Baldini + Castoldi: Le boe
Un legame sottile. Madame Boivin, Monsieur Tarnier e l'ostetricia
Paola Cosmacini
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 215
Una storia francese del XIX secolo su un aspetto fondante della vita: il venire al mondo, la nascita, il nascere. Nella provincia rurale e soprattutto a Parigi si viene guidati in angoli talora ancora presenti e da riscoprire. E attraverso le vite e le opere di Marie-Anne Boivin e di Stéphane Tarnier si ricostruisce un passaggio epocale del modo di nascere: da arte secolare sviluppata nella pratica, tutta al femminile, delle levatrici ai primi apporti della nascente specialità ostetrico-ginecologica, subito rigorosamente difesa dal monopolio della scienza medica maschile. Una indagine storica, che porta l'attenzione sul ruolo delle donne, svolta con la sensibilità di un medico donna. Ma anche un movimentato racconto fatto di ricerche e di rimandi letterari, scritto con l'intento di portare un particolare aspetto della storia della medicina alla ragione, ma anche al cuore di chi legge.
La coppa degli immortali. Milan 1989: la leggenda della squadra più forte di tutti i tempi raccontata da chi la inventò
Arrigo Sacchi, Luigi Garlando
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 293
«Ho sempre pensato che il calcio non fosse un fatto solo difensivo o solo offensivo. Il calcio era saper fare tutto.» Nel calcio di Arrigo Sacchi conta lo spettacolo, non il risultato a ogni costo. Anche se ciò comporta rischiare qualcosa di più. Con questa filosofia e modo di intendere il football, il «profeta di Fusignano» è entrato nella storia del calcio e l'ha cambiata, introducendo princìpi e concetti mai visti prima, diventati scuola preziosa per la maggior parte dei suoi successori. Così, l'allenatore più eretico di sempre, è riuscito a creare una squadra formidabile, passata alla storia come «Gli Immortali» e che è considerata universalmente la più forte di tutti i tempi. A trent'anni esatti dalla conquista della leggendaria Coppa dei Campioni del 1989, Sacchi racconta l'impresa che ha segnato il calcio moderno: dalla nebbia di Belgrado al 4 a 0 della finale di Barcellona, dai gol «fantasma» contro Stella Rossa e Werder Brema, al 5 a 0 zero al mitico Real Madrid a San Siro, vera epopea del «sacchismo». Episodi e testimonianze inediti, aneddoti gustosissimi: tutto narrato grazie alla penna di Luigi Garlando (Gazzetta dello Sport).
Purosangue. Il Piccolo Principe, un campione a pane e acqua
Damiano Cunego, Tiziano Marino
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 198
Damiano Cunego, vincitore del Giro d'Italia 2004, si racconta nella sua prima autobiografia. Dal ricordo di un'infanzia felice passata sui monti veronesi - tra auto veloci, hockey su ghiaccio e corsa campestre - allo sbarco nel ciclismo che conta. Aneddoti, curiosità e foto dell'ex enfant prodige che avrebbe dovuto raccogliere l'eredità del più grande, Marco Pantani. Soprannominato Il Piccolo Principe, per il suo animo gentile e puro, Cunego ha avuto la sola colpa di voler correre onestamente. Il racconto della rivalità storica con Gilberto Simoni, nata durante il Giro 2004, vinto contro ogni pronostico a soli 22 anni: uno scontro generazionale che per tre settimane ha fatto sognare milioni di appassionati in tutto il mondo. Il rapporto speciale con il Giro di Lombardia, la classica monumento dominata per ben tre volte. L'amore per la Nazionale e quello per il Tour de France. Le relazioni umane con le persone che gli sono state accanto in questi diciassette anni da corridore, anche quando qualcuno ha cercato di infangare il suo nome. Un purosangue, che ha dimostrato come, negli anni in cui il doping la faceva da padrone, fosse possibile vincere anche a pane e acqua. Prefazione di Davide Cassani.
