Venturaedizioni: Pratiche&Grammatiche

Mio nonno ha scritto un diario dedicato a me, iniziato dopo il mio concepimento e terminato al mio primo compleanno. In lui c’era l’intenzione di fare un percorso, che è partito dal diario ed è proseguito con parole, azioni e il silenzio necessario per ascoltarmi. Lo stesso io sto facendo con questo libro, scritto per mia figlia. Questa la chiamo eredità valoriale.

Questo breve saggio, scritto a cinque anni di distanza dal primo (Bifore, ed. Ventura 2019), non cambia il suo carattere autobiografico, in quanto esplora non solo le cose che mi hanno spinto a cambiare lavoro diverse volte, nel corso della vita attiva, ma anche quale futuro emergente mi abbia nel tempo consentito di cogliere la linea del mio orizzonte. Scrivere Bifore è stato bello e divertente perché era una allegoria su come i comportamenti di piccoli animali somiglino molto ai nostri; il secondo, più impegnativo, fa una sintesi dei lavori più belli che ho svolto nell'ultimo decennio: facilitare percorsi, processi e relazioni tra le persone.

“Vi sono difetti che, sapendoli ben adoperare, fanno miglior figura delle virtù”. Così sosteneva François de La Rochefoucauld. Del resto il vero problema sta non tanto nel non avere difetti, quanto nel non saperli riconoscere. Affrontare un concorso diventa così come navigare in un mare medievale, popolato da mostri marini. Zero difetti ci porta nelle profondità di questo mare, mostrandoci aspetti di noi stessi e del concorso che raramente vengono esplorati. Ognuno di noi è unico ed è per questo che approcci standardizzati producono spesso conseguenze tragicomiche fallendo la prova del campo di battaglia. Impariamo dunque a tuffarci, senza paura, nel mare magnum del nostro futuro

Cosa spinge un ragazzo ad entrare in Marina? Come si vive a bordo di una nave? Cosa può capitare quando si comincia “girare il Mondo”? Certo non ci stiamo interrogando sul significato della nostra esistenza, tanto meno sui riti di accoppiamento delle meduse, le cui modalità si azzardò a descrivere un ragazzo durante un concorso. Queste sono semplici domande o, più semplicemente, domande da marinaio...

Ecco, credo che questo sia il grande impegno al quale è chiamato chi svolge il ruolo del Consulente Finanziario. In questi 30 anni di attività ho avuto il privilegio e l’onere di entrare nella sfera intima di molte persone ed il principale insegnamento che ne ho tratto è che non è sufficiente sostenere di essere in grado di fornire le migliori soluzioni, anche quando se ne è fermamente convinti! I risparmiatori, avendo spesso già avuto rapporti con banche e compagnie di assicurazioni e, talvolta, esperienze personali in materia di investimenti, hanno bisogno che il Consulente svolga per loro un compito molto più complesso. In buona sostanza, si tratta di comprendere le motivazioni da cui sono scaturite le loro convinzioni, quindi, uno “psicoconsulente”!