Bompiani: Tascabili. I libri di Evelyn Waugh
La prova di Gilbert Pinfold
Evelyn Waugh
Libro: Libro in brossura
editore: Bompiani
anno edizione: 2014
pagine: 202
"Per superare crisi creativa e guai fisici, il protagonista del libro (come del resto Waugh stesso) decide di intraprendere un lungo viaggio per mare. Solo che, imbarcato sulla Caliban, il nostro comincia a vivere strane avventure: allucinazioni? deliri? forse. In effetti, l'uomo ha un debole per gli alcolici e fa un certo abuso di sonniferi. Le avventure diventano sempre più bislacche: un gruppo di persone (esistenzialisti, probabilmente, oppure psicoanalisti, o magari giornalisti - insomma gentaglia) non fa altro che tormentarlo giorno e notte, accusandolo delle peggiori nefandezze, molte delle quali a sfondo sessuale. Chiaramente, si tratta di un complotto ai suoi danni, e può coinvolgere chiunque: dall'ignaro vicino di cabina al comandante stesso della Caliban. Waugh, con 'La prova di Gilbert Pinfold', si reinventa di sana pianta, uscendo tanto dal seminato dei suoi primi lavori più scopertamente umoristici, quanto da quelli di ispirazione 'seria', come 'Ritorno a Brideshead' - ennesimo paradosso di un uomo che amava pensarsi come un conservatore, non essendolo affatto." (dalla prefazione di Mario Fortunato)
Corpi vili
Evelyn Waugh
Libro: Libro in brossura
editore: Bompiani
anno edizione: 2014
pagine: 244
"Corpi vili" è una storia piena di brio. Protagonisti, i cosiddetti "Bright Young Things", i giovani brillanti dell'upper class londinese, e anzi il titolo, da principio, doveva essere proprio quello. Naturalmente, le feste vi abbondano, lo champagne scorre copioso, e i protagonisti - oltre a inventare di continuo nomi originali per i loro party - parlano una lingua stravagante e sofisticata, veloce, informale. D'altro lato, gli effetti del crack del '29 non si erano ancora del tutto dispiegati nella vita quotidiana dei più, e Londra era nel pieno dell'euforia fra le due guerre. Anzi, si potrebbe dire che, se "Il grande Gatsby" di Fitzgerald fu il testo simbolo dell'età del jazz americana, "Corpi vili", con le sue inedite descrizioni di nightclub, party selvaggi e libertà sessuali, lo è stato di quella inglese. Spingendosi oltre, si potrebbe forse aggiungere che mentre Fitzgerald quell'età la immaginò, o meglio la sognò, Waugh non fece altro che fotografarla, ricorrendo a una lingua veloce e capricciosa, snob e insieme popolare, che rappresentò un'autentica innovazione. Prefazione di Mario Fortunato.