Massimo Riva vive! La vita rock dello storico chitarrista di Vasco
Massimo Poggini, Claudia Riva
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 270
«Vasco aveva già sentito parlare di Massimo, non perché fosse figlio di Giovanni e della Laura, amici di sua madre, amici di suo padre, amici di sua zia, di sua cugina e di chi sa chi altro, ma perché in paese si vociferava che fosse un bambino strano, solitario, che non andava all'asilo, che quando era a casa amava fare soprattutto una cosa, voleva fare sempre quella: ascoltare la musica.» Pur essendo trascorsi vent'anni dalla sua morte, Massimo Riva continua a essere amatissimo: da quel maledetto 31 maggio 1999, Vasco Rossi non ha mai fatto un concerto senza ricordarlo. E nello show dei record, quello a Modena Park il 1° luglio 2017, la sua chitarra, la mitica Gibson SG che Massimo acquistò a rate da Maurizio Solieri e che ha usato in tutti i suoi concerti e nei dischi, è stata suonata su quel palco, quasi a testimoniare una sorta di presenza «fisica» di quello scricciolo dotato di un'energia pazzesca che se ne era andato a soli 36 anni. 36 anni, però, vissuti «al massimo». Magro come un chiodo, i capelli lunghi, le magliette strappate, lo sguardo spiritato, quel sorriso beffardo, birra in mano e sigaretta tra le labbra. Massimo era fatto così, si divertiva a provocare. E pazienza se ogni tanto ne combinava una un po' più grossa del solito e Vasco lo «licenziava». Tanto sapeva che per lui era come un figlio e presto o tardi l'avrebbe perdonato. Tentò pure l'avventura solista, prima con la Steve Rogers Band, poi da solo. E in questa fase ci sono collaborazioni con Enrico Ruggeri, Elio e le Storie Tese, Sabrina Salerno: nel libro ci sono anche le loro testimonianze. Così come ci sono, ovviamente, quelle di tutti i musicisti che hanno collaborato con lui e di chi lo ha conosciuto bene. Questa biografia racconta una storia senza veli. Perché se fosse stato lui a scrivere queste pagine, le avrebbe volute esattamente così. Schiette, palpitanti, sincere, emozionanti, intrise del rock che amava.
Fuoco e fiamme. Tutto quello che non ti dicono e devi sapere sul mondo di domani
Alberto Forchielli, Michele Mengoli
Libro: Copertina rigida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 298
Come sarà il mondo da qui a trent'anni? Come cambierà la nostra vita grazie o a causa della tecnologia sempre più pervasiva? E come dobbiamo prepararci noi e i nostri figli per saper intercettare al meglio i cambiamenti già in atto ma che da noi, in Italia, arrivano sempre in ritardo? Dopo il caustico pamphlet "Muovete il culo!", Alberto Forchielli torna a scuotere le coscienze degli italiani per prepararli al mondo di domani. E lo fa con un viaggio pirotecnico nei luoghi in cui il futuro non si aspetta ma si costruisce. Un viaggio attraverso le città più innovative del mondo, passando per il MIT di Boston - dove Forchielli con il suo fondo di private equity Mandarin Capital è membro del MIT ILP (Industrial Liaison Program) e sostenitore del Deshpande Center for Technological Innovation - poi in California, tra Stanford e la Singularity University, e la Cina con la sua potenza economica e tecnologica debordante. Un viaggio che sembra Blade Runner, per certi aspetti, ma è già realtà: in cui il Dna servirà non solo a riparare i corpi ma come hard disk millenario; in cui l'intelligenza artificiale controllerà case, città e il modo di fare banca; in cui la stampa 3D ci permetterà di avere il vestito desiderato fatto al momento in negozio; o in cui potremo agire a distanza pilotando un nostro avatar-robot. Un viaggio, infine, in cui non solo la geopolitica del mondo sarà diversa, ma l'uomo stesso non sarà più un semplice uomo, ma grazie a interfacce neurali potrà aumentare le facoltà della sua mente, o in cui i nanorobot cureranno ogni malattia a livello cellulare e potenzieranno i nostri organi. Tutto ciò è già realtà che si sta preparando nei migliori centri di ricerca del mondo, e non serve a stupire con effetti speciali, ma a far capire che bisogna prepararsi per essere all'altezza delle competenze tecnologiche e non solo che richiederà il lavoro di domani. Altrimenti si rischia di essere lasciati in un angolo, e a quel punto lamentarsi non servirà a nulla.
