Dopo Cunningham l’uso della tecnologia digitale sembra sempre di più essersi orientato verso l’apparente paradosso di una danza senza danzatori, un’idea questa accarezzata e messa parzialmente in pratica già dai futuristi italiani di inizio Novecento seppure con i limiti tecnici di allora. C’è un filo rosso che collega fra di loro i futuristi, Duchamp e Cunningham, quello della de-soggettivizzazione dell’arte e della ricerca di un mondo fatto di cose, tempo e spazio oggettivi. Da anni però, soprattutto dall'ingresso nel terzo millennio, siamo di fronte ad uno scenario sempre più radicale. Non si tratta, infatti, di animare oggetti scenici e pupazzi metafisici, come nel futurismo o nel teatro utopico di Craig; non si tratta neppure di far danzare figure e immagini di corpi virtuali in 3D, come in Biped. In questi casi siamo ancora dentro l’estetica dello spettacolo dal vivo e dentro lo spazio tridimensionale della scena teatrale, per quanto “aumentata” dall'uso della tecnologia digitale.
Immaginare la danza. Corpi e visioni nell'era digitale
Titolo | Immaginare la danza. Corpi e visioni nell'era digitale |
Curatori | Vito Di Bernardi, Letizia Gioia Monda |
Argomento | Arti, cinema e spettacolo Danza e altre arti dello spettacolo |
Editore | Massimiliano Piretti Editore |
Formato |
![]() |
Pagine | 206 |
Pubblicazione | 04/2018 |
ISBN | 9788864760773 |