Curcio: Electi

Luigi Pocaterra, tra i notai "televisivi" più conosciuti e amati d'Italia, è abituato a un ruolo di grande responsabilità, serio e discreto. Dotto e distinto, spiritoso con garbo, portatore e difensore di un'eleganza "d'altri tempi", regala 365 giorni di frasi divertenti e argute, consigli e battute, spunti di conversazione tra amici e suggerimenti su opere letterarie e filmiche. Insieme alle informazioni consuete su festività e santi, "Lo Magno Notaro" offre per ogni giorno dell'anno un aforisma, un proverbio e una citazione cinematografica, oltre a ricordare il compleanni di grandi personalità di oggi e di ieri e a fornire sorridenti distillati di bon ton. Una presenza discreta, amichevole e affidabile, fatta dì curiosità, cortesia e un pizzico di saggezza.

Il primo capitolo di una trilogia dal sapore gotico che parla, con il linguaggio del fantasy, del mondo "reale". Lothar Basler torna a Lum dopo sette anni nell'esercito dei Principati. Lo sospinge l'arcana forza dell'odio, dell'amore e del dolore, che riporta in vita roventi verità sepolte insieme a una spada. La stanchezza è soffocante, i nervi sono rosi dall'attesa, la mente scorticata dal dolore. Ma l'impresa deve essere compiuta: prendono vigore misteriose forze pronte a tutto pur di possedere e manipolare il Potere, e solo ripercorrendo il sentiero di una memoria dolorosa sarà possibile contrastarle. Perseguitato da incubi oscuri e braccato da demoni e presenze occulte, Lothar affronta il destino assieme a un gruppo di compagni inciampati nelle trame della sua sorte.

Un libro che nasce dal dolore e dalla necessità di parlare, di raccontare le sofferenze di persone che attraversano il triste percorso di una crisi familiare. Sono storie vere di donne e uomini che vivono la separazione con disagio e che, nella determinazione di lasciarsi, per un perverso gioco del destino, rimangono legate insieme, per assurdo fino alla morte, o almeno fino al momento in cui, dopo aver combattuto contro tutti e anche contro se stessi, arriva la rassegnazione. Terminata la guerra si contano le vittime: i figli rimangono sempre in terra. Sono storie narrate con particolare riguardo agli stati d'animo, colti attraverso i racconti delle persone stesse e utilizzando la fantasia per immaginare lo scenario in cui sono sorti, le parole, le urla, i gesti, gli sguardi. La fine del labirinto, fortunatamente, coincide con l'inizio della nuova vita: la coscienza della sconfitta, dell'abbandono e poi quella della solitudine come stimolo per la rinascita.

Manuela Villa è prima persona che personaggio, donna forte e artista affermata. La sua biografia è un tributo al padre, il Reuccio della canzone italiana, che rivive nella dimensione privata di un racconto assolutamente unico. Ma è anche il tributo alla tenacia dimostrata per ottenere un diritto che a molti appare scontato. Questa storia non è uno scoop. Sono i ricordi di una figlia "illegittima", cantati attraverso una carriera troppo spesso segnata dal peso di quel cognome.

Faccia di cuore è un bambino nato da una coppia di sposi ormai avanti con l'età e completamente squilibrati che, per l'eccessivo amore verso il proprio figlio, e per salvarlo dal male che secondo loro si identifica con il mondo intero, lo fanno crescere all'interno di una casa "prigione" e lo sottopongono a ogni tipo di plagio, addirittura costringendolo a dormire con una maschera a forma di cuore che gli deforma il cranio. L'assurdo è che il ragazzo, ignaro dell'esistenza di null'altro che non fosse determinato dai genitori è felice. Il suo castello di carte si sgretola, però, quando in casa entrano quattro ladri fuggiti di prigione. Loro gli sveleranno la presenza di un mondo totalmente sconosciuto: la vita.