Amore, curiosità, istinto. La mia cucina felice
Valeria Raciti
Libro
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 224
«Amore, Curiosità, Istinto sono le forze che mi guidano in cucina, si fondono fra loro e diventano un faro che segna la strada da seguire. Casualità vuole che l'acronimo di queste tre parole, ACI, sia il prefisso del territorio in cui sono nata e cresciuta e al quale mi sento profondamente legata. La mia Sicilia, un altro cardine. Avvolta dall'abbraccio dell'Etna e del mare, la mia generosa terra diventa una tela bianca, una base su cui dipingere la mia identità culinaria sempre in divenire. Al ritmo lento delle stagioni, procedo a piccoli passi, osservo, cerco, scopro, provo, mi lascio ispirare e così costruisco e potenzio la mia personale memoria del gusto. Tutto questo è il libro che hai in mano: amore, passione e memoria, voglia di iniziare a raccontare una storia che tutt'oggi sto ancora scrivendo. Tutto questo è la mia cucina felice.» (Valeria Raciti, vincitrice dell'ottava edizione di MasterChef Italia)
L'ultima curva. Ayrton Senna. La malinconia del predestinato
Furio Zara
Libro: Libro rilegato
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 165
Ci sono piloti che vincono, altri che restano nella Storia. Ma c’è un solo pilota che nel ricordo fa ancora battere il cuore. Ayrton Senna è stato l’ultimo mito di un’era romantica e sentimentale. Era un sognatore, dei sognatori aveva l’ingenuità e la ferocia. Reggeva l’aura del predestinato, serbava la malinconia dell’eroe solitario, coltivava il fascino irresistibile di chi è di tutti senza appartenere mai a nessuno, offriva il profilo al destino che si stava compiendo. Raccontarlo oggi - scartando la banale contabilità dei trionfi - significa tornare a recitare un atto di fede nel campione, nell'uomo, nel suo sogno spezzato. Il viaggio nel mistero di Ayrton comincia da una statua in un parco di Imola, tra frammenti di vita e rimandi letterari, mentre torna a galla la cronaca e prende forma la leggenda. Raccogliendo storie laterali che hanno sfiorato il suo destino, tornando a visitare i suoi luoghi, riaccendendo le suggestioni che egli stesso ha evocato siamo qui riannodare il filo di una storia unica. Lo sguardo che vaga in una foto rubata, un pomeriggio carico di troppe nuvole, la pioggia amica che consola la fatica, la voce prestata a un amico perduto nel sonno del coma, le solitudini apparecchiate per cena, il suono nascosto della sua macchina, il bianco tra una riga e l’altra della Bibbia che teneva sempre con sé. Dettagli che – come lampi nella memoria – illuminano la leggenda di Senna e ci restituiscono l’immagine definitiva del più fascinoso eroe del Circus. Fino al tragico epilogo. Una domenica di venticinque anni fa. A Imola. Alla curva del Tamburello. L’ultima curva.
Dritto al cuore. Armi e sicurezza: perché una pistola non ci libererà mai dalle nostre paure
Luca Di Bartolomei
Libro: Copertina rigida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 108
Più armi uguale più sicurezza. Un'equazione trasformata in slogan, una convinzione che ha spinto il 40 per cento degli italiani ad affermare che si sentirebbe più sicuro con una pistola in casa. Più armi uguale più femminicidi. Ecco un'altra equazione, ma questo non è uno slogan, è la semplice constatazione di una tragica realtà. Una pistola è costruita per sparare, per ferire o uccidere. O anche per uccidersi. Luca Di Bartolomei, figlio di Agostino, famoso calciatore che venticinque anni fa si suicidò con una Smith & Wesson 38 acquistata credendo di proteggere la sua famiglia, in questo libro affronta con lucidità un tema che la cronaca ci ripropone ogni giorno. Unendo vicende e racconti personali a dati e studi comparati sull'argomento, in una narrazione calda e partecipata, ma anche inattaccabile ed essenziale, ci invita a riflettere. Rendere più permissiva la legge sulla legittima difesa rischia di alimentare una giustizia fai da te, favorendo la comparsa di tanti Rambo pronti a sparare alla prima occasione. E soprattutto nasconde la preoccupante perdita di fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato quale garante e custode della nostra sicurezza. Luca Di Bartolomei dimostra in queste sue pagine come la realtà sia spesso molto diversa da come la percepiamo, anche sull'onda di quello che i media ci propongono. Dobbiamo invece capire le nostre vere paure e smascherare l'inganno che ci spinge a dare una risposta sbagliata a un problema reale.
