Paolo Loffredo: Philosophikè sképsis
Il platonismo di Ermia di Alessandria. Uno studio sugli in platonis phaedrum scholia
Benedetto Neola
Libro: Libro in brossura
editore: Paolo Loffredo
anno edizione: 2022
pagine: 448
Protagonisti del volume sono Ermia di Alessandria, professore di filosofia platonica nell’Alessandria d’Età Tardoantica (V d.C.), e il suo Commento al Fedro di Platone, vestigia antica sopravvissuta a testimonianza della fortuna del dialogo platonico nell’Antichità. Affrontando il Commento sia da una prospettiva storica sia da una prospettiva schiettamente filosofica, il volume ospita, innanzitutto, uno studio del contesto religioso e intellettuale dell’Alessandria tardoantica e argomenta a favore della paternità del Commento a Ermia di Alessandria, contro la vulgata per cui l’opera sarebbe da attribuire a Siriano, maestro di Ermia. Soprattutto, però, queste pagine sono dedicate all’analisi e all’apprezzamento critico del metodo filosofico elaborato e messo a frutto in Età Tardoantica da quei filosofi che del divino Platone si ritenevano umili esegeti e che si è soliti oggi indicare col nome di Neoplatonici. Dalla teurgia alla dottrina dell’anima, dalla fisica alla mitologia, dalla retorica all’esegesi, il volume rappresenta un’immersione nella poikilía del Platonismo più tardo, di cui ricostruisce efficacemente i motivi e le origini. Prefazione Claudio Moreschini.
Il corpo del dialogo. Una teoria della comunicazione a partire dal Protagora di Platone e dal Corpus hippocraticum
Silvio Marino
Libro: Libro in brossura
editore: Paolo Loffredo
anno edizione: 2019
pagine: 370
Il rapporto che intercorre tra la filosofia platonica e il pensiero medico antico è stato oggetto di innumerevoli studi. Nei testi del filosofo ateniese la medicina, infatti, è presente lungo tutta l’opera, e mentre a volte è assunta come modello epistemologico ed euristico, in altri luoghi se ne incontra la critica. L’oggetto dello studio che si sviluppa nelle pagine del libro è propriamente la messa a fuoco di uno spunto dato da Platone nel "Protagora". Non considereremo, pertanto, la medicina in generale nel suo rapporto con il pensiero platonico, e ciò per due ordini di ragioni.
I proverbi di Platone
Giovanni Casertano
Libro: Libro in brossura
editore: Paolo Loffredo
anno edizione: 2019
pagine: 144
«Non svegliare il can che dorme», «I vicini hanno la vista più acuta delle volpi», «Storie di vecchie», «Difficili le cose belle», «Il canto del cigno», «Temere la propria ombra»: sono solo alcuni dei proverbi e dei detti comuni che si trovano nei dialoghi platonici e che sono giunti fino ad oggi, vivi ed usati in diversi contesti linguistici, anche dialettali. In effetti nelle rappresentazioni drammatiche costituite dai dialoghi platonici hanno un loro ruolo anche i proverbi, le espressioni proverbiali, le massime, i detti comuni, popolari, derivati dall’uso corrente del linguaggio parlato, o colti, ricavati in genere da Omero e da Esiodo, ma non solo. Sia i detti omerici ed esiodei, sia quelli derivati da tradizioni mitiche o religiose, come per esempio quelle orfiche, sono sempre inseriti a sottolineare svolti significativi delle discussioni, oltre che a “colorire” i vari dialoghi, con i vari personaggi, nelle varie situazioni, ed in questa operazione stilistica spesso Platone ne stravolge i significati, caricandoli sempre di sfumature e di sensi nuovi in accordo con le prospettive filosofiche che a volta a volta sta tracciando. A questi proverbi e detti comuni.