Il racconto dettagliato e documentato dell'atteggiamento della comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX vuole richiamare l'attenzione generale sui problemi della pena e sulla relativa, nuova cultura voluta dall'art. 27 della Costituzione. Rispetto al passato – secondo l'autore – la situazione penitenziaria è migliorata, ma è necessario che la pena oltre che essere "umana", offra al condannato delle opportunità di reinserimento, divenendo in tal modo uno strumento utile a tutti. Il carcere non può essere abolito ma deve cessare dall'essere esclusivamente scuola di delitto, come avveniva in passato. La convinzione dell'autore di questo saggio è che esso debba diventare, nella misura massima possibile, un servizio essenziale e costruttivo per la comunità. I primi vent'anni della Riforma penitenziaria, che ha voluto la magistratura di Sorveglianza, hanno insegnato che la strada è lunga e difficile, ma non utopistica, ed è senza alternative. L'esecuzione della pena – in questa visione – deve strutturarsi come "fatto sociale" che veda tutti, cittadini ed enti, direttamente coinvolti.
La città esclusa. La comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX
Titolo | La città esclusa. La comunità bresciana di fronte al problema penitenziario nel secolo XIX |
Autore | Giancarlo Zappa |
Curatori | Silvana Bini, Claudio Cambedda |
Argomento | Diritto Diritto di specifiche giurisdizioni |
Editore | Vannini |
Formato |
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Pagine | 248 |
Pubblicazione | 11/2023 |
ISBN | 9788864460840 |