Pecorelli deve morire. Il processo che ha segnato la prima Repubblica e una nuova pista sui misteri d'Italia
Valter Biscotti
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 253
Il 20 marzo 1979 è stato ucciso Mino Pecorelli, giornalista con il fiuto dell'inchiesta vera, capace di scavare nel torbido degli Anni di Piombo, dalla strage di piazza Fontana al sequestro Moro. Sull'omicidio e i presunti mandanti sono stati versati fiumi d'inchiostro che hanno coinvolto personaggi legati a filo doppio a politica, servizi segreti, Banda della Magliana, banche, mafia, NAR, Andreotti, Licio Geli, Claudio Vitalone, Massimo Carminati, Pippo Calò e tanti altri. Tutti - o quasi - i protagonisti di un'epoca che ancora ha molto da raccontare e molto di più da nascondere. Eppure, una cosa fondamentale è sempre stata tralasciata in questi quarant'anni: chi ha ucciso Mino Pecorelli? Nella ricerca del movente e di quel «grande vecchio» che avrebbe manovrato tutto e tutti, si è persa di vista la cosa più importante: la morte di un uomo. Un delitto che, ancora oggi, non ha un colpevole. Con questo libro, Valter Biscotti ci porta all'interno di quelle aule affollate di una irripetibile stagione processuale, tra i banchi dell'accusa e delle difese di quella che lui stesso definisce «la prima linea della Repubblica», dove giustizia e politica, con il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, accusato di essere uno dei mandanti dell'omicidio, si giocano una partita decisiva. Lo fa riaprendo i cassetti della memoria e quelli del suo archivio, dove conserva materiale documentale che non ha mai visto la luce, in particolare l'identikit del possibile assassino e le trascrizioni originali dei verbali di udienza di testimoni chiave, come Maurizio Abbatino e Tommaso Buscetta. Inoltre, il libro si arricchisce della testimonianza inedita di Rosita Pecorelli, che offre un'immagine più vera del fratello rispetto a quella tramandata fino a oggi. Un giornalista coraggioso che scriveva verità scomode contro un sistema di potere marcio, pagandone di persona il prezzo più alto.
Fratelli di truffa. Storie, protagonisti, segreti e metodi di una vera eccellenza italiana
Giorgio Mottola
Libro: Copertina rigida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 270
Diego Armando Maradona diceva: «Chi ruba a un ladro ha cent'anni di perdono». È davvero così? In modo sprezzante e semplicistico la si chiama truffa. Spesso però si tratta di prodotti di ingegno, colpi di genio, macchinazioni da grande attore, manipolazioni da ipnotista. In una sola parola: opere d'arte. Alcuni studi scientifici hanno rilevato un aumento esponenziale delle truffe nei Paesi occidentali in concomitanza con periodi di crisi economica. Questo, quindi, è il momento giusto per ogni truffatore di talento. Giorgio Mottola ha raccolto le storie dei più geniali truffatori italiani, dal dopoguerra a oggi. Si va da Carlo Caresana, definito dal «Sunday Telegraph» il «più grande truffatore del Novecento» a Gianfranco Lande, detto il Madoff dei Parioli, che ha svuotato le tasche di attori, calciatori, politici e star della tv, con la promessa di rendimenti altissimi. Da Raffaello Follieri, che si propose come intermediario tra le diocesi americane - bisognose di soldi con cui pagare le cause dovute allo scandalo pedofilia e quindi desiderose di disfarsi di proprietà immobiliari per fare cassa - e ricchi investitori a caccia di buoni affari, a Carlo «Charles» Ponzi, un immigrato italiano arrivato negli Stati Uniti con 2 dollari e 50 cent, che in otto mesi sconvolse gli Stati Uniti, facendo tremare banche e uomini politici. Il suo ha smesso di essere un nome comune ed è diventato un aggettivo, sinonimo stesso della truffa più diffusa al mondo: lo schema Ponzi. Si tratta di truffe completamente diverse tra loro che in comune hanno tutte la stessa tipologia di vittima: i truffati sono sempre persone ricche. In una fase storica in cui proliferano i paradisi fiscali, le ricchezze si concentrano nelle mani di pochi miliardari e si acuiscono le differenze tra pochi abbienti e sempre più nullatenenti, la truffa è uno dei pochi strumenti che riesce a togliere a chi ha di più.
Ancora un giro di chiave. Nino Marano. Una vita fra le sbarre
Emma D'Aquino
Libro: Libro in brossura
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 184
È il 31 gennaio del 1965 quando Nino Marano entra in carcere per aver rubato melanzane e peperoni, la ruota di un’Ape e una bicicletta. L’aveva rubata, racconta, «per andare a lavorare come manovale, non l’avessi mai fatto. Ci sono rimasto per un’eternità. La cella, la coabitazione coatta mi hanno trasformato. Dietro quelle sbarre le mie mani si sono macchiate di sangue e io sono diventato un assassino». Il presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat, s’inaugura il traforo del Monte Bianco e i Beatles arrivano in Italia ma Nino sembra uscito da un romanzo di Verga: menzanu, mediano di cinque figli, madre casalinga, padre bracciante, una casa «che puzzava di fame». Non ha neanche un avvocato quando un giudice si occupa per la prima volta di lui: i furti vengono considerati «in continuazione», fanno cumulo, e lui si ritrova con una condanna a quasi undici anni. Entra ed esce di prigione fino al 13 giugno del 1973, quando varcando la soglia del penitenziario di Catania ha inizio il suo peregrinare, da nord a sud, per le patrie galere: da Pianosa a Voghera, da Alghero a Porto Azzurro fino a Palermo, spesso nelle sezioni di Alta Sicurezza. Il 22 maggio 2014, dopo quarantanove anni, due omicidi, due tentati omicidi e due condanne all’ergastolo, Nino Marano, il detenuto più longevo d’Italia per reati commessi in carcere, ha ottenuto la libertà condizionale e si è riaffacciato al mondo, compiendo la sua «metamorfosi».
Quattro colpi per Togliatti. Antonio Pallante e l'attentato che sconvolse l'Italia
Stefano Zurlo
Libro: Copertina morbida
editore: Baldini + Castoldi
anno edizione: 2019
pagine: 252
Forse non tutti sanno che l'Italia è stata sull'orlo della guerra civile. Era il 14 luglio del 1948, e il Paese si avviava faticosamente a uscire dalle macerie del conflitto mondiale, quando un giovane di 25 anni cerca di uccidere Palmiro Togliatti, capo del Partito comunista. Antonio Pallante, l'autore dell'attentato oggi ultranovantenne ma ancora lucidissimo, racconta per la prima volta la sua storia: dai quattro anni in seminario a quel colpo di pistola che nel '43 interruppe le linee telefoniche fra Roma e Tripoli, fra il Duce e la Libia, e lo mandò quasi sotto processo, dalla carriera da giornalista per «L'Uomo Qualunque» agli scontri violenti con i militanti comunisti siciliani mentre nell'isola sbarcavano gli Alleati. Fino a quel giorno di luglio, quando i colpi della Hopkins & Allen comprata al mercato nero di Catania feriscono il Migliore, e per lui si spalancano le porte del carcere. E poi il processo, gli anni della detenzione, la libertà e la vecchiaia: una pagina di storia che per magia torna, o potrebbe tornare attualità. Cronaca. Dà le vertigini, come un meteorite precipitato dal cielo.