto eremo immerso nelle campagne del Chianti, San Pietro alle Stinche, si svolse un seminario a cui furono invitati teologi, artisti della scena e accademici da tutta Italia. Fra Silvano Maggiani, nel suo intervento inaugurale, indicò un sentiero possibile, ma l’incantesimo si ruppe subito, con le parole di Ferdinando Taviani, che tracciò un solco netto fra i due ambiti. L’auspicato scambio di consigli e pratiche si trasformò, insomma, in un confronto fra “bande”, liturgisti da una parte e teatranti dall’altra. L’evento fu però un vero e proprio laboratorio vivente, in cui alla riflessione si intrecciò l’esperienza pratica. Nacquero amicizie feconde – come quella tra Maggiani e Giuliano Scabia – e si compì una sorta di viaggio collettivo attraverso le contraddizioni e le speranze di due mondi in crisi: la liturgia in cerca di autenticità in un’epoca di smarrimento del sacro; il teatro in cerca di un “nome” per dare un’identità al proprio continuo rigenerarsi. Fu nel silenzio delle Stinche che le due “bande” entrarono finalmente in sintonia, grazie all’intervento di Giovanni Vannucci, fondatore dell’eremo ed esperto di Esicasmo. Quel tipo di preghiera praticata dai monaci del monte Athos, che coinvolge il corpo e il respiro in un esercizio di consapevolezza e auto-trascendenza, offrì il punto di contatto più ravvicinato tra religione e pratica teatrale, grazie alle consonanze con l’addestramento dell’attore, ad esempio nell’esperienza di Grotowski.
15,00

Nutrire Dio. Avvicinamento a Dionisio

Nutrire Dio. Avvicinamento a Dionisio

Giuliano Scabia

Libro: Libro in brossura

editore: La Casa Usher

anno edizione: 2025

pagine: 240

"Nutrire dio" riporta il progetto Euripide (con l’appendice dedicata al Dioniso di pancia e di culo di Aristofane), che occupò Giuliano Scabia, per diversi anni di lavoro interno al Dams di Bologna. Ci sono numerosi Quaderni di Drammaturgia dedicati a questi temi, dove Scabia fece esplodere le riflessioni maturate negli anni precedenti, anche a partire dal Convegno delle Stinche (1979), che arrivava a confermare certe sue posizioni sul nuovo teatro Nel quaderno riassuntivo, intitolato appunto Nutrire dio, pubblicato integralmente in questo libro, Scabia si chiede «Cosa significa nutrire? Dare la vita. La vita a un dio? L’uomo dà la vita a un dio? Sì. Un dio per esistere ha bisogno di essere ricordato, lodato, cantato, ballato. E, nelle cerimonie, anche fisicamente nutrito. Le offerte (a Dioniso, a Zeus, a Hera – a qualunque dio) sono nutrimento. E anche tutto ciò che si dice del dio è nutrimento. Parole, canti, balli, sacrifici: per tener buono il dio, rabbonirlo, renderlo donatore, protettore, generatore. C’è qualche dio che non abbia domandato sangue, reale o simbolico? Consacrare vuoi dire cospargere di sangue. Come avviene nelle Baccanti. Chi legge "Nutrire dio" troverà descritto in più punti che in certi momenti delle danze in tondo (il coro che balla e canta: tutti ballavano e cantavano) i ballerini cantori sentivano formarsi il dio, entravano cioè col corpo nel senso profondo del testo, nello stato di trance controllata che il corpo collettivo raggiunge respirando e muovendosi insieme. Mi sono reso conto che nominando Dioniso in quel modo ne nutrivamo la presenza. Che lui era lì perché noi diventavamo lui cantandolo».
15,00

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