La storia di due donne rivoluzionarie che hanno, ciascuna ha proprio modo, sovvertito l'ordine sociale per assurgere a protagoniste della propria vita e di quella altrui. Due cugine nate e cresciute sulle sponde opposte dell’Atlantico, diverse per ceto sociale e attitudine, ma unite dalla volontà di oltrepassare gli angusti limiti imposti alle donne dalla cultura degli inizi del Novecento. Alexandra, bellissima e ricca erede di un’aristocratica famiglia statunitense, lo farà sfruttando il proprio fascino e la propria avvenenza, spezzando cuori e patrimoni, dedicandosi a una vita di piacere e lusso tra America, India ed Europa. Claude, dimessa figlia della piccolissima borghesia francese, sfrutterà la sua intelligenza e il suo acume per gli affari, divenendo in pochi anni la maîtresse più potente e famosa della sua epoca, una madame raffinata che darà del tu a politici, reali, personaggi del jet-set internazionale avvinti dalla sua rete del piacere

Il libro nasce dall'impegno sociale dell'autrice nel Carcere Femminile della Giudecca in occasione dei 300 dalla nascita di Giacomo Casanova, attraverso un laboratorio di storytelling e scrittura creativa. Si parla di libertà, scelte, necessità. Casanova faceva dello stile di vita una bandiera. Viaggi, duelli, amori, inganni, cene raffinate, letti morbidi, libri proibiti. Non viveva per sopravvivere, viveva per sentire tutto. Sempre. Le detenute della Giudecca, lo stile di vita non lo scelgono quasi mai. Gli orari sono decisi. I pasti uguali. Lo spazio contato. Il tempo ripetuto. Non si tratta di vivere, ma di resistere. Eppure, anche in quel quotidiano imposto, qualcuna trova una forma, una piega, una linea personale: un modo di camminare nel cortile, una cura nella scrittura, un modo di rimettere insieme i pezzi, a partire dalle briciole. Lo stile di vita diventa resistenza creativa. Cercare una dignità nella ripetizione. Un gesto libero dentro una gabbia. Casanova sfilava per il mondo con eleganza e disordine. Le detenute camminano in cerchio nel cortile, ma tengono dritta la schiena. Lui cercava il piacere a ogni costo. Loro, spesso, cercano di non perdere il senso anche quando la vita sembra tutta già decisa da altri ma in entrambi i casi, sotto lo stile, c’è il bisogno di essere visti per quello che si è davvero.

Ai confini del regno di sua maestà Anceslao Eriberto Augustus III, esiste un castello dove vive il feudatario marchese di Soiano, barone Daltavilla. Sono territori spesso colpiti da scorribande di senzaterra dediti al saccheggio. Una notte, in un villaggio chiamato Levium, quando la luna era in procinto di abbracciare Morfeo, ma il sole non aveva ancora intenzione di svegliarsi, un bambino di circa otto anni decise di andare nel casolare dove era custodito un vitellino appena nato… Notò delle ombre che si aggiravano furtive nel cortile. Parlavano una lingua poco conosciuta… Predoni! Fu il caos. Tremolante si nascose tra la paglia fino al sorgere del sole. Il villaggio era deserto, doveva salvare la mamma, i fratellini, gli abitanti di Levium. Aveva un compito importante! Si incamminò…

Un salto indietro nel tempo, a metà del cinquecento, in una Roma fastosa e in espansione dove nobiltà e clero conducono i giochi di potere. La voce narrante, che ci descrive con dovizia di particolari le vicende storiche di quel periodo, è di Jago, un giovane figlio di contadini che viene affidato al vescovo Bartolomeo. L'alto prelato lo porta con sé a Roma nominandolo suo segretario personale. Le loro vite si intrecciano con la storia di Roma: il concilio di Trento, la movimentazione dell'obelisco vaticano, l'ultimazione della cupola di San Pietro, la costruzione del Palazzo Farrattini di Roma (oggi parte del palazzo di propaganda fide). Durante tutto il racconto aleggia un mistero che lega indissolubilmente queste diversissime personalità. Solamente nelle ultime pagine si svelerà il delicato "accordo" che li ha accompagnati per quasi 50 